I miei esami avevano sempre un sottofondo rocchettaro
Miei cari,
oggi sarò un po’ banale e inizierò il lento cammino verso la rincoglionitaggine giornalistica, seguendo i miei tanti colleghi che nella giornata antecedente alla prima prova della maturità sparano pistolotti genere Amarcord sui loro esami.
Non vi preoccupate, però, io non vi appallerò troppo. La notte prima del mio esame di maturità fu per me non particolarmente tragica. In realtà dormii comunque poco ma è perché quando fa caldo soffro un po’ di insonnia, sebbene il giugno di quell’anno non fosse particolarmente caldo, in barba a quanti si sono lamentati (me compresa) della tardiva primavera di quest’anno.
Come forse avrete intuito, scrivere m’è sempre piaciuto e non avevo molta paura del tema di italiano, anche perché quando ho fatto io l’esame c’erano praticamente i miei soliti prof e forse un solo membro esterno, quindi c’era per fortuna davvero poco di cui aver paura. Questo chiaramente non mi mise in salvo da tutta una serie di ansie, che però poco avevano a che fare con l’esame in sè.
Quelli sarebbero stati gli ultimi giorni in cui avrei frequentato la mia scuola, il mio amato Genovesi, dopo non sarei stata più una spensierata liceale e sarebbero arrivati i problemi veri, perché non sapevo assolutamente che pesci prendere all’Università e soprattutto, non avevo idea di come sarebbe stato il mio futuro. Perché alla fine è così, finché sei a scuola hai almeno la certezza che fino ad un certo punto sarai lì, studierai determinate cose, hai l’obiettivo di diplomarti.
Ma una volta che hai preso quella sudata carta, la musica cambia completamente. Prima non mi ero posta mai tante domande ma in quei giorni inizia a vivere il tutto con una certa ansietà, che purtroppo tenevo tutta dentro, poiché non sapevo con chi confidarmi, mi sentivo anche stupida certe volte. Di certo, nulla poteva farmi presagire che sarei stata qui oggi a fare quello che faccio (e tutto sommato, volevo fare anche all’epoca), a scrivere su questo blog, soprattutto non pensavo che qualcuno avrebbe mai letto le mie cose per davvero.
Insomma, questo è per dirvi che l’importante non è come si ci prende la maturità ma prendersela e basta, come diceva il mio amico Andrea. E soprattutto, cercare di affrontare positivamente ciò che verrà dopo.
E voi? Che ricordi avete della maturità?