La sua prima creazione fu frutto di un'intuizione: la sua fantasia venne colpita da un abito realizzato a maglia da una rifugiata armena. Insieme ad una sua amica iniziò a disegnare dei modelli: lei li progettava e l'altra li realizzava dal punto di vista sartoriale. Al numero 21 di Place Vendôme, Elsa realizzò abiti sportivi che richiamavano alla mente quelli africani e di stampo cubista, tessuti realizzati con ritagli di giornale, abiti con aragoste d'ispirazione surrealista; le sue collezioni erano ricche di fantasia ma caratterizzate da una grande unità stilistica.
Ben presto Elsa divenne l'antagonista di Coco Chanel ma distanziandosene in quanto ad esprit e gusto creativo: rigoroso e semplice quello di Coco, ricco e pieno di spunti fantasiosi quello della Schiaparelli. Tra le sue creazioni più famose ci sono impermeabili da sera, abiti in vetro, mantelle color rosa shocking (tinta che, a quanto pare, fu creata proprio lei) accompagnati da soli di dimensioni enormi ricamati in oro sulla schiena.
Abiti che portano "vergati" sulle trame dei loro tessuti aforismi di Jean Cocteau, ma anche riproduzioni di opere d'arte, come il tailleur con tasche fatte a forma di minuscole cassettine ispirate alle opere di Salvador Dalí.
In questa atmosfera dal gusto un pò rétro, si è sviluppato l'interesse per questo mito del passato. Come dicevo in apertura, dal 10 di maggio, New York ha dato nuovo alito alla profetessa dello stile della prima metà del secolo scorso grazie ad una mostra allestita nelle sale del MET (Metropolitan Musuem of Art) e che confronta la cifra stilistica di Mme Schiap, come veniva chiamata a Parigi, con quella di Prada. La mostra, dal titolo "Schiaparelli and Prada: Impossible Conversations", si fonda su di un dialogo diretto tra due stili che hanno caratterizzato e cambiato due epoche distinte: gli anni '30 e '40 in contrapposizione con gli anni '80 del Novecento, quelli di Miuccia Prada e della sua ascesa nel mondo della moda. L'esposizione prevede anche la proiezione di alcuni video creati e diretti dal regista Baz Luhrmann, che crea un'accattivante discussione tra le due stiliste, in cui domineranno gli stili opposti delle due premières dames: Elsa Schiaparelli, surrealista ma al contempo classica, e Miuccia Prada postmoderna e minimal-chic.
Due approcci alla produzione di abbigliamento diversi che vedono il loro realizzarsi nell'equilibrio degli opposti: artigianalità e industria vs il prodotto su misura e la confezione. Con questa operazione si tenterà di riportare alla realtà quel sogno di fantasia, intelligenza e sorpresa legato alla più colta delle disegnatrici di moda dello scorso secolo. Ci prepariamo, allora, a rivivere il sogno con la riapertura della Maison Schiaparelli e concludiamo con una delle sue “12 regole del saper vestire” : “Mai adattare un abito al proprio corpo, ma allenare il fisico ad adattarsi all’abito”.