le notti che la casa dorme ed io no, sono come dei lunghi deja vu.
poco meno di due anni fa, io leggevo e scrivevo di notte. tutte le notti. o almeno quelle in cui restavo a casa e non avevo troppo da lavorare. soffrivo di insonnia e avevo imparato a farmi compagnia con la musica e le parole. scrivevo molto di più, prima, e le mie giornate erano molto meno ordinate. e le mie notti più lunghe.
ora di notte straordinariamente dormo, e la mia notte non è più solo mia. assuefatta ad abitudini non più straniere, dipendente da quei rituali che si costruiscono in silenzio senza che tu possa sceglierli. mi inquieta tutto ciò che estraneo a questo nuovo equilibrio monadico.
stanotte però non ho sonno e qualche canzone antica mi fa compagnia mentre scrivo e distraggo pensieri maldestri. accanto al pc c'è un sopravvalutato testo di Dyer in cui cercherò qualche risposta in più di quella che si può trovare in una testa appesantita da una giornata passata a sviscerare e codificare pensieri altrui. come se si potesse davvero, codificarli, i pensieri degli altri! ma è la parte che mi riesce meglio, quella di dare risposte sensate alle vite degli altri. le mie risposte, neanche troppo attese, le rimando alle righe di libri improbabili. per lo meno stasera andrà così, in modo che la gitana possa essere sedata ancora una volta, tra un pensiero saggio e un respiro fatto come si deve. perché da grandi pare sia più appropriato essere ragionevoli e pazienti, nella più totale inconsapevolezza di come si possa fare a farlo senza istruzioni.