Resti del Santuario di Giunone Gabina
Da anni l'ispettore Stefano Musco della Soprintendenza di Roma, diretta da Maria Rosaria Barbera, coordina un gruppo di missioni di ricerca e di scavo che operano in vari luoghi nell'antica città di Gabii, una città morta posta sulla via Prenestina, a pochi chilometri da Roma. L'intento è quello di mettere in luce e valorizzare questo sito immerso nella campagna romana.Tre anni fa la scoperta, fatta dallo stesso Dottor Musco e dal Dottor Marco Fabbri dell'Università di Tor Vergata, della probabile residenza regale del figlio di Tarquinio il Superbo. Ora il Professor Nicola Terrenato, dell'Università del Michigan, che guida un'eccezionale squadra composta da archeologi e studenti della sua università e del Kelsey Museum, sta raccogliendo i frutti di un lavoro attento e meticoloso durato quattro anni. Si tratta di ritrovamenti che rivoluzioneranno idee acquisite sull'architettura e sulla storia del costume di Roma repubblicana.
Stanno emergendo, infatti, le fasi più antiche di una casa di IV secolo a.C. che mostra chiaramente una violazione di quelli che erano gli usi consolidati di Roma, di tutte le città latine e persino dell'Etruria. Una regola che entrò a far parte persino delle leggi delle Dodici Tavole, vale a dire quella della sepoltura dei defunti. Finora era convinzione che, dalla metà dell'VIII secolo a.C., i morti venissero seppelliti fuori dalle mura cittadine, tranne i neonati, deposti in prossimità delle case. Ora, nell'area circostante della casa in corso di scavo a Gabii, sono ritornare alla luce una serie di sepolture, una delle quali di V secolo a.C. che pone diversi quesiti da risolvere agli studiosi.
Un'altra sensazionale scoperta avvenuta proprio in questi giorni e sempre a Gabii, è quella di un'enorme domus della prima metà del II secolo a.C., una domus che occupava ben 1600 metri quadrati di superficie, posta al centro dell'impianto urbano, costruita con grandi blocchi regolari e preceduta da un portico monumentale aperto sulla strada. I pavimenti di questa grande domus presentano una decorazione a piccole tessere musive ed un imponente atrio lastricato.
Si sa che un Cornelius Cethegus, appartenente alla nobile famiglia dei Cornelii, politicamente attiva tra la fine del III e gli inizi del I secolo a.C., fece restaurare il Santuario di Giunone Gabina. La gens Cornelia, dunque, aveva un interesse particolare per questo culto e per la città di Gabii che si ricollega alle origini latine della famiglia alla quale, forse, appartenne anche la grande domus appena rivelata dagli scavi.