Il testo seguente è editoriale al numero 1, volume IV (gennaio-giugno 2015) di “Geopolitica”.
Giunta al suo quarto anno di vita, la rivista Geopolitica diviene, da trimestrale ch’era in origine, semestrale.
Non si tratta di un suo ridimensionamento né, tanto meno, della cronaca d’una sconfitta: al contrario. L’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG) – il quale, nel frattempo, è stato riconosciuto come “ente internazionalistico” dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) – nel 2012 la creò con l’ambizione di farne un punto di riferimento per il dibattito, prima di tutto scientifico, sulla geopolitica in Italia. Tale proposito ha avuto un successo così ampio e rapido da costringere l’Istituto a rivedere alcuni aspetti formali di Geopolitica.
Tra essi si possono citare: la revisione paritaria doppio-cieco (il più elevato standard internazionale di valutazione scientifica) applicata a tutti gli articoli pubblicati (eccezion fatta solo per quelli di commento e dibattito); l’inclusione di metadati in lingua inglese (title, abstract e keywords) per favorire il reperimento, la catalogazione e la diffusione internazionale degli articoli; la curatela di numeri monografici affidata a studiosi riconosciuti. Si tratta di uno standard elevato che difficilmente si potrebbe soddisfare pubblicando un numero di quasi 300 pagine ogni tre mesi. Da qui la decisione di passare alla cadenza semestrale, privilegiando la qualità alla quantità.
A provare e sancire il successo di Geopolitica è il riconoscimento, avvenuto nel 2014, da parte dell’Agenzia Nazionale di Valutazione del sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR). Quest’ente pubblico e ufficiale, a seguito della valutazione compiuta da arbitri anonimi, ha inserito Geopolitica negli elenchi delle riviste scientifiche di ben tre aree disciplinari: la 11 (Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche), la 13 (Scienze economiche e statistiche) e la 14 (Scienze politiche e sociali). Un successo che, ponendo in disparte ogni falsa modestia, possiamo considerare ragguardevole per una rivista così giovane, impegnata in una scienza spesso misconosciuta e che non è espressione di università o società scientifiche.
Tale riconoscimento non può che spingerci a elevare senza posa lo statuto scientifico di Geopolitica, con la non dissimulata ambizione di farne il punto di riferimento per i cultori della scienza geopolitica in Italia.