Confusi dalla conferenza di Iwata? Respirate a fondo e iniziate a leggere...
La recente conferenza di Iwata, datata 18 marzo 2015, passerà alla storia. Un po' come era - a posteriori - passata alla storia la presentazione del "Revolution" durante l'E3 2005. E non perché, come si legge sulla stampa generalista, "finalmente Mario arriverà su mobile": sì, accadrà. Ma è soltanto una delle varie mosse volte a ridisegnare l'azienda su larga scala.
Quello che ha prospettato Iwata, ancora in maniera nebulosa, potrebbe essere il più grande cambiamento della società addirittura dai tempi del NES. Il presidente Nintendo, come già saprà chi ha visto le foto della conferenza, è invecchiato ben più dei dieci anni trascorsi dall'E3 2005: l'azienda è in rosso dal 2012, il ricambio generazionale è riuscito solo in parte, e l'anno scorso allo stress si è aggiunta un'operazione per rimuovere un tumore alle vie biliari. Il volto è emaciato, l'espressione seria: non sembra nemmeno la stessa persona allegra e paffuta che aveva assunto, nel 2002, la presidenza Nintendo. Somiglia più al giovane Hiroshi Yamauchi che al vecchio sé. Nonostante gli eventi turbolenti, e nonostante in molti (giornalisti, azionisti, giocatori) ne vogliano la testa, Iwata in silenzio e con la solita serietà ha pianificato il futuro di Nintendo; esattamente come aveva pianificato il progetto Revolution. Non è detto che gli esiti saranno gli stessi, ma di certo non si può negare l'audacia del dirigente. Tentiamo di capire insieme cosa ci aspetta.
A Cesare quel che è di Cesare
Il caos progettuale attorno al Wii U, iniziato dalla presentazione della console e connaturato alla piattaforma stessa, è la diretta conseguenza dell'ultima fase del Wii, l'unica ad essere fallita, quella in cui Nintendo ha tentato di trasformare i nuovi acquirenti in giocatori tradizionali. Una speranza mai divenuta realtà che ha il suo emblema in Nintendo Land, che nelle idee dei vertici aziendali sarebbe dovuto diventare il Wii Sports di Wii U (era folle anche pensarlo, in effetti).
È possibile che Nintendo già a fine 2012/inizio 2013 si fosse pentita della direzione intrapresa, sicuramente stabilita anni prima, ma sarebbe stato comunque troppo tardi per compiere un passo indietro. Adesso ha avuto il tempo di trarre conclusioni ragionate sia dal fenomeno Wii, sia dalla devastante politica d'integrazione di Wii U. Un elemento importante, come avevamo già fatto notare in questo articolo, è che il Revolution non ha scosso soltanto la concorrenza, ma l'industria nel suo insieme, Nintendo compresa. Per quanto fosse soprattutto una questione d'immagine (i grandi giochi, anche a livello di finanziamenti, non sono mai mancati) i fan storici della società non si sono identificati col Wii, tanto meno col suo successo; si sono sentiti una nicchia all'interno della loro casa, piuttosto che la "solita" nicchia all'interno dell'industria. Avevano perso la loro bandiera. E questo, per Nintendo, non è accettabile. Come non è accettabile il fatto - innegabile - che i cosiddetti casual non comprino più software perché disinteressati a cambiare console dopo cinque anni: Nintendo DS e Wii hanno rappresentato uno strappo come impostazione hardware e direzione ludica, ma non costituiscono una strategia ripetibile ogni lustro. Per la prima volta nella sua storia quindi Nintendo si è dovuta confrontare con dei giochi che non smuovono l'installato dell'hardware e, allo stesso tempo, vengono grandemente penalizzati dall'appartenenza a una singola piattaforma. Delle indicazioni che, nel complesso, puntavano tutte verso la stessa direzione: Iwata non poteva certo ignorarle.
Nintendo Land - Videorecensione
Il mobile, la TV del XXI secolo
Quando si dice che Nintendo è per bambini si dice una castroneria, ma fino a un certo punto: è lapalissiano che, dal punto di vista economico, l'azienda di Kyoto non possa permettersi di rinunciare alle fasce più giovani. E i bambini adesso utilizzano continuamente dispositivi smart, siano essi telefoni o tablet. Prima di maturare un proprio gusto hanno già esperito un'enorme quantità di strutture ludiche: molti di noi hanno iniziato a giocare con Super Mario, adesso è praticamente impossibile che accada. Non è detto che successivamente non possa attuarsi una transizione verso Nintendo, ma rinunciare agli smartphone, nel 2015, significa rinunciare al primo impatto. Un ragionamento che va sommato a quanto detto prima: i vari Wii Fit, Wario Ware e Mario Party ormai fanno vendere pochissime console, mentre il bacino d'utenza a cui potrebbero attingere (e a cui attingeranno) è mastodontico. Secondo il presidente Nintendo questo approccio non va interpretato come un approdo su sistemi rivali: no, il paragone che suggerisce è molto più intelligente.
Iwata sostiene che non sfruttare gli smartphone in questo momento sarebbe equivalso a non usufruire, a metà anni '80, delle possibilità offerte dai televisori. Uno strumento quest'ultimo che, in effetti, è sempre stato una necessaria appendice alle console, eppure Nintendo non ne ha mai prodotti né ha pensato di farlo: si è semplicemente appoggiata alla tecnologia dominante. Una mossa che ha intenzione di ripetere adesso. L'attracco sui dispositivi smart inizierà entro la fine dell'anno, al massimo nei primi mesi del 2016: la partner scelta per l'operazione è DeNA, un'azienda nipponica esperta del settore, già proprietaria di una piattaforma dedicata al gaming chiamata Mobage. Un'alleanza corroborata dall'acquisto (praticamente per la stessa cifra) del 10% di DeNA da parte di Nintendo, che ne è diventata il secondo azionista, e dell'1,24% di Nintendo da parte di DeNA, che è adesso è il decimo azionista dell'ex società di Yamauchi. Difficile stabilire quale sarà il brand prescelto per iniziare la nuova era, e non è affatto scontato che sia Mario. Conosciamo però i criteri che verranno seguiti: innanzitutto sarà adottata una politica in linea con quella attuale, quindi a tutela dei bambini sia nei contenuti che nelle transazioni economiche. In secondo luogo non ci saranno adattamenti diretti da console a mobile, bensì verranno create opere ad hoc per questo (diverso, effettivamente) mercato. A occuparsene, per fortuna e a differenza delle aspettative, sarà soprattutto Nintendo: DeNA, almeno all'inizio, si dedicherà principalmente alla gestione dei servizi online (pubblicazioni, pagamenti e via dicendo). L'obbiettivo è quello di creare fin da subito un ecosistema prolifico composto da vari successi, non da una singola hit. Senza contare che, almeno in questo ambito, la fretta non è un obbligo: non c'è alcuna console da "spingere".
Wario Ware: Smooth Moves - Trailer
NX, la nuova piattaforma Nintendo
Chi acquisterà il nuovo software lo farà attraverso una "membership" Nintendo, per utilizzare il termine adottato da Iwata: si tratta in soldoni dell'agognato account unificato, finalmente in dirittura d'arrivo ( lo avremo entro la fine dell'anno), che sarà anch'esso sviluppato da DeNA, dotata del know-how adeguato al compito. L'account sostituirà anche il Club Nintendo e verrà esteso, com'era lecito aspettarsi, a Nintendo 3DS e Wii U; verrà esteso in generale a qualsiasi produzione dell'azienda, ivi compresi i futuri prodotti QoL (Quality of Life), che al momento sono stati messi in disparte ma rappresenteranno anch'essi un'importante zona di ampliamento. E, adesso è chiaro, potranno usufruire dei dispositivi smart, nonché di eventuale hardware prodotto per l'occasione.
Non va sottovalutata nemmeno la Virtual Console, che grazie all'account potrebbe compiere il definitivo salto di qualità ed emergere dalla palude in cui Wii U l'ha lasciata affondare: quei famosi cinque Euro per un gioco NES, in caso di acquisto definitivo, potrebbero sembrare più sensati. Le possibilità di sviluppo - e di profitto - in questo senso sono gargantuesche, e ci aspettiamo annunci importanti in tempi brevi. Iwata sta ridefinendo in generale il concetto societario di piattaforma: se fino a questa generazione "avere il Nintendo" significava possedere un hardware preciso, dal 2015 in poi le cose cambieranno, e lo faranno proprio grazie all'account, autentico collante che permetterà di utilizzare i prodotti della grande N su Nintendo 3DS e Wii U, ma anche su tablet, smartphone e, forse, addirittura PC (con quest'ultimo potenzialmente collegato alla Virtual Console). Il nuovo ecosistema dovrebbe idealmente imporsi e prosperare nei promessi mesi, per accompagnare infine il lancio del nuovo "dedicated game system", NX, nel 2016 o 2017. Finora abbiamo elaborato ipotesi poggiandoci su basi e fatti concreti, ma in questo ambito non possiamo farlo. Sappiamo davvero troppo poco. Potremmo sbilanciarci al limite sulla direzione del progetto, che con ogni probabilità sarà indirizzato al pubblico tradizionale ed eviterà le idiosincrasie tipiche del Wii: dirottati i prodotti QoL (à la Wii Fit) e casual su smartphone e tablet (e chissà dove altro ancora), scommetteremmo che la prossima console sarà incentrata sul gaming classico. Ma nella frase precedente scorgiamo già un'aporia, perché Iwata non ha mai parlato di console, bensì di "dedicated game system": quindi materialmente parlando, nel caso più estremo, potrebbe limitarsi addirittura a un controller - chi lo sa. Potrebbe essere la famosa piattaforma al contempo portatile e casalinga, e tanto altro ancora. Sicuramente Nintendo ha le idee chiare, e ha già deciso come NX verrà integrata nella nuova infrastruttura: proprio per questo non ne ha parlato dettagliatamente. Lo stesso trattamento riservato al Revolution/Wii nel 2005: le idi di marzo sono appena passate, e a Kyoto sono pronti per un'altra battaglia.
Super Mario Bros. 3 - Trailer della versione Wii U