Magazine Religione

La pace del cuore

Da Eleonoraely
di Padre Jacques Philippe
LA PACE DEL CUORE
Seconda parte
15. Che fare quando abbiamo peccato?
Dall'insieme di quanto appena detto, emerge una regola di condotta per noi molto importante, da tener presente quando ci capita di cadere nella vita spirituale. Certo, dobbiamo provare un dolore vivo per aver peccato, domandare perdono a Dio e supplicarlo umilmente di accordarci la grazia di non offenderlo più in un modo simile, prendere, se necessario, la risoluzione di confessarci, appena possibile. Tutto questo però senza rattristarci, né scoraggiarci, bensì cercando di ritrovare al più presto la nostra pace (grazie alle considerazioni di cui sopra) e riprendendo normalmente la nostra vita spirituale come se nulla fosse successo. Prima ritroveremo la pace e meglio sarà! Progrediremo tanto di più in questo modo, che non innervosendoci contro noi stessi!
Un esempio concreto, molto importante, è il seguente: quando cadiamo in una mancanza qualunque e siamo attanagliati dal turbamento, siamo spesso tentati di rallentarci nella vita di preghiera, di non prendere più, ad esempio, il nostro tempo abituale di adorazione silenziosa. Troviamo, a quel momento, delle buone giustificazioni: « Come posso presentarmi a Lui in questo stato, proprio io che l'ho appena offeso, io che sono caduto nel peccato? ». 

Potranno anche passare diversi giorni prima di riprendere le nostre abitudini di preghiera. Questo è un errore grave, non è che falsa umiltà ispirata dal demonio.
Occorre invece non cambiare assolutamente nulla della nostra abituale pratica di preghiera. Dove
potremo trovare la guarigione se non vicino a Gesù? I nostri peccati sono un pessimo pretesto per

allontanarci da Lui, perché più siamo peccatori più abbiamo il diritto di approssimarci a Colui che ha detto:« Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati... Infatti, non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori » (Mt 9,12-13).
Se aspettiamo d'essere giusti per avere una vita regolare d'orazione, potremmo anche aspettare a lungo.


Al contrario, accettando di comparire davanti al Signore nel nostro stato di peccatori, riceveremo la guarigione e, poco a poco, saremo trasformati in santi.
Bisogna smascherare un'importante illusione: 
non vorremmo presentarci al Signore che puliti, 
ben pettinati e contenti di noi stessi! 
Ma c'è molta presunzione in questo atteggiamento! 
Tutto considerato, vorremmo volentieri poter fare a meno della misericordia. Pertanto, qual è la natura di questa pseudo santità alla quale aspiriamo, a volte incoscientemente, e che farebbe sì che non avessimo più bisogno di Dio? La vera santità, al contrario, consiste nel riconoscere sempre più che dipendiamo completamente dalla sua misericordia!
Per chiudere questo punto, vorremmo far notare quanto segue: se è vero che è pericoloso fare il male - questo è già assodato! - e che dobbiamo fare di tutto per evitarlo, è anche vero che lo sarebbe
altrettanto, considerata la nostra natura, fare soltanto del bene. In verità, segnati dal peccato originale, abbiamo una tendenza tanto radicata all'orgoglio, che è molto difficile, anzi impossibile, fare del bene senza appropriarcene un poco, senza attribuirne almeno una parte alle nostre capacità e alla nostra santità! Se il Signore non ci permettesse di fare, di tanto in tanto, qualche sbaglio e di ricadere in qualche imperfezione, saremmo in grave pericolo. Cadremmo ben presto nella presunzione, nel disprezzo per gli altri, e dimenticheremmo che tutto ci viene da Dio gratuitamente. Nulla, come un tale orgoglio, impedisce il vero amore. Per preservarci da un male così grande il Signore permette, a volte, un male minore.
Dobbiamo ringraziarlo per questo perché senza un simile « parapetto » saremmo gravemente in pericolo di perderci.
16. L'inquietudine di fronte a decisioni da prendere
Esaminiamo ora un'ultima ragione, che ci fa perdere ogni tanto la pace, cioè il turbamento della coscienza che può attanagliarci quando dobbiamo prendere delle decisioni. Abbiamo paura che quanto decidiamo possa avere delle spiacevoli conseguenze, temiamo di non fare la volontà del Signore e altre cose simili.
Tali situazioni possono essere molto penose. L'atteggiamento generale di abbandono e di fiducia di cui abbiamo parlato, quel rimettere tutto nelle mani di Dio, che fa sì che non « drammatizziamo » mai nulla (neanche le conseguenze che possono avere i nostri errori!), sarà molto utile in queste situazioni di incertezza.
Vorremmo tuttavia fare qualche precisazione 
che potrà essere di aiuto per chi deve prendere delle decisioni.
La prima cosa da dire è che uno degli errori da evitare, di fronte a una decisione importante, è quello della fretta eccessiva e della precipitazione. Una certa lentezza è spesso necessaria al fine di considerare meglio le cose e lasciare il nostro cuore orientarsi tranquillamente e dolcemente verso una buona soluzione. San Vincenzo de' Paoli prendeva le decisioni inerenti ai problemi che gli si presentavano solo dopo ponderate riflessioni 
(e soprattutto preghiere!), al punto che quanti lo circondavano lo trovavano troppo lento a decidere. Ma l'albero si giudica dai frutti!
Prima di prendere una decisione,
bisogna fare tutto il possibile per vedere le cose chiaramente e non decidere in modo frettoloso. Occorre analizzare la situazione e i suoi differenti aspetti, considerare attentamente le nostre motivazioni, per poter decidere con cuore puro e non in funzione del nostro interesse proprio, pregare per chiedere l'illuminazione dello Spirito santo e la grazia di agire in conformità alla volontà di Dio, e semmai, infine, domandare il consiglio di persone che possano farci vedere le cose sotto la giusta luce.
A tale proposito dobbiamo sapere 
che ogni persona potrà incontrare, soprattutto nella propria vita spirituale, alcune situazioni in cui non sempre sarà in grado di discernere e mantenersi nella pace senza ricorrere ad una guida spirituale.
Il Signore non vuole che siamo autosufficienti. Fa parte della sua pedagogia permettere che a volte ci ritroviamo nell'impossibilità di trovare luce e pace da soli, senza la mediazione di un'altra persona con la quale ci confidiamo. Dobbiamo sapere che talvolta non possiamo trovare da soli, senza l'aiuto di qualcuno a cui apriamo l'anima, quella pace interiore tanto preziosa.
Sant'Alfonso de' Liguori è stato un direttore di anime senza eguale, ma per quanto concerneva la sua vita spirituale era spesso incapace di orientarsi senza l'aiuto di una persona alla quale aprirsi e ubbidire.
Vi è in questa apertura del cuore un atteggiamento di umiltà molto gradito al Signore, 
che spesso neutralizza le trappole che il nemico ci tende per farci cadere in errore e turbarci.
Ritorniamo al nostro argomento della pace nel decidere. Quando ci sforziamo di ricercare la volontà di Dio, spesso il Signore ci parla in diversi modi e ci fa comprendere chiaramente come dobbiamo agire, soprattutto se si tratta di decisioni importanti. Ma può succedere che una persona, pur ricercando con tutto il cuore la volontà del Signore, non riceva una risposta chiara. In situazioni in cui ci chiediamo (e dobbiamo farlo) qual è la volontà del Signore, non sempre otteniamo una risposta, almeno per cose non fondamentali.
Questo è del tutto normale! Dio ci lascia semplicemente liberi e, per ragioni sue, non si manifesta. È bene saperlo, perché spesso succede che alcuni, per paura di sbagliare o di non fare la sua volontà, cercano di avere una risposta a tutti i costi: allora, si moltiplicano le riflessioni, le preghiere, si apre dieci volte la Bibbia per leggere un testo e avere la luce desiderata, ecc. Malgrado questo (che inquieta e turba ancor di più), non si vede più chiaro: si ha un testo, ma non si sa come interpretarlo e così via.
Dobbiamo invece accettare tranquillamente che il Signore ci lasci nell'incertezza e non voler« forzare le cose » inutilmente. Ascoltiamo cosa ci suggerisce allora suor Faustina Kowalska:
« Quando non sappiamo cosa sia meglio fare, dobbiamo riflettere, considerare e prendere consiglio, perché non abbiamo il diritto di agire nell'indecisione della coscienza. Nell'indecisione (in caso essa perduri), bisogna dirsi: qualunque cosa io faccia andrà bene, visto che ho l'intenzione di fare del mio meglio. Quanto noi consideriamo buono, Dio lo accetta e lo considera come buono. Non ci si rattristi, se dopo un certo tempo non si vedono buoni risultati. Dio guarda l'intenzione con cui avviamo le cose e accorderà la ricompensa secondo questa intenzione. E’ un principio che dobbiamo seguire » (Diario spirituale).
Spesso ci tormentiamo eccessivamente a proposito delle nostre decisioni. Così come c'è una falsa umiltà e una falsa compassione, esiste a volte ciò che potremmo chiamare una « falsa obbedienza » a Dio: vorremmo essere sempre e assolutamente certi di fare la sua volontà in ogni scelta anche piccola e non sbagliare mai. In questo atteggiamento c'è tuttavia qualcosa che non è proprio giusto, per diversi motivi.
Da un lato, questo desiderio di sapere quello che Dio vuole, nasconde talvolta una certa qual difficoltà a sopportare una situazione d'incertezza: vorremmo essere esonerati dal dover decidere noi. Spesso, però, il Signore vuole proprio che sappiamo decidere, anche se non siamo sicuri che quella sia la decisione migliore. In realtà, nella capacità di decidere nell'incertezza, vi è un atteggiamento di fiducia e di abbandono:
« Signore, ho riflettuto e pregato per sapere quale fosse la tua volontà. Non vedo le cose molto
chiaramente, ma non mi turbo. Non intendo passare ore ed ore a rompermi la testa: decido per tale cosa
perché, tutto considerato, mi sembra la migliore, e abbandono tutto nelle tue mani. So bene che anche
se dovessi sbagliare non me ne vorresti, perché ho agito con una retta intenzione, e sarai capace di trarre del bene da questo errore. Sarà per me fonte di umiltà e ne ricaverò qualche insegnamento! ».

D'altra parte ci piacerebbe molto essere infallibili, ma questo desiderio nasconde spesso molto orgoglio e anche la paura di essere giudicati dagli altri. Colui che invece accetta di sbagliare di tanto in tanto anche di fronte agli altri, manifesta una vera e propria umiltà e un sincero amore verso Dio.
Liberiamoci dalla falsa idea che abbiamo, su ciò che Dio esige da noi: Dio è padre, buono e
compassionevole, conosce le infermità dei suoi piccoli e sa che sono limitati nel giudicare. Egli ci chiede buona volontà, intenzione retta, ma in nessun caso esige che siamo infallibili e che tutte le nostre 
decisioni siano perfette! Di più, se tutte le nostre decisioni fossero perfette, questo ci farebbe più male che bene. Ci prenderemmo subito per super uomini. 
In conclusione: il Signore preferisce che decidiamo senza tergiversare, anche quando siamo
nell'incertezza, e che ci rimettiamo nelle sue mani per tutto ciò che accadrà, piuttosto che tormentarci
senza mai decidere. Poiché vi è molto più abbandono e fiducia - dunque amore - nel primo atteggiamento che nel secondo. Dio desidera che camminiamo nella libertà di spirito senza troppi cavilli. Il perfezionismo non ha niente a che vedere con la santità.
È parimenti importante saper distinguere i casi in cui è necessario prendere del tempo per discernere e decidere (quando ad esempio si tratta di decisioni che investono tutta la nostra vita), e i casi in cui invece sarebbe sciocco e contrario alla volontà di Dio prendere troppo tempo e precauzioni prima di decidere, quando non c'è molta differenza tra una risoluzione e l'altra. Come ci ricorda san Francesco di Sales, se è normale pesare con cura i lingotti d'oro, quando si tratta di moneta spicciola ci contentiamo di fare rapide valutazioni. Il demonio, che cerca sempre d'infastidirci, fa sì che ci domandiamo per ogni minima decisione se quello che andiamo a fare è o meno la volontà del Signore e suscita inquietudini, scrupoli e rimorsi di coscienza.
Dobbiamo sì avere un costante e profondo desiderio di obbedire a Dio, questo però deve originarsi nell'amore e non nella paura. Proviene dallo Spirito santo, solo se è accompagnato da pace, libertà interiore, fiducia e abbandono; non certo se è causa di turbamento che paralizza la coscienza e impedisce di decidere liberamente.
È vero, d'altronde, che il Signore può permettere dei momenti in cui questo desiderio di obbedirgli ci
causa dei veri e propri tormenti. Esiste anche il caso di persone scrupolose per temperamento. Ciò
costituisce una prova molto dolorosa dalla quale il Signore non libera sempre totalmente in questa vita.

Sta di fatto però che dobbiamo cercare il più possibile di camminare nella libertà interiore e nella pace e sapere riconoscere il demonio quando cerca di utilizzare i nostri buoni desideri per renderci inquieti. Non lasciamoci trarre in inganno.
Quando qualcuno è lontano da Dio, l'Avversario lo tenta attirandolo verso cose non buone. Quando
qualcuno è vicino a Dio e desidera piacergli ed obbedirgli, il demonio lo tenta sia per mezzo del male (questo però si riconosce facilmente) sia, più frequentemente, per mezzo del bene. Ciò significa che egli si serve del nostro desiderio di fare del bene per turbarci. Ci presenta come volontà di Dio certe opere buone, ma al di là delle nostre forze del momento, o un sacrificio che non è quello che Dio domanda e così via. Tutto questo per scoraggiarci e farci perdere la pace! Vuole persuaderci che non facciamo abbastanza o che quello che facciamo non lo facciamo per amore verso Dio, che il Signore non è contento di noi, ecc. Egli suscita ogni sorta di scrupoli e inquietudini che noi dobbiamo semplicemente ignorare, gettandoci tra le braccia di Dio come dei bimbi. Quando perdiamo la pace per ragioni simili a quelle appena dette, probabilmente vuole dire che il demonio ci mette lo zampino. Cerchiamo dunque di recuperare la calma e, se non ci riusciamo da soli, apriamoci a una persona spirituale. Il semplice fatto di parlarne a qualcun altro sarà spesso sufficiente a far sì che scompaiano i turbamenti e ritorni la pace.
Terminiamo ascoltando san Francesco di Sales che parla di questo spirito di libertà che deve animarci in tutte le nostre azioni e decisioni:
« Vi ho ripetuto molte volte che nella pratica delle virtù non bisogna essere troppo pignoli, ma procedere serenamente, francamente e semplicemente, alla vecchia maniera francese, con libertà, alla buona, grosso modo, lo temo assai lo spirito di costrizione e di malinconia. No, cara figlia, io desidero che abbiate, nella via di nostro Signore, un cuore largo e grande, ma umile, dolce e costante ».
(A Madame de Chantal, 1° novembre 1604).


(continua)

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