La pacifista e l’infermiera ingiustamente in carcere

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

Capita in Italia che mentre i politici si fanno da scudo uno con l’altro, evitando in ogni modo che per alcuni parlamentari e senatori si proceda all’arresto o addirittura all’accertamento dei fatti utilizzando delle “banalissime” intercettazioni telefoniche quando ci sono contro di loro innumerevoli prove di condanna, due donne vengano arrestate senza alcun motivo.

E’ successo a Torino, la notte tra il 9 e il 10 settembre, durante l’ennesima manifestazione No TAV, cioè contro la linea di alta velocità Torino-Lione.  Nina ha 38 anni, è un’infermiera e volontaria del 118; Marianna ha 20 anni ed è una studentessa di medicina. Si trovavano a Chiomonte, in Val Susa, vicino a una baita che i manifestanti usano di solito come rifugio durante le loro proteste, davanti all’area del cantiere circondata di filo spinato. Al di là del filo si trovavano le forze dell’ ordine, Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Vigili del Fuoco, che presidiano costantemente il cantiere e che sono attrezzati con idranti, con camionette e con fucili che sparano lacrimogeni di vario genere, tra cui quelli al Cs, altamente tossici, vietati nelle guerre dalla Convenzione di Parigi del 1993 (firmata dall’Italia nel 1995).

Una testimone, Simonetta Zandiri,  racconta che quella sera i manifestanti protestavano in modo pacifico, finché la polizia non ha cominciato a lanciare un’impressionante quantità di lacrimogeni ferendo molte persone, “perché” spiega Simonetta “tra questi lacrimogeni che vengono utilizzati, c’è un tipo molto particolare che ha un propulsore interno, la spinta che hanno nel lancio è molto forte e quindi riescono a farci del male fisico anche come contenitore, non solo con la tossicità del contenuto, quindi veniamo feriti.”

Nina era lì proprio per curare i feriti. Nel suo zaino non aveva oggetti pericolosi, ma garze, bende e ghiaccio istantaneo. “Secondo me” dice Simonetta “Nina non ha neanche tentato di scappare, perché quando ti trovi lì e non stai facendo niente di aggressivo, non ti aspetti di essere arrestato, per quanto tu sia in mezzo a uno scontro.”

Allo stesso modo è stata arrestata anche Marianna, “una ragazza” continua Simonetta “che pratica la non violenza come scelta di vita, è stata un anno in India a studiare la cultura orientale e l’approccio pacifista”.

Ma di cosa sono accusate Marianna e Nina? Di aggressione a pubblico ufficiale. Loro: l’infermiera e la pacifista.

E’ evidente che l’arresto di queste due donne ha uno scopo ben preciso: intimorire il movimento No TAV andando a colpire chi è apparentemente più debole: una giovane ragazza e una madre di famiglia (sì, perché Marianna ha tre figli che l’aspettano a casa). Che paese è un paese in cui si arrestano e si trattengono in carcere due donne senza motivo? Che paese è un paese in cui per costruire una ferrovia in una valle di 60.000 abitanti non si tiene conto di un dissenso che a ogni  manifestazione supera gli abitanti stessi della valle, andando dalle 70.000 alle 100.000 presenze? Che paese è un paese in cui, in piena crisi economica, si costringono i cittadini a pagare alle banche nei prossimi nove anni i 45 miliardi investiti nella TAV? Che paese è un paese in cui ci si accinge a sventrare una collina di amianto che, secondo la ASL di Torino, solleverà una nube di fibre che nei prossimi anni ucciderà 20.000 dei 60.000 abitanti della zona? Che paese è un paese in cui a due donne incensurate detenute da una settimana non è ancora stato permesso ricevere una visita dai propri familiari?

Accogliamo la proposta di Beppe Grillo di mandare un telegramma di solidarietà a Marianna e Nina, direttamente in carcere:

Ecco il loro indirizzo:
GARBERI ELENA / VALENTI MARIANNA
Casa circondariale
Lorusso Cotugno
Via Pianezza 300
10151 Torino

Gio



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