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La pagina di un libro/14 - L'angelo nero

Creato il 03 settembre 2011 da Mapo
"Un confessore, pensò, ci sarà in quella chiesa un confessore? Sarebbe stato bello infilare una giacca, scendere di sotto, attraversare la navata e dirigersi al confessionale. Sono io, avrebbe detto, sono un poeta, la poesia è menzogna, ho mentito per tutta la vita, tutta la scrittura è menzogna, anche le cose più vere, mi assolva, per favore, non ho fatto altro che mentire. E poi avrebbe detto: e ora ho preparato un'altra menzogna, una menzogna doppia, sto imitanto me stesso, mi faccio il verso e me ne frego, anzi, mi diverto. Non ti assolvo figliolo, avrebbe detto il confessore, questo è un peccato grave, è un peccato contro se stessi. E lui avrebbe risposto: tutta la scrittura è un peccato contro se stessi, ha capito?, per tutta la vita mi sono immolato, mi sono sacrificato, ho peccato contro me stesso. E lo avrebbe gridato nella chiesa deserta, così forte che il confessore sarebbe uscito dal confessionale. Figliolo, avrebbe detto il confessore, non ti capisco. E allora lui avrebbe gridato più forte, ma che strano, più gridava e più non riusciva a distinguere le sue parole, la sua voce era diventata un brontolio attraversato da gridi lancinanti, e allora, con foga e con passione, si mise a cantare. Si, ecco, avrebbe fatto proprio così, si sarebbe messo a cantare il Requiem di Verdi, e con quel Requiem avrebbe assolto tutti, i presenti e gli assenti, i vivi e i morti, e soprattutto se stesso. E dopo il canto avrebbe percorso la navata, sarebbe uscito, avrebbe attraversato la piazza, avrebbe infilato il suo portone, sarebbe di nuovo salito nel suo appartamento dalla signora bionda che lo aspettava con una fetta di ananas infilata nella forchetta e le avrebbe detto: ora sono assolto, posso consegnarle la mia poesia."Antonio TabucchiL'angelo neroPag. 103

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