"Quella notte, ancorati all'ingresso dello Stretto Baker, non riuscii ad addormentarmi. Mi tornavano alla memoria tutte le storie di mare che ho letto nella mia vita, e si confondevano con il racconto del capitano Nilssen.Ben imbacuccato salii in coperta. Il capriccioso inverno australe mi offriva una notte incomparabile. Le migliaia di stelle sembravano a portata di mano, e la vista della Croce del Sud, che indicava i confini polari, mi colmò di emozione, di una forza e di una sicurezza sconosciute. Finalmente anch'io sentivo di appartenere a qualche luogo. Finalmente sentivo quel richiamo, più potente dell'invito della tribù, che uno ascolta o crede i ascoltare e che si inventa come palliativo alla solitudine. Là, in quel mare sereno ma mai calmo, su quella bestia silenziosa che tendeva i muscoli preparandosi all'abbraccio polare, sotto le migliaia di stelle che testimoniavano la fragile ed effimera esistenza umana, seppi finalmente che appartenevo a quei luoghi, e che se anche fossi mancato, avrei portato con me per sempre quella pace terribile e violenta, percorritrice di tutti i miracoli e di tutte le catastrofi. Quella notte, seduto sul ponte di Finisterre, piansi senza rendermene conto. E non per quanto era accaduto alle balene.Piansi perché ero di nuovo a casa."Luis SepulvedaIl mondo alla fine del mondoPag. 120
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Un ragazzino che, invece di passare le vacanze estive come tutti i suoi compagni di classe con paletta e secchiello sulle spiagge cilene, sceglie di partire su un autobus per un viaggio avventuroso alla fine del mondo tra balene e balenieri, baie improbabili, storie di pirati e mareggiate improvvise. E, a distanza di decenni, ritornare a casa, imbarcandosi con un equipaggio improvvisato su una barca di pescatori che ripercorrono le gesta di un equipaggio di Greenpeace sulle orme dei veri criminali del mari. Verdi, animalisti e letterati si può anche non esserlo, ma come si fa a non adorare Sepulveda?!
"Quella notte, ancorati all'ingresso dello Stretto Baker, non riuscii ad addormentarmi. Mi tornavano alla memoria tutte le storie di mare che ho letto nella mia vita, e si confondevano con il racconto del capitano Nilssen.Ben imbacuccato salii in coperta. Il capriccioso inverno australe mi offriva una notte incomparabile. Le migliaia di stelle sembravano a portata di mano, e la vista della Croce del Sud, che indicava i confini polari, mi colmò di emozione, di una forza e di una sicurezza sconosciute. Finalmente anch'io sentivo di appartenere a qualche luogo. Finalmente sentivo quel richiamo, più potente dell'invito della tribù, che uno ascolta o crede i ascoltare e che si inventa come palliativo alla solitudine. Là, in quel mare sereno ma mai calmo, su quella bestia silenziosa che tendeva i muscoli preparandosi all'abbraccio polare, sotto le migliaia di stelle che testimoniavano la fragile ed effimera esistenza umana, seppi finalmente che appartenevo a quei luoghi, e che se anche fossi mancato, avrei portato con me per sempre quella pace terribile e violenta, percorritrice di tutti i miracoli e di tutte le catastrofi. Quella notte, seduto sul ponte di Finisterre, piansi senza rendermene conto. E non per quanto era accaduto alle balene.Piansi perché ero di nuovo a casa."Luis SepulvedaIl mondo alla fine del mondoPag. 120
"Quella notte, ancorati all'ingresso dello Stretto Baker, non riuscii ad addormentarmi. Mi tornavano alla memoria tutte le storie di mare che ho letto nella mia vita, e si confondevano con il racconto del capitano Nilssen.Ben imbacuccato salii in coperta. Il capriccioso inverno australe mi offriva una notte incomparabile. Le migliaia di stelle sembravano a portata di mano, e la vista della Croce del Sud, che indicava i confini polari, mi colmò di emozione, di una forza e di una sicurezza sconosciute. Finalmente anch'io sentivo di appartenere a qualche luogo. Finalmente sentivo quel richiamo, più potente dell'invito della tribù, che uno ascolta o crede i ascoltare e che si inventa come palliativo alla solitudine. Là, in quel mare sereno ma mai calmo, su quella bestia silenziosa che tendeva i muscoli preparandosi all'abbraccio polare, sotto le migliaia di stelle che testimoniavano la fragile ed effimera esistenza umana, seppi finalmente che appartenevo a quei luoghi, e che se anche fossi mancato, avrei portato con me per sempre quella pace terribile e violenta, percorritrice di tutti i miracoli e di tutte le catastrofi. Quella notte, seduto sul ponte di Finisterre, piansi senza rendermene conto. E non per quanto era accaduto alle balene.Piansi perché ero di nuovo a casa."Luis SepulvedaIl mondo alla fine del mondoPag. 120
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