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"Neppure lo stesso Tertuliano Máximo Afonso saprebbe dire se il sonno gli ha aperto di nuovo le braccia misericordiose dopo la tremebonda rivelazione che è stata per lui l’esistenza, forse proprio in questa città, di un uomo che, a giudicare dalla faccia e dall’aspetto in generale, è il suo ritratto vivente. Dopo aver confrontato lungamente la fotografia di cinque anni orsono con l’immagine in primo piano dell’impiegato della reception, dopo non aver trovato nessuna differenza fra questa e quella, per minima che fosse, almeno una leggerissima ruga che avesse l’uno e all’altro mancasse, Tertuliano Máximo Afonso si abbandonò sul divano, non sulla sedia, dove non ci sarebbe stato abbastanza spazio per sostenere il crollo fisico e morale del suo corpo, e lì, stringendosi il capo fra le mani, coi nervi esausti, lo stomaco in subbuglio, si sforzò di riordinare i pensieri, districandoli dal caos di emozioni che si erano accumulate dal momento in cui la memoria, vegliando dietro la cortina chiusa degli occhi senza che lui lo sospettasse, lo aveva fatto svegliare di soprassalto dal suo primo e unico sonno. Quel che più mi confonde, pensava laboriosamente, non è tanto il fatto che quel tipo mi assomigli, che sia una mia copia, diciamo, un duplicato, casi del genere non sono infrequenti, abbiamo i gemelli, abbiamo i sosia, le specie si ripetono, l’essere umano si ripete, la testa, il tronco, le braccia, le gambe, e potrebbe succedere, non ne ho alcuna certezza, è solo un’ipotesi, che un’alterazione fortuita in un determinato quadro genetico avesse l’effetto che un individuo sia simile a un altro generato in un quadro genetico con il quale non ha alcun rapporto, quel che mi confonde non è tanto questo, ma il sapere che cinque anni fa ero uguale a com’era lui a quell’epoca, perfino i baffi usavamo, e ancor di più la possibilità, che sto dicendo, la probabilità che trascorsi cinque anni, cioè oggi, proprio adesso, in queste prime ore dell’alba, l’uguaglianza persista, come se un cambiamento in me dovesse causare lo stesso cambiamento in lui, o, peggio, che uno cambi non perché l’altro è cambiato, ma perché il cambiamento è simultaneo, questo sì, sarebbe davvero da sbatterci la testa contro il muro, va bene, d’accordo, non devo farne una tragedia, tutto può succedere, sappiamo già che succederà, prima, è la casualità che ci ha resi uguali, poi, è la casualità di un film di cui non avevo mai sentito parlare, avrei potuto vivere il resto della vita senza neppure immaginare che un fenomeno del genere avrebbe scelto per manifestarsi un normale professore di Storia, proprio questo che poche ore fa stava ancora correggendo gli errori dei suoi allievi e ora non sa che fare con l’errore in cui, da un istante all’altro, si era visto egli stesso convertito. Sarò davvero un errore, si domandò, e supponendo che io lo sia effettivamente, quale significato, quali conseguenze avrà per un essere umano sapersi errato. Gli percorse la schiena una rapida sensazione di paura e pensò che certe cose è meglio lasciarle come stanno e che siano come sono, perché altrimenti c’è pericolo che gli altri percepiscano e, ciò che sarebbe anche peggio, che anche noi percepiamo attraverso i loro occhi, quell’occulta deviazione che ci ha stravolti tutti al momento della nascita e che aspetta, mordendosi le unghie impaziente, il giorno in cui possa mostrarsi e annunciarsi, Eccomi. Il peso eccessivo di una cogitazione tanto profonda, centrata per giunta sulla possibilità dell’esistenza di doppi assoluti, più intuita, però, in fugaci bagliori che verbalmente elaborata, gli fece inclinare lentamente il capo e il sonno, un sonno che, con i suoi propri mezzi, avrebbe proseguito il lavorio mentale fino a quel momento eseguito dalla veglia, si prese cura del corpo affaticato e lo aiutò a rannicchiarsi sui cuscini del divano."Jose SaramagoL'uomo duplicatoPag. 19
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