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Ad Amsterdam ti può capitare di cenare in posti così, in riva ad un mare scuro e freddo su cui si affacciano come piccoli quadretti illuminati le finestre dei palazzi, disegnati da architetti che osano, o le facciate bianche di imponenti musei di ultima generazione, che rimandano a pensieri consolatori su di un'umanità che, forse, non è del tutto perduta.Siamo in una zona portuale dimenticata da Dio ma non dagli uomini, che la affollano durante i fine settimana, sbarcando da traghetti gratuiti, puliti e puntuali sulle loro biciclette, sfreccianti nel buio come lucciole di Dinamo, impazzite e leggere. Perché ad Amsterdam ti può capitare di andare a cena, a un concerto, persino tutto agghindato a ballare, con una bicicletta sportiva e con la nave, invece che con un'Alfa GT nero metallizzata.
Si parlava di umanità perduta, appena qualche riga fa. Umanità fa rima con felicità, un argomento a dir poco spinoso. Ma anche conmalasanità,acidità,voracità,parzialità,volubilità,carità,musicalità,parità,legalità, fraternità,Libertà.
Il nuovo libro di Jonathan Franzen è il capolavoro che un po' ti aspetti, o forse no. Perché se hai letto le Correzioni, e hai preso quel pugno alla bocca dello stomaco che ti rendeva difficile un respiro su due ogni volta che ti capitava di aprire quel libro con quel bambino biondo degno della migliore rappresentazione della Gioventù Hitleriana in copertina; se hai preso quel pugno in bocca, hai tutto il diritto di avere almeno un paio di motivi per avere paura. Autentica paura.Il primo è che, puntualmente, anche questo romanzo, magari letto in un momento particolare, magari mentre fuori l'autunno arriva a pioverti addosso, ti divori in un boccone, ti mastichi e ti scomponga in tanti pezzettini minuscoli, per poi risputarti in un angolo polveroso, dimenticato e solo, ad attendere che qualcuno ti dia una mano a raccogliere i cocci.Il secondo, più sottile, è che, in fondo, perchè no?, magari questo Franzen che fino a qualche tempo fa non sapevi nemmeno chi fosse, ha solo fatto centro la prima volta raccontandoci di Enid, Alfred e di tutto quel lento e doloroso disgregarsi di questa società americana alla deriva. La fortuna del principiante. E che, magari, questo nuovo mattone costato 22 euro che tieni tra le mani possa rivelarsi una cocente delusione, come una bella ragazza che ad un certo punto esce dalla tua vita in punta di piedi.Sul retro della prima edizione italiana è citato il giudizio del Telegraph. Lo prendo in prestito, principalmente perché sono pigro. Non solo, lo piazzo al centro della pagina, in corsivo. Per dargli risalto, come si meritano solo le poesie o le cose che gli si avvicinano:
"Se libertà non è il Grande Romanzo Americano, onestamente non so cosa possa esserlo. La ragione per celebrarlo non è che fa qualcosa di nuovo, ma che fa qualcosa di antico, qualcosa che si credeva morto, e lo fa alla grande".
Non sono un intenditore, ma sarà pur vero che sto leggendo Tolstoj e credo proprio che questo signore britannico abbia le sue ragioni.
Ad Amsterdam ti può capitare di essere con due amici veri. Ti può capitare di avere una bottiglia di vino rosso, mediocre ma sincero, mezza vuota al centro tavolo. Ti può capitare di aver voglia di capire qualcosa di più e, complice la solita sciarpetta radical chic, di darsi un tono facendo partire un improbabile tavolo letterario.Tre italiani, un ristorante olandese, un vino francese e un libro americano. Ad Amsterdam ti può persino capitare che la cosa funzioni.
Qual è l'unità di misura della libertà? Quanti grammi ce ne servono per condire quell'insalata che mangiamo tutti i giorni? In che scaffale del supermercato la vendono, magari con annesse istruzioni per l'uso?Abbiamo trovato metodi imperfetti e precisissimi per misurare quasi tutto, a cominciare da quella che ci raccontano essere la felicità, che, come si diceva prima, fa rima con libertà, ma che è tutta un'altra cosa. Spread, Pil e una serie di altre parolacce che sono troppo pigro (già l'ho detto!) per cercare su google, sono entrate nel nostro vocabolario, iniettatecon precisione chirurgica da ogni mass media nel nostro telencefalo, all'altezza del centro del linguaggio come un pallido surrogato del nostro benessere. Cosicché la libertà appare in prima analisi come la mera possibilità di poter spendere, comprare, acquistare, accaparrarsi cose e privilegi. La possibilità di poter pagare un aereo che, se vogliamo, ci porti da un giorno all'altro dall'altro capo del mondo.Ma è davvero questo il nostro soffitto? Quanto è alta, la nostra libertà? Come una statua con una fiaccola in mano? Come tutti i biglietti da un dollaro messi uno sopra l'altro per pagare una casa con un mutuo trentennale che non riusciremo mai a permetterci? Come un fucile che spara sfere di libertà piombata in un villaggio afghano?Perché un giorno arriva una brezza di vento e tutti i centimetri di libertà che abbiamo messo uno sopra l'altro volano via, come la piuma bianca di Forrest Gump.
Dall'altra parte dell'oceano, a quanto pare, non hanno le idee più chiare. A cominciare da queste 622 pagine folgoranti.La libertà è avere 12 anni e andare a letto con la vicina di casa che, ovviamente, i tuoi genitori odiano. Mandare a quel paese la tua famiglia, sbattere la porta e trasferirti dall'altra parte della strada, dove lei, che lavora in un fast food e ha mollato gli studi, vive con un padre e una madre buzzurri e rumorosi. La libertà è sposarla e renderla felice. La libertà è decidere di non denunciare lo stupratore che ha approfittato di te ad una festa in piscina, perché è figlio di un politico importante, tanto amico dei tuoi. "E poi, forse, tu hai fatto qualcosa per attirare l'attenzione, vero tesoro?".La libertà è passare tutta la tua vita di fianco a un uomo che forse non hai amato e che hai scelto solo perché rassicurante e tranquillo. La libertà è andare a riprendertelo dopo che ti ha cacciato di casa, congelando sul portone della sua nuova casa.La libertà è chiudersi in una casa al lago a fare l'amore su tutti i muri con il suo migliore amico, un cantante rock dissoluto e sbandato. La libertà è tornare indietro capendo di essere ancora meno liberi.La libertà è seguire un ideale per un mondo migliore, meno popolato, più ecologico e sensibile ma trovarsi a fare i conti con i compromessi del mondo e il pubblico ludibrio.La libertà è trattenere la voglia di saltare addosso alla tua segretaria indiana, bellissima e vent'anni più giovane, che ti guarda così. La libertà è farsi la prima birra a quarant'anni e cedere finalmente alla tentazione.Fino a che pressione si può resistere prima di scoppiare? Quante Atmosfere vale la nostra libertà? Dove si trova quell'equilibrio perfetto tra quello che si può e non si può fare, che possa farci galleggiare leggeri?Mi si perdoni la metafora un po' evangelica, ma dopo aver letto uno dopo l'altro questi capitoli, ci si pensa come un branco di pecore. Siamo in grado di decidere quando, ormai, abbiamo distrutto ogni recinto?
"Si lasciò scivolare di mano il telefono e rimase sdraiato per un po' a piangere, in silenzio, scuotendo l'intelaiatura del letto dozzinale. Non sapeva cosa fare, non sapeva come vivere. Ogni novità che incontrava nella vita lo spingeva in una direzione che lo convinceva in pieno, ma poi spuntava un'altra novità che lo spingeva nella direzione opposta, anch'essa in apparenza giusta. Non esisteva un filo conduttore: si sentiva una pallina da flipper puramente reattiva, in un gioco il cui unico obiettivo era rimanere in vita per il semplice gusto di farlo"Pag. 349
La bottiglia è vuota da un pezzo e il ristorante, oramai quasi deserto, appare più simile a una vecchia serra. Hanno anche spento il riscaldamento. Gli olandesi, a quanto pare, vanno a letto presto.L'aria fuori è fredda e pungente, si ha voglia di pedalare forte, per scaldarsi un po' e sentirsi liberi. Quel tanto che basta.
"Il giorno prima che Walter partisse per il Saskatchewan, Patty cominciò ad avere le palpitazioni. Era una cosa che le capitava, di avere le palpitazioni. Il mattino seguente, dopo aver accompagnato Walter all'aeroporto di Grand Rapids ed essere tornata a casa, si sentì battere il cuore così forte che lasciò cadere un nuovo mentre preparava la pastella per i pancake. Si appoggiò al piano della cucina e respiro a fondo prima di inginocchiarsi a pulire. Della rifinitura della cucina si sarebbe occupato Walter in futuro, ma sigillare le fughe del nuovo pavimento di piastrelle sarebbe dovuto toccare a Richard, che però non c'aveva ancora messo mano. In compenso, come lui stesso aveva spiegato, aveva imparato a suonare i banjo.
Anche se il sole era già sorto da quattro ore, era ancora abbastanza presto quando Richard uscì dalla sua stanza, con un paio di jeans e una maglietta che proclamava il suo sostegno al subcomandante Marcos e alla liberazione del Chiapas.
- Pancake di grano saraceno? - disse allegra Patty.
- Fantastico.
- Posso friggerti delle uova, se preferisci.
- Un buon pancake lo mangio volentieri.
- E il bacon è pronto in un attimo, se vuoi.
- Non dico certo di no.
- Ok! Vada per pancake con bacon.
Se anche Richards aveva le palpitazioni, non lo dimostrava. Patty lo guardò ingurgitare due pile di pancake tenendo la forchetta nel modo civile che, come lei sapeva, gli aveva insegnato Walter al primo anno di college.
- Cosa fai oggi? - le chiese Richard, con un livello di interesse da scarso a moderato.
- Accidenti. Non ci avevo pensato. Niente! Sono in vacanza. Stamattina non farò niente, e poi ti preparerò il pranzo.
Richard annuì e continuò a mangiare, e Patty vide quanto era facile, per lei, perdersi in fantasticherie avulse dalla realtà. Andò in bagno e si sedette sul coperchio del water, con il cuore che partiva all'impazzata, finché non sentì Richard uscire e cominciare a maneggiare il legname. C'è una pericolosa tristezza nei primi rumori delle attività mattutine altrui; sembra che il silenzio soffra, quando qualcuno lo rompe. Il primo minuto della giornata lavorativa ci ricorda tutti gli altri minuti di cui è fatto il giorno, e non è mai un bene pensare ai minuti come a entità singole. Solo dopo che altri minuti si sono uniti al primo, nudo e solitario, il giorno assume un'identità più stabile. Patty attese quel momento, poi uscì dal bagno.
Andò sulla collinetta erbosa a leggere Guerra e Pace con il vago, antico obiettivo di far colpo su Richards con la propria cultura, ma si impantanò in una sezione militaresca e continuò a rileggere più volte la stessa pagina. Un uccello melodioso di cui Walter aveva rinunciato a insegnarle il nome, un tordo o uno storno, si abituò alla sua presenza e cominciò a cantare su un albero proprio sopra di lei. Cantava come se avesse un'idea fissa che non riusciva a togliersi dalla testolina. Come si sentiva, in quel momento? Come se alcuni guerriglieri spietati in organizzati ci fossero radunati nella sua mente con il favore delle tenebre, e a questo punto fosse indispensabile impedire che venissero illuminati, anche solo per un istante, dalla riflettore della coscienza. L'amore e la lealtà nei confronti di Walter, il desiderio di essere una brava persona, l'antica rivalità tra Walter e Richard, il giudizio spassionato sul carattere di Richard, ma anche solo la profonda bastardaggine necessaria per andare a letto con il migliore amico del marito: tutte queste considerazioni superiori erano pronte ad annientare i guerriglieri. E così Patty doveva continuamente distrarre le forze della coscienza. Non poteva neppure permettersi di curare il proprio abbigliamento - doveva subito allontanare il pensiero di mettersi una canottiera che le donava molto, doveva scacciare quel pensiero all'istante, prima di portare a Richard il caffè con i biscotti a metà mattina - perché il minimo accenno di normale civetteria avrebbe attirato il riflettore, e lo spettacolo illuminato sarebbe stato troppo rivoltante, vergognoso, patetico. Forse Richard non sarebbe rimasto disgustato, ma lei si. E se poi invece lui se ne fosse accorto e l'avesse redarguita, così come l'aveva redarguita sull'alcol: disastro, umiliazione, il peggio che si potesse immaginare.
Il suo cuore, tuttavia, sapeva - e glielo comunicava accelerando i battiti - che difficilmente avrebbe avuto un'altra occasione come quella. Non prima di essere troppo avanti con gli anni. Il cuore esprimeva la sua acuta, segreta consapevolezza che il campo del Saskatchewan era raggiungibile solo tramite biplano, radio o telefono satellitare, e che Walter non l'avrebbe chiamata per cinque giorni se non in caso di emergenza.
Lasciò il pranzo di Richard sul tavolo e partì per Fen City, una minuscola cittadina nelle vicinanze. Si rese conto che sarebbe bastato poco per avere un incidente ed era a tal punto persa a contemplare l'immagine di se stessa morta e di Walter singhiozzante sopra su corpo mutilato, con Richard che lo consolava con storicismo, che per poco non bruciò l'unico stop di Fen City; udì appena stridio dei suoi stessi freni.
Erano tutte fantasticherie, tutte fantasticherie! L'unica cosa che legava un po' di speranza era la sua bravura nel nascondere il tumulto interiore. Forse era stata un tantino distratta e instabile negli ultimi quattro giorni, ma si era comportata infinitamente meglio che in febbraio. Se lei riusciva a tenere nascoste le sue forze oscure, era ovvio che anche Richard doveva averne di equivalenti, che riusciva nascondere altrettanto bene. Ma era davvero un minuscolo barlume di speranza; era il modo di ragionare dei folli, smarriti nelle loro fantasie."
Jonathan FranzenLibertàPag 175
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