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La pagina di un libro/69 - Il ponte sulla Drina

Creato il 05 agosto 2014 da Mapo
100 anni dopo, il sapore di un anniversario amaro che si stende su queste pagine un po' ingiallite.
"Arrivò infine il 1914, l'ultimo anno della cronaca del ponte sulla Drina. Come tutti gli anni precedenti, giunse con la pacata andatura della stagione invernale, ma accompagnato dal cupo frastuono di avvenimenti sempre più nuovi e inconsueti che, al pari di onde, si sollevavano l'uno sopra l'altro.La pagina di un libro/69 - Il ponte sulla DrinaTanti anni Iddio ha mandato sulla cittadina accanto al ponte, e tanti ancora ne manderà. Ce ne sono stati e ce ne saranno di ogni genere, ma il 1914 resterà per sempre separato dagli altri. Così almeno sembra a coloro che l'hanno vissuto. Ad essi pare che mai, per quanto si possa raccontare o scrivere, si potrà né si oserà dire tutto quel che s'è veduto allora nel fondo del destino umano, fuori del tempo e al disotto degli avvenimenti. Chi potrebbe esprimere e riferire (così pensano!) quei brividi collettivi che d'un tratto hanno scosso le masse e che poi, dalle creature viventi, hanno cominciato a trasmettersi alle cose morte, ai quartieri e agli edifici? Come descrivere l'ondeggiare di sentimenti nella gente, passata dalla muta paura animalesca alla follia suicida, dai più bassi istinti di sanguinaria e subdola brama di saccheggio alle più nobili imprese che richiedono spirito di sacrificio e nelle quali l'uomo trascende se stesso e attinge per un attimo sfere di mondi superiori reggentisi su leggi diverse da quelle umane? Ciò non potrà mai essere detto, perché chi contempla simili eventi e a essi sopravvive, ammutolisce, e i morti, dal canto loro, non possono parlare. Queste son cose che non si dicono, ma si dimenticano. Se infatti non si dimenticassero, come potrebbero ripetersi?Quando, nell'estate del 1914, i padroni dei destini umani trasferirono coloro che vivevano in Europa dal campo di giuoco del suffragio universale all'arena, già precedentemente approntata,del servizio militare obbligatorio, la città di Višegrad offriva un piccolo ma eloquente quadro dei primi sintomi di una malattia che, col passare del tempo, sarebbe divenuta europea, mondiale e generale. Era un'epoca a cavaliere tra due età della storia, nella quale la fine dell'era che stava terminando si scorgeva assai più chiaramente di quanto non si vedesse il principio di quella nuova, che stava iniziando allora. A quel tempo, per le violenze si cercavano ancora giustificazioni, e per le atrocità si impiegavano nomi presi a prestito dal tesoro spirituale del secolo passato. Tutto quel che accadeva aveva ancora un aspetto di dignità esteriore e il fascino della novità, quel terribile, fugace e ineffabile fascino che, in seguito, venne a sparire in modo così radicale che neppure coloro che in quel tempo lo sentirono con tanto vigore, possono più evocarlo, sia pure nel ricordo.Ma queste sono tutte cose che si rammentiamo di passaggio, e che i poeti e gli studiosi delle epoche successive analizzeranno, interpreteranno e resusciteranno con mezzi e modi che noi neppure sospettiamo, e con una serenità, una libertà e un'audacia di spirito che saranno di gran lunga superiori alle nostre. Essi, con ogni probabilità, riusciranno anche a trovare una spiegazione di quel singolare anno e gli assegneranno il posto che gli compete nella storia del mondo e nello sviluppo dell'umanità. Ma qui, per noi, esso è soltanto e anzitutto l'anno che fu fatale al ponte sulla Drina.L'estate del 1914 resterà, nella memoria di coloro che la trascorsero qui, l'estate più luminosa e migliore che si ricordi, dato che nella loro coscienza essa brilla e risplende su tutto un gigantesco e tenebroso orizzonte di sofferenze e di sventure che si estende fino a regioni cui non arriva la vista."Ivo AndricIl ponte sulla DrinaPag. 442

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