"Straducole maleodoranti che si intrecciano, venditori fuori dalla porta di minuscoli negozietti strapieni di roba che ti vogliono convincere a fare l'affare e tu che sei lì per questo, anzi, disposto come ogni buon turista a concedere un paio di colpi al tuo orgoglio, a subire un paio di truffe. Non sai cosa troverai, in fondo è caratteristico ma non hai idea di cosa sia caratteristico di qui, però qualsiasi cosa sia, tu la porterai a casa mostrandola trionfante agli invidiosi che desiderano ardentemente andarci una volta nella vita (e poi mai più).
All'inizio - ma questo è tipico dei mercati, e tu che sei un frequentatore antico e furbo lo sai - c'è molta paccottiglia, roba che non costa quasi nulla. Sai bene di che si tratta. Sai bene che sei nella cornice, in periferia, ai confini: devi penetrare nel mercato, infilarti dentro e perderti. Lo fai. Cammini, giri, guardi, tocchi. Pian piano a Stanley Market sale una costante angoscia, lenta appunto, ma sale, sale e non puoi fermarla. Tu se qui con il massimo della disponibilità che un venditore desidererebbe da un compratore, quel miscuglio perfetto che si può ottenere solo dal viaggiatore che si aggira nel mercato caratteristico con nella testa l'idea di comprare cose caratteristiche anche costose e di portare almeno un "pensierino" a una quantità di persone che man mano che il viaggio avanza si moltiplicano, ti vengono in mente con lucidità e si aggiungono, e ogni volta ti chiedi come fai a quel punto a non portare una cosina anche a quest'ultimo - una sciocchezza, sia chiaro, ma caratteristica. L'angoscia sale, strana, insieme allo stupore: ti sei addentrato, ti sei perduto come avevi chiesto a te stesso".Francesco PiccoloAllegro OccidentalePag. 171
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