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La Palazzina di Stupinigi.Piemonte (IT)-2a

Creato il 16 novembre 2012 da Annaemy @Annaemily2
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Una favola, un sogno…... lontana, in una sontuosa cornice verde, Stupinigi appare come una costruzione di sogno, quasi fosse la reggia del principe delle favole, anziché di Vittorio Amedeo II di Savoia, che pure era stato un bel giovane. Nel 1729, all'epoca in cui volle questa dimora, aveva 63 anni, (morirà nel 1732). Lo splendido complesso architettonico di Stupinigi si inserisce nel gusto europeo del Rococò, particolarmente diffuso in Germania (Dresda, Monaco, Wùzburg).


Dal 1715-1720 Juvarra era riuscito a modificare radicalmente il vecchio centro, intorno ai Quartieri militari, in via della Dora Grossa:

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i palazzi in mano al suo cantiere avrebbero tra poco mutato il volto di quel rettifilo, dove confluivano le contrade dei mercanti, tessitori, argentieri e stuccatori che, prima dell'Illuminismo, vedevano riflessa nella bellezza dell'architettura l'intelligenza dei loro mestieri.
159 a159160Sopra, alcuni particolari delle carte da parati del Salotto Cinese: nelle diverse scene campestri personaggi esotici si incontrano, giocano, sostano all’aria aperta. L’attenzione per le cineserie era stata suggerita da Juvarra già con il progetto per il Gabinetto Cinese in Palazzo Reale, ed era stato confermato a Villa della Regina oltre che nelle ville private e nel Castello di Govone. E il cantiere juvarriano, oltre il 1750. riprende quelle scelte raffinate. Il mobilio del salotto, tabourets laccati con profili e ornati argentati del più puro stile Luigi XV, indica un ambiente quasi certamente destinato all’ascolto musicale; vi era spazio per impostare scene improvvisate e le stesse carte da parati erano accompagnamento per tableaux vivants di soggetto esotico, gli stessi ricordati in quegli anni nei carnevali cittadini. Un grandioso corteo con “l’entrata dell’imperatore della Cina” si era svolto a Torino nel febbraio del 1749, e i due carri erano disegnati dallo scultore di corte Francesco Ladatte, operante nel più aggiornato gusto francese.L'architetto era intervenuto nei castelli di Rivoli e di Venaria, con modificazioni e arrangiamenti suggeriti dall'intelligenza del Settecento, a confronto diretto con le idee del modo classico, voluto dall'assolutismo.
161Una elaborata attenzione alla rocaille più raffinata si incontra in questa camera da letto dell’appartamento di Levante, con soffitto dipinto del Borra (1761) e ricche sopraporte con fiori e frutta a cascata di Michele Antonio Rapous (1763) (foto sotto), entro eleganti cornici intagliate e dorate. Specialista di ghirlande e bouquets, il Rapous coglie il disfarsi impercettibile delle cose con la delicata perizia e il virtuosismo tecnico tipico di un artigiano del Settecento: un velo di malinconia pervade forme e colori.162
Ma c'era spazio ormai per un progetto in grande, e Stupinigi si prestava, con l'apertura verso i boschi, per un programma più ambizioso, ormai proiettato nel gusto pittoresco, realizzato con l'attenzione più sensibile ai mestieri.
163Sopra, l’Anticamera dell’appartamento di Levante: vi sono riuniti cartoni del Molinari ed altri per arazzi tessuti dal Demignot su bozzetti del Beaumont, con soggetti di storia antica che riprendeva metafore risonanti per evidenziare le virtù del principe. Le tonalità robuste orientavano il mestiere brillante degli arazzieri.Le arti minori avevano raffinato le proprie tecniche in rapporto all'architettura e Juvarra le confrontava nei suoi cantieri, a Rivoli e a Stupinigi.
165L'intelligenza di Juvarra e del suo cantiere, che ricerca all'esterno le nuove proporzioni dello spazio settecentesco proiettato all'infinito nella luce della campagna, ripropone all'interno fughe ricorrenti con pareti luminose, e il valore assoluto dell'intonaco a velature. Lo dimostrano gli ambienti cui attende il Prunotto, che dirige il cantiere di Stupinigi dopo la partenza di Juvarra e la sua fine a Madrid, come l'Atrio (sopra) e la Galleria dell'Appartamento di Levante (sotto), legati all'ampliamento degli appartamenti.166Sopra, rispetto a Juvarra cresce anzi la sobrietà della decorazione affidata per le sculture di Diana, Atteone, e per il busto di Bacco (1771) al Remerò, autore anche dell'Atalanta e del Meleagro nell'atrio opposto e simmetrico a questo. Il confronto con i trofei di caccia del coronamento esterno si impone: qui la ripresa dell'Antico scioglie l'archeologia in una purezza arcadica, anche più semplice e morbida degli esempi francesi di Caffieri e di Houdon, secondo una maniera ormai corrente per le porcellane della vicina manifattura di Vinovo.Mentre procedevano i lavori, nel 1730 Vittorio Amedeo II abdicava dopo cinquant'anni di regno; aveva sposato la marchesa di Spigno rimasta vedova, e si era ritirato con lei a Chambery; stretto in una ridda di intrighi, per le dure interferenze del marchese d'Ormea, passerà in clausura forzata dal castello di Rivoli a quello di Moncalieri.
167Lo spettacolo visivo si svolge a Stupinigi con variazioni che alternano il ritmo della "fuga " all' "andante mosso ": ed è quest'ultimo il caso dell'Anticappella o Sala degli scudieri. La volta è affrescata dal quadraturista Mengozzi-Colonna con il veneto Crosato. Alle pareti (sopra) sono le "cacce" di Vittorio Amedeo Cignaroli eseguite tra il 1773 e il 1778; negli sfondi compaiono vedute delle residenze reali. Porte e pannelli con nature morte di volatili (1790) esibiscono un boisage su sfondo azzurro di mano del Vacca.Stupinigi si apriva a nuove feste: con un nuovo re, Carlo Emanuele III, e con la sposa Polissena d'Assia l'atmosfera della Palazzina, sottile e libera, avrebbe sempre più aderito alle mode europee.
169Sopra, il Salone Centrale affrescato dai Valeriani bolognesi, secondo la scenografia suggerita e rivista da Juvarra , crea un infittirsi di paraste, mensole e trofei, conchiglie, ghirlande e finte sculture.170Sopra, i simboli della decorazione rocaille, conchiglie e vasi fioriti ripresi dai repertori di Meyssonnier, puttini ed efebi dalle ali di Zeffiro, animano la finta architettura dipinta nel salone centrale dai Valeriani con la supervisione del Juvarra (1731-1733). Cornici e conchiglie esasperano l’intreccio con la linea sinuosa che il Settecento predilige.171Sopra, il piccolo passaggio che dal salone centrale conduce all’appartamento del re; la mano di Juvarra è riconoscibile nei particolari e nel “taglio” scenografico e luminoso dell’architettura.In quel modello che sarà la sua ultima opera a Torino, Juvarra riesce a introdurre il senso vitale di un'architettura che il Settecento voleva aperta nella luce della campagna.
172Sopra, il piccolo passaggio che collega il Salone Centrale all'Appartamento della regina; Juvarra imposta una visuale prospettica, sul filo della luce naturale, in cui protagonista è la sorpresa dell'improvviso espandersi dello spazio nella grandiosa scenografia del salone. Sotto, la volta del Gabinetto di toeletta della regina decorata con fitti motivi a grottesche; una policromia vivacissima, quasi un ricamo "bandera " che, per mano di Giovan Francesco Fariano, ritaglia viticci e aironi, angiolini e fiori dai toni accesi.173
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All'interno della Palazzina di Caccia la vita delle forme, sostenuta dalla mano degli artigiani, aderisce pienamente al segno del Settecento; intagli, pannelli dipinti, lampassi e sete, stoffe a catenella (riprese in recenti restauri), con variazioni che toccano l'affresco e i legni intagliati, incorniciano, o
"condensano", l'idea del giardino pittoresco; una vegetazione affiorante che si ritrova ancora come ossatura consistente in mobili e specchiere, un raro equilibrio sul punto di sfaldarsi negli ultimi decenni del secolo; è il caso dell'armadio-medagliere del Piffetti (foto sopra), un vero unicum, un capolavoro di questo ebanista che aveva conosciuto esempi romani e siciliani e a Roma era stato scoperto dal ministro sabaudo d'Ormea. Accanto ai mobili in materia pregiata ideati dal Piffetti e dai menusieri della sua bottega, si impongono a Stupinigi i mobili in materia semplice e povera ma aggiornatissimi per disegno e decorazioni; è il caso della libreria-scrivania del Bonzanigo (1780 circa) che dà il nome alla saletta (foto sotto): sulla tempera azzurra i motivi intagliati e stuccati in bianco traducono con perizia prestigiosa e con il rigore conciso tipico della borghesia piemontese, pergolati e grottesche "alla Berain "; l'eleganza neoclassica è evidente nel trofeo e nelle anfore del coronamento; le appliques laterali equivalgono a un commento più colorato. 175
Così inserita nel verde, in rapporto al giardino, al parco e ai boschi, la Palazzina di caccia concretava le dimensioni dello spazio ricercato dall'Europa del XVIII secolo. E protagonista a Stupinigi resta ancora oggi pensiero del Settecento.
La Palazzina di Stupinigi.Piemonte (IT)-2a
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Annaemy



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