La Paleodieta, versione estesa

Da Giulianoparpaglioni

Nel 2002 un ricercatore americano, Loren Cordain, ha pubblicato la prima edizione del suo libro1 più venduto: The Paleo Diet. Noto come la dieta del cavernicolo, la dieta del paleolitico, o più spesso come Paleodieta, il regime alimentare proposto da Cordain si è diffuso dal 2002 a livello globale, arrivando ovviamente anche qui in Italia. La maggior parte dei proseliti li ha fatti in ambito sportivo2, tanto che esistono versioni della paleo specificamente studiate per lo sport, ma è molto famosa anche in ambiti più casalinghi, ed è a questi che questo articolo si riferirà.

Cominciamo con lo specificare che, a differenza della Dukan e della Atkins, la Paleodieta non è una dieta chetogenica. Come già visto nell’articolo sulla dieta Atkins, questo tipo di diete è caratterizzato dal basso contenuto di carboidrati e dalla produzione di corpi chetonici nel sangue, dati dal metabolismo dei grassi. La Paleodieta ha invece un quantitativo di zuccheri troppo alto perché possano prodursi questi corpi chetonici. In ogni caso, la dieta risulta, in linea generale, abbastanza simile a queste. Gli alimenti concessi sono infatti quelli di origine animale: carni magre, pesce, crostacei, molluschi, uova, in più verdure, frutta, frutta secca; da evitare invece i latticini, le carni grasse e lavorate, i cereali, i legumi, i dolci3. È da notare la cura che Cordain mette nello scartare i cibi industriali: i suoi suggerimenti vedono l’esclusione anche di salumi, affettati, carni lavorate varie; questo è un altro punto che distingue la paleo da altre diete, che si limitano ad abbassare la quota di zuccheri.

Quando si intraprende un regime del genere ci si trova in uno schema tutto sommato salutare: carni magre, pesce, tantissima frutta, frutta secca e verdura fanno sì che la dieta difficilmente possa risultare dannosa per qualcuno. La mancanza di cereali e legumi si sente soprattutto dal lato edonistico, per cui il piatto di pasta diventa un’eccezione settimanale e la pizza è generalmente evitata. Esistono studi scientifici che riguardano questa dieta? Sì, e molte volte i risultati sono stati positivi. Uno studio pilota tedesco, per quanto limitato nel numero di persone esaminate e nella durata (due settimane), mostra come la Paleodieta abbia avuto un effetto migliore della dieta standard nel trattamento della sindrome metabolica4; una ricerca del 2014 confronta la Paleodieta con la dieta mediterranea riguardo al rischio di sviluppare uno specifico tipo di tumore intestinale, entrambe le diete risultano efficaci nel prevenirlo5; infine, la Paleodieta risulta più saziante, a parità di calorie, rispetto alla dieta mediterranea in pazienti con problemi cardiaci6.

Sembrano quindi non esserci problemi dal punto di vista squisitamente nutrizionale. Il fatto però è che i problemi ci sono, e sono molti, dal punto di vista concettuale. La Paleodieta commette lo stesso errore della dieta del Supermetabolismo: dice cose tutto sommato corrette, per i motivi sbagliati. Prima di tutto il nome: la Paleodieta si ispira all’alimentazione delle popolazioni primitive, che erano composte da cacciatori e raccoglitori. Non ho le conoscenze necessarie per dire se, effettivamente, il modo di mangiare sia simile a quello degli uomini del paleolitico, ma le ho per dire questo: pensare di trovare oggi gli alimenti che c’erano diecimila anni fa è una pia illusione. Non c’è frutto, non c’è verdura, non c’è pezzo di carne che possa essere anche solo lontanamente paragonato a quel che era mangiato allora, sono cambiati i valori nutrizionali, sono cambiati i modi di procurarselo e soprattutto siamo cambiati noi. Ogni generazione è diversa da quelle precedenti anche a livello cromosomico, dal paleolitico all’epoca contemporanea sono cambiate le nostre caratteristiche e la nostra società, non ha senso parlare oggi di dieta paleolitica. Inoltre anche la Paleodieta è impregnata di credenze popolari derivate dalla dieta alcalina: i latticini si evitano perché sono acidificanti, cosa che non ha alcun senso. Inoltre, sempre per il latte, si dice che non veniva mangiato nel paleolitico perché è un’invenzione umana di epoche successive, lo dimostra la presenza dell’intolleranza al lattosio. Anche se fosse vero che l’uomo paleolitico non mangiava latte, la presenza della tolleranza al lattosio dimostra proprio il fatto che siamo cambiati, che ciò che eravamo allora non corrisponde a quello che siamo adesso!

In conclusione, la Paleodieta è un regime alimentare che può essere seguito da molti: da escludere tutte le persone per le quali non si consiglierebbe una chetogenica, come chi ha problemi ai reni o al fegato, a causa dell’altro contenuto proteico. Può avere effetti benefici sulla salute, ma è impregnata di credenze al limite del religioso.

Per informazioni generali vedi Tutto quello che c’è da sapere sulla Paleodieta

Bibliografia

  1. Cordain L. The Paleo Diet: Lose Weight and Get Healthy by Eating the Food You Were Designed to Eat. J. Wiley; 2002:257. Available at: http://books.google.com/books?id=28xcNgAACAAJ&pgis=1. Accessed March 12, 2015. ↑
  2. Conte ct e l’Italia mangia anche di notte. Available at: http://www.corrieredellosport.it/calcio/italia/2014/09/03-375261/Conte+ct+e+l’Italia+mangia+anche+di+notte. Accessed March 12, 2015. ↑
  3. Cordain L. La paleo diet. Red Edizioni; 2008:93. Available at: https://books.google.com/books?id=LL03PwAACAAJ&pgis=1. Accessed March 12, 2015. ↑
  4. Boers I, Muskiet FA, Berkelaar E, et al. Favourable effects of consuming a Palaeolithic-type diet on characteristics of the metabolic syndrome: a randomized controlled pilot-study. Lipids Health Dis. 2014;13:160. doi:10.1186/1476-511X-13-160. ↑
  5. Whalen KA, McCullough M, Flanders WD, Hartman TJ, Judd S, Bostick RM. Paleolithic and Mediterranean diet pattern scores and risk of incident, sporadic colorectal adenomas. Am J Epidemiol. 2014;180(11):1088–97. doi:10.1093/aje/kwu235. ↑
  6. Jönsson T, Granfeldt Y, Erlanson-Albertsson C, Ahrén B, Lindeberg S. A paleolithic diet is more satiating per calorie than a mediterranean-like diet in individuals with ischemic heart disease. Nutr Metab (Lond). 2010;7:85. doi:10.1186/1743-7075-7-85. ↑

Fonte immagine
http://en.wikipedia.org/


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