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La panchina è lì, come ogni sera, vuota che mi aspetta.
Attende il mio arrivo, nel viale alberato, sotto l'ultimo sole del giorno, ancora caldo e piacevole, tanto da lasciarsi abbracciare. Gli ultimi scampoli di un'estate caldissima che piano piano se ne va. Lo si vede dalle prime foglie secche accartocciate che si spostano sospinte dalla brezza serale.
Seduto, da solo, parlo con qualcuno. Parlo di te, di me, di noi. Parlo, sì, ma non con te. E' a te che vorrei raccontare i miei pensieri, ed è da te che vorrei sentire parole che mi aiutino a capire.
Avevo messo a nudo il mio cuore e la mia anima con te e pensavo, speravo che anche per te fosse uguale. Credevo, ecco... è più esatto dire credevo che anche tu fossi sincera quanto lo ero io.
Non so più che pensare. Non mi rimane più nessuna delle certezze che fino a pochi giorni fa avevo cullato dentro me.
Ho scoperto che solo io credevo nella sincerità assoluta e la delusione è stata enorme, soprattutto perchè non riesco a capire un cambiamento tanto repentino.
Non si può da un giorno all'altro essere così radicalmente diversi.
Questo non capisco e vorrei che fossi tu a spiegarmelo, non un'altra voce, non un'altra persona, solo tu.
Ho pensato molto, ho riflettuto, ho pensato ancora ed ancora e poi ancora per giorni e soprattutto per lunghe notti solitarie, ma non ho ancora trovato una risposta plausibile, anzi non ho trovato nessuna risposta.
"Insisterò!" mi sono detto, ma non l'ho fatto ancora abbastanza...
"Concederò tempo!" ho pensato, ma forse il tempo non è bastato...
"Sparirò!" è l'ultimo tentativo... Forse mi cercherai e sarà più facile...
Nel frattempo, aspetterò.Come la panchina, rimarrò immobile ad attendere il tuo arrivo. Avrò pazienza, tenacia e sarò fermo nel mio intento, ma non so se riuscirò ad aspettare per sempre. Come una panchina in un viale all'inizio d'autunno.