“Il mondo è una polveriera in cui non è vietato fumare” diceva Dürrenmatt.
Un vero e proprio manifesto programmatico della precarietà a cui sottopone i propri personaggi.
Sono solo poche pagine quelle de LA PANNE, in cui troverete condensato il meglio dell’autore, con la sua visione tagliente sulla società, il mondo, il destino, il senso del potere.Adorabile
Basterebbero le prime folgoranti pagine per far amare questo libro, sulla possibilità che esistano ancora storie possibili, storie per scrittori. Con la certezza che basta una panne, un piccolo intoppo in un perfetto meccanismo, per cambiare la vita di un personaggio.
Da un grande maestro della letteratura, ecco
LA PANNE, di Friedrich Durrenmatt, Adelphi
Quattro pensionati – un giudice, un avvocato, un pubblico ministero e un boia – ammazzano il tempo inscenando i grandi processi della storia: a Socrate, Gesù, Giovanna d’Arco, Dreyfus. Ma è certo più divertente quando alla sbarra finisce un imputato in carne e ossa: come Alfredo Traps, viaggiatore di commercio, che il fato conduce un giorno alla villetta degli ex uomini di legge. La sua automobile ha avuto una panne lì vicino, ma lui non se ne rammarica, anzi: pregusta già il lato piccante della situazione. Si ritrova invece fra i quattro vecchi signori simili a «immensi corvi», che gli illustrano il loro passatempo. Traps è spiacente: non ha commesso, ahimè, nessun delitto. Niente paura, lo rassicurano, «un reato si finiva sempre per trovarlo». Bisogna confessare, dunque: «che lo si voglia o no, c’è sempre qualcosa da confessare». Tra squisite portate e vini d’annata, il gioco si fa sempre più allarmante, finché Traps scopre in sé l’artefice di un delitto che merita «ammirazione, stupore, rispetto», degno, anzi, «d’essere annoverato fra i più straordinari … del secolo» – un delitto capace di rendere «più difficile, più eroica, più preziosa» la sua meschina vita di imbrogli e adulteri. Ora, per la prima volta, quella giustizia che aveva sempre ritenuto «astratta cavillosità vessatoria» illumina il suo limitato orizzonte «come un immane, inconcepibile sole».
fresco in libreria, anche questa altra intelligente proposta:
FRIEDRICH DÜRRENMATT
Un angelo a Babilonia, Marcos Y Marcos
Una ragazza candida, sexy, arguta.
Un angelo trafficone,
l’uomo più povero al mondo
e il re di Babilonia.
Un intreccio di amori e seduzioni,
assurde utopie, ruoli capovolti.
Tutti sono innamorati di Kurrubi: da quando l’Angelo l’ha portata a Babilonia, fanno a gara per conquistarla.
Vie, piazze, giardini sono colmi di sospiri, traboccano di canti: banchieri che compongono poesie, burocrati che scrivono canzoni.
Ma il cuore di Kurrubi è impegnato; lei ama un mendicante che l’ha baciata in riva all’Eufrate e poi è sparito.
Appariva il più povero di tutti i mendicanti, più miserabile persino di Akki, l’ultimo mendicante di Babilonia, che fa dell’accattonaggio un’arte.
Quell’uomo così semplice e privo di ogni mezzo in realtà era Nabucodonosor, il re di Babilonia; si era travestito da mendicante per convincere Akki a cambiare mestiere.
L’accattonaggio è disdicevole, nel suo regno.
Di un re, però, Kurrubi non sa che farsene.
Potrà avere questa donna irresistibile soltanto chi avrà la forza di rinunciare alla politica, al potere, al denaro, per camminare con lei in una terra “unica per la felicità e i pericoli che contiene, multicolore e selvaggia, meravigliosamente ricca di possibilità”.
A colpi di dialoghi e frasi memorabili, la penna di Dürrenmatt cesella una clamorosa parodia su mondo, potere e libertà.