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La papessa giovanna

Creato il 02 novembre 2012 da Cultura Salentina

La papessa giovanna

Cicerone avrebbe esclamato: “O tempora, o mores” a significare il degrado cui, intorno all’anno 1000, si era ridotta la Chiesa. I papi cominciarono ad essere eletti non già da un conclave di cardinali, ma da giochi di palazzo e di potere. A Roma spadroneggiavano potenti e ricche famiglie non più controllate dalla forza imperiale. I Crescenzi da Spoleto ed i Tuscolo dalla Toscana si palleggiavano il potere mentre i papi toccavano il fondo dell’amoralità sprofondando nella corruzione e vivendo nel lusso più sfrenato che si possa immaginare. I depositari delle leggi mosaiche, i cultori dell’etica e della morale, si circondavano di servitori e concubine, allestivano pranzi luculliani e festini d’ogni genere e la mattina, dopo aver celebrato la messa, montavano a cavallo per andare a caccia seguiti da uno stuolo di cani e cortigiani.

Per farsi un’idea di quali fossero i tempi, basti pensare a un episodio che, seppur non veritiero, pure generò confusione persino nel novero e nel nome dei papi che furono ben 33 fra l’873 ed il 1003 tra antipapi e laici nominati appunto dalle potenti famiglie romane. L’episodio, passato alla storia, pare che trasse origine in un periodo posteriore a quello narrato e negli ambienti di Federico II, quando lo “stupor mundi” entrò, com’è noto, in conflitto con la Chiesa di Roma. Esso riguarda l’ascesa sul soglio pontificio di una donna: la papessa Giovanna.

Era costei inizialmente, una ragazza adottata da un chierico vagante e come un chierico appunto fatta vivere, con vestiti ed educazioni maschili forse per sfuggire agli stupri cui le donne andavano incontro durante le lunghe peregrinazioni. Comunque sia, la ragazza si fece strada negli ambienti ecclesiastici fino al punto di diventare papa col nome di Giovanni VIII, da non confondersi con il suo omonimo di cui ho parlato in un altro inserto.

Ma durante una processione pasquale, forse un Venerdì santo, il cavallo che trasportava l’incauta donna che evidentemente non conosceva l’uso degli anticoncenzionali, s’imbizzarrì e, per lo spavento, la papessa partorì per strada, svelando il suo segreto e pagando con la lapidazione la sua truffa. Il racconto doveva risultare convincente se anche Guglielmo d’Occam ci cascò.

Si narra ancora che, a seguito dell’episodio, per non incappare mai più in simili imposture, fu realizzata una sedia gestatoria, la sedia col buco appunto, attraverso cui il più giovane dei cardinali, quando veniva nominato un nuovo papa, infilava castamente la mano a verificare, con scrupolosa palpazione, l’esistenza degli attributi maschili rassicurando quindi gli astanti con la magica formula : “testiculos habet” o semplicemente “habet” per non incorrere in ulteriori errori d’identità.

Più certo naturalmente e storicamente accettabile, il ritorno ad una sovranità della Chiesa per l’elezione del pontefice, che tornò ad essere eletto da un conclave di cardinali con l’avvento di Ildebrando di Soana (papa Gregorio VII ), che cominciò quella “lotta per le investiture” che gli vide ccontrapposto Enrico IV e che si concluse con il concordato di Worms stipulato tra Enrico V e Callisto II nel 1121.


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