Dopo tanto tempo ho un capo che stimo.
Non è cosa di tutti i giorni, visto gli psicopatici certificati o a piede libero che ho frequentato negli ultimi tempi, e il fatto che sia accaduto mi riempie il cuore, davvero.
Lui è giovane e ambizioso, curioso, è sempre il primo ad arrivare e l'ultimo ad andarsene, ma soprattutto, per quanto possa essere stressato, ha tempo per ascoltare e per trovare una soluzione ad eventuali problemi. Anzi, non sono del tutto sicura che lui dorma, penso piuttosto che si limiti a rimuginare con le palpebre chiuse.
Lo stimo e lo stimereste anche voi se lo conosceste.
Dal momento che sono fermamente decisa a fare in modo che questo lavoro diventi La Mia Grande Occasione, un po' perchè inizio ad avere una certa età e non mi va più di farmi prendere per i fondelli, un po' perchè sono psicologicamente esausta e anche volendo non ce la farei a affrontare un ipotetico quarto lavoro in sei mesi, ce la sto mettendo tutta prendendo il mio capo come esempio.
Ce la sto mettendo tutta per essere come lui: per essere sempre sul pezzo, informata, efficace ed efficiente, organizzata, affidabile.
Tutte cose che cercavo di essere anche prima, intendiamoci, solo che adesso cerco di essere così all'ennesima potenza. A costo di farmi odiare da parenti e amici, che non possono contare nemmeno sull'unghia di tempo libero che riuscivo ad avere prima, e a costo di mettere da parte perfino il mio terzo romanzo in stesura (il 6 agosto scade il concorso "ilmioesordio" che prevede la pubblicazione con Feltrinelli come primo premio: ce la farò mai?).
Peccato che, senza star qui a trovare scuse patetiche, tra il mio capo e me ci sia una piccolissima differenza: lui è un uomo e io no.
Trascorrere così tante ore al lavoro, cercare di essere sempre un passo avanti agli altri significa essere una lavoratrice come prima cosa e solo dopo un'Amica, una Figlia e una Fidanzata. Gli uomini se lo possono permettere, le donne no.
Una donna deve alzarsi, buttare la spazzatura e riordinare, poi andare al lavoro, in palestra in pausa pranzo (perchè sennò è una di quelle che appena si sistemano si lasciano andare e si sformano stile balene spiaggiate), poi di nuovo al lavoro, fare tardi ad una riunione per dimostrare di essere affidabile, tornare a casa, preparare la cena, magari fermarsi a fare la spesa nel caso riesca ad uscire quando i negozi sono ancora aperti, sparecchiare, sorridere, guardare la tv per essere socievole, sfamare i pesci e dare da bere ai fiori e poi andare a letto a rimuginare con le palpebre chiuse. E ricominciare al mattino successivo.
Accade quindi che in breve tempo la suddetta donna sbrocchi.
Giovedì scorso parto per andare da un cliente e, come da procedura aziendale, accendo il navigatore per compiere il tragitto più breve, nonostante la sede del cliente sia poco distante da casa mia.
Ora non so bene se io capisca male o se proprio il navigatore non ci azzecchi, fatto sta che in breve mi ritrovo in una stradina strettissima nella quale non c'è modo di girarsi. Alla fine della stradina finalmente una piazzola, occupata solo da un vecchio che alle dieci del mattino si trastulla con un'amichetta a pagamento. Immaginate la vergogna mentre faccio manovra accanto al loro finestrino, cercando di guardare ovunque tranne lì, con l'auto aziendale e perfino un numero di telefono scritto in arial centomila verde su bianco sulla fiancata.
Passo tutta la mattina in giro, poi torno in ufficio e trovo un'email del capo nella quale spiega le modalità con cui verrà effettuato il trasloco nei nuovi uffici (il mio proverbiale culo mi ha fatta arrivare giusta in tempo per prestare le mie braccia possenti per la causa). L'email si conclude chiedendo a tutti la disponibilità anche per la giornata di sabato.
Io sono quella nuova, lui è il capo: chiaro che la mia disponibilità è disponibile al cento per cento. Ovvio.
Solo che per me il sabato è giorno di pulizie e la sola idea di lavorare fino a sabato compreso, domenica pulire e stirare e tornare al lavoro lunedì mi fa vomitare.
Decido quindi di tornare a casa in pausa pranzo come una furia e pulire tutto a tempo di record: ma chi è Topolino in Fantasia al mio confronto se non un poppante? Pare che le scope si moltiplichino, sono al massimo dell'efficienza e in sole due ore tutto torna pulito e splendente.
Poi mi guardo allo specchio e caccio un urlo perchè tutto quello che di me potevo distruggere è distrutto: ascelle pezzatissime, capelli come una scopa di saggina, occhiaie, pelle oleosa come una cotoletta e puzzo inspiegabilmente come un Sushi Wok. Mi faccio una doccia a tempo di record, poi mi improvviso pilota di formula uno e arrivo in ufficio con i capelli ancora umidi (per non dire bagnati di brutto).
E quando arrivo in ufficio rileggo l'email del capo e mi rendo conto che parla della PROSSIMA settimana e non di questa.
Sono decisamente esaurita.
Lavoro tutto il pomeriggio concentratissima, faccio tardi ad una riunione, poi torno a casa tardissimo e trovo FF sul divano che, bello come il sole, chiede "che cosa si mangia?". Subito dopo aggiunge perfino un "sei stata in palestra oggi? No, perchè è inutile che paghi l'abbonamento per poi non andarci".
FF è stronzo? No, non lo è affatto.
E' che generazioni e generazioni di donne prima di me, arrivando a ritroso fino a quell'ebete che si faceva trascinare per i capelli dentro una caverna, hanno abituato gli uomini in maniera pessima.
Non importa quanto lavoriamo, non importa a che ora torniamo a casa noi e a che ora torni a casa lui, ci sono compiti che spettano a noi. Punto.
Lavare, riordinare, sistemare, cucinare qualcosa che non sia un panino con l'affettato sono compiti nostri. Prenderci cura di lui è un compito nostro.
Non lo dicono apertamente, gli uomini, ma è così. Perfino i più progressisti, quelli che "amore, sei stanca, lascia perdere le faccende e vieni qui che ti massaggio i piedi" alla fine sono delle mezze fregature, perchè noi lasciamo le faccende impiantate, ci godiamo il massaggio, ma quello che abbiamo lasciato a metà col cavolo che lo finisce lui. E non lo finisce nemmeno il Fantasma Formaggino. Lo finiamo noi, dopo.
Quindi a chi dice che gli uomini sul lavoro hanno una marcia in più, io rispondo "col [##°!": penso che noi donne lavoriamo molto di più di un uomo medio, considerando tutta la giornata e non solo il tempo trascorso in ufficio, e alla faccia della marcia in più. Solo che in ufficio è come se cercassimo di correre un Gran Premio con il freno a mano tirato.
E questo freno a mano si chiama "stupida mentalità retrograda e sessista".
Se posso pertanto dare un consiglio alle donne in ascolto, dall'alto della mia quasi veneranda età di "ragazza adulta" è: se mai vi venisse in mente di fare qualcosa di carino per il vostro uomo, che ne so, una cenetta ricercata o anche solo di preparargli il borsone per l'allenamento del giorno seguente, non lo fate mai! Mai, capito? Nemmeno sotto minaccia di morte vostra e di tutta la vostra famiglia! Piuttosto martellatevi le mani e fatevi passare la voglia!
Questo perchè una volta che lo avrete fatto sarete finite e ci si aspetterà che voi continuate, col sorriso e i glutei tonici, a fare la stessa cosa nei secoli dei secoli amen. Diventerete semplicemente l'anello mancante tra la sua mano e la birra. E per le vostre figlie sarebbe lo stesso, e per le figlie delle vostre figlie uguale.
Ve la sentireste di essere odiate per sempre da tutte le donne che rincasano stanche dal lavoro?
La Redazione