La parola al popolo siriano

Creato il 10 settembre 2013 da Elena Babetto @BabettoElana
Abbiamo più volte constatato come negli ultimi periodi i mass-media italiani, europei e d’oltre oceano (es. New York Times) hanno concorso e concorrono a mal informare, volutamente o involontariamente, gli attuali spettatori di questa guerra civile con notizie non propriamente veritiere e pressoché di parte. Oltre tutto, a mio parere (e non solo mio), continua ad esserci una sorta di propaganda caotica sulla questione siriana che induce la popolazione a non capire più chi ha fatto cosa, perché e per ordine di chi, infangando la splendida rivoluzione di tutto il popolo siriano, che aveva cominciato pacificamente nel 2011 e che nonostante tutto continua a farlo. Se ne continuano a dire di tutti i colori a volte toccando il ridicolo (es. le armi chimiche sono state usate dai ribelli che, non sapendole adoperare, hanno causato quella strage) ma ben pochi cercano di capire il fulcro della questione, limitandosi ad ascoltare quello che gli viene detto dandolo per vero. Così tra le contrapposte opinioni dei vari Stati membri, tra l’attesa dell’Onu, tra l’ostruzionismo russo, tra le dichiarazioni forti del Papa mi chiedo il perché non venga mai presa in considerazione la volontà dei siriani, gli stessi che da due anni e mezzo stanno tentando una rivoluzione democratica. Mi sono chiesta e ho chiesto a componenti volontari di associazioni del popolo, a padri di famiglia e a donne universitarie (tutte di nazionalità siriano o italo-siriana) se auspicassero ad un intervento militare americano. E se così fosse, se temessero un ulteriore strage di civili visti gli interventi americani avvenuti nei paesi limitrofi. Mi è stato risposto che sono ormai due anni che chiedono aiuto e sostegno armato per riuscire a contrastare l'esercito di Assad e che sono stanchi delle ipocrisie occidentali e dei finti interessamenti per tutti i civili che finora sono stati massacrati e uccisi. L’esercito del popolo non vuole e non ha mai chiesto un intervento militare esterno perché vuole personalmente essere l’ artefice della liberazione del loro stesso paese. Paese che amano e che vogliono tornare a vivere e popolare. Purtroppo come ho scritto sopra sono passati due anni e ad oggi la situazione siriana è diventata una tragedia umanitaria. È chiaro quindi che oltre all'aiuto militare, è forte il bisogno di un aiuto umanitario sotto tutti i punti di vista (alimentare, igienico, medico e psicologico, culturale, affettivo, etc). Successivamente ho chiesto informazioni sui gruppi terroristici che si sono infiltrati nella guerra civile (jihadisti e alqaidisti) e mi è stato riferito che la loro presenza è numericamente insignificante in quanto il popolo siriano, se armato e sostenuto dall’occidente, riuscirebbe senza problemi a neutralizzarli e a disfarsene. Il problema è che il popolo non è militarmente preparato per difendersi dignitosamente e quindi si trova a dover combattere sia contro i gruppi jihadisti radicali sia contro le milizie di Assad che mirano alla frammentazione della Siria e all’inasprimento della violenza. E’ evidente quindi che la presenza di queste fazioni terroristiche è utilizzata dai telegiornali per intimorire la popolazione mondiale e per giustificare il perdurare del non intervento. Al contrario (ed ecco il continuo caos) l’oltrepasso della linea rossa lo giustificherebbe eccome nonostante la presenza scomoda di una Russa gonfia di interessi che si oppone completamente. Il punto è un altro. L'opinione e la volontà del popolo stesso vittima di due anni di morte e devastazione conta qualcosa? Se non conta vorrei sapere il perché altrimenti l'unica spiegazione plausibile è sempre la stessa: la speculazione delle grandi potenze. Questa guerra, qualunque guerra va al di là del popolo (usato e sfruttato come pretesto) ma viene esclusivamente attuata per scopi economici internazionali. Quello che noi occidentali dobbiamo capire è che il popolo siriano è in grado di costruire un modello di un domani alternativo e democratico senza l’ingerenza straniera e che la convinzione che gli unici due maggiori rappresentati politici sono esclusivamente Assad o gli jihadisti deve finire.

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