Ci segnalano un articolo de il Fatto Quotidiano, dove una giornalista faceva delle domande ai lettori sul loro modo di percepire le donne, la violenza di genere e la loro sessualità . Il post è nato come una richiesta di dialogo sulla violenza, un approccio per sradicarla partendo dal dialogo come strumento di prevenzione, quella che dovrebbe essere attuata quotidianamente anche da famiglie e scuole nell'educazione dei figli, soluzione che sarebbe più efficace, simile ad un esperimento gia' attuato con successo da una giornalista inglese sulla violenza sessuale.
Le risposte rivelano uno spaccato imbarazzante del nostro Paese che rivela come la nostra cultura italiana faccia fatica a sradicare il fenomeno del maschilismo, della sudditanza delle donne e della violenza di genere: da una parte c'è chi ritiene che << la violenza non gli riguarda perché compiuta da una percentuale esigua di uomini>> e che << riguarderebbe alcune persone malate mentali>> dall'altra c'è una grandissima percentuale, quale considera che la ricerca di dialogo circa questi temi come una sorta di criminalizzazione dell'universo maschile, attuato da una propaganda femminista che alberga in questi ultimi anni sul web. Secondo molti lettori, denunciare la violenza contro le donne equivale a criminalizzare l'intero genere maschile, contribuendo anche a criminalizzare non solo noi ma anche quelle che denunciano e chiedono giustizia, contribuendo a incoraggiare il fenomeno (non a caso proprio per questo, molte associazioni neo-maschiliste cercano di far passare la maggior parte delle violenze sotto il nome di "false accuse" e chiederne il riconoscimento giuridico della Pas).
Subito dopo mi sono chiesta: Se la violenza di genere non riguarda gli uomini, poichè sono alcuni dei loro co-genere a compierla a chi riguarderebbe? Poi ho trovato una risposta. Secondo la maggior parte dei lettori italiani la violenza non riguarda gli uomini, ma la colpa sarebbe sopratutto delle donne che propendono a scegliere compagni violenti.
Non mancano i commentatori/commentatrici che considerano < >.
La violenza come tendenza innata nell'uomo rispetto alla donna [...] la produzione di testosterone può sfociare in manifestazioni di violenza animale incontrollate>>. In poche parole gli uomini sono violenti perché sono uomini e non per fattori culturali. Oltre che un'offesa mi pare anche un'attenuante antropologica, che rischia di lasciare prive di movente le tantissime violenze di genere e femminicidi nel nostro Paese
Infine ci sono quelli che sostengono che << anche le donne sono violente sopratutto con gli uomini e sopratutto con i bambini>> come se una ricerca di dialogo maschile equivalesse ad una forma di schematizzare i ruoli di genere come "maschio violento" e "femmina vittima", mentre non è così ma si parlava solo di uno dei tanti fenomeni che non sono certo marginali o poco importanti ma rappresentano una vera e propria emergenza in Italia.
Le donne italiane poi sono sole perché non c'è giustizia per porte uscire dal tunnel della violenza, sole perché non c'è nessuna intenzione né volontà da parte delle istituzioni a contrastare il fenomeno alla radice. Che anche i nostri parlamentari la pensassero così ?
Eppure noi donne denunciamo spesso la violenza, parliamo spesso di questo fenomeno, mentre pochi uomini sono disposti a discuterne senza sentirsi in qualche modo responsabili o coinvolti come carnefici, penso alle associazioni come Maschile Plurale a blogger come Andrea, ad Ico Gasparri che si impegna contro la pubblicità sessista, a Lorenzo Gasparrini, a Davide Insinna (di No alla violenza sulle donne pagina ufficiale) e così via. La domanda che vorrei fare è perché altri uomini (la maggioranza) si sentono in qualche modo sotto accusa quando una donna chiede a loro di poter discutere sulla violenza e lanciare un messaggio positivo contro i violenti?
Chi si sente minacciato arrivando a credere che una giornalista stia proferendo un'accusa nei confronti dell'universo maschile solo perché chiede che gli uomini escano dal silenzio e siano solidari nei confronti di chi subisce violenza e condannare i violenti significa "avere la coda di paglia". Un uomo che non compie violenza o che non ha mai violentato una donna non si sentirebbe mai minacciato dalle pacifiche e innoque domande della Lanfranco.
Allora mi chiedo: quanto è radicato, taciuto e accettato in Italia il fenomeno della violenza di genere per arrivare a portare tantissimi uomini ad astenersi dal prenderne parola, perché si sentono minacciati o quasi per paura di venir giudicati?
Ritengo pericoloso che proprio nel momento in cui le donne stanno iniziando ad uscire dal silenzio, aumentano tali prese di posizioni aggressive, facendo finta che la violenza sulle donne non esiste o comunque tabu'. Vorrei che a questo post commentassero solo uomini. Accetto tutti anche i più maschilisti (ma non gli insulti) perché vorrei dialogare con loro per capire le ragioni di questa minaccia che avvertono.