La parola io
è un'idea che si fa strada a poco a poco
nel bambino suona dolce come un'eco
è una spinta per tentare i primi passi
verso un'intima certezza di se stessi.
La parola io
con il tempo assume
un tono più preciso
qualche volta rischia
di esser fastidioso
ma è anche il segno
di una logica infantile
è un peccato ricorrente ma veniale.
Io, io, io ancora io.
Ma il vizio dell'adolescente non si cancella con l'età e negli adulti stranamente diventa più allarmante e cresce.
La parola io
è uno strano grido che nasconde invano
la paura di non essere nessuno è un bisogno esagerato
e un po' morboso
è l'immagine struggente del Narciso. Io, io, io e ancora io.
Io che non sono nato per restare per sempre confuso nell'anonimato io mi faccio avanti non sopporto l'idea di sentirmi un numero fra tanti ogni giorno mi espando io posso essere il centro del mondo.
Io sono sempre presente son disposto a qualsiasi bassezza per sentirmi importante devo fare presto esaltato da questa mania di affermarmi ad ogni costo mi inflaziono, mi svendo io voglio essere il centro del mondo.
Io non rispetto nessuno se mi serve posso anche far finta di essere buono devo dominare sono un essere senza ideali
assetato di potere
sono io che comando
io devo essere il centro del mondo.
Io vanitoso, presuntuoso esibizionista, borioso, tronfi o io superbo, megalomane, sbruffone
avido e invadente
disgustoso, arrogante, prepotente
io, soltanto io ovunque io.
La parola io
questo dolce monosillabo innocente
è fatale che diventi dilagante nella logica del mondo occidentale forse è l'ultimo peccato originale.
Io.