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Nel corso degli anni il cinema di Ken Loach sembra essersi molto ammorbidito, pur mantenendo inalterati i temi, le ambientazioni e i protagonisti.
Se fino a un certo punto della sua carriera, il regista britannico ci aveva abituati a drammi sociali in piena regola, sostanzialmente privi di redenzione e dai toni piuttosto dolorosi, per quanto intrisi di una straordinaria tenerezza (si pensi ad esempio a Riff raff, ma anche a My name is Joe e a Sweet sixteen), negli ultimi anni i suoi film virano decisamente verso la commedia.
Parliamo ovviamente di una commedia che non rinuncia a descrivere le profonde contraddizioni della società britannica (e non solo britannica!), i danni provocati dalle politiche liberiste, le difficoltà dei vecchi e nuovi esclusi, ma lo fa con ironia e leggerezza.
In La parte degli angeli la storia è ambientata a Glasgow e protagonisti sono quattro piccoli criminali ed emarginati per i quali il giudice ha convertito la condanna detentiva in lavori socialmente utili. In particolare, l'attenzione si focalizza su Robbie (Paul Brannigan), che aspetta un figlio dalla sua compagna Leonie (Siobhan Reilly), ma deve vedersela sia con la famiglia di lei che è contraria a questo legame sia con il suo passato violento.
Il riscatto arriverà da Harry (John Henshaw), l'assistente sociale che introdurrà Robbie ai segreti del whisky e gli darà inconsapevolmente l'idea che segnerà l'inizio del riscatto per il giovane.
Quella di Loach in fin dei conti è una fiaba, e Loach lo sa benissimo. Ma le fiabe sono tanto più necessarie in un mondo come il nostro in cui, se da un lato tutto sembra possibile, dall'altro le prospettive si fanno sempre più cupe, soprattutto per le fasce più deboli della popolazione. Ken Loach sembra volerci suggerire di provare a sognare un finale diverso.
Nella lavorazione del whisky la parte degli angeli è quella che va persa a causa dell'evaporazione, il piccolo prezzo che bisogna pagare per poter ottenere la preziosa miscela.
Robbie e gli altri sono la parte degli angeli della società, quella che può andare persa, anzi che - in qualche modo - deve andare persa per garantire la serena e opulenta sopravvivenza degli altri.
Nel film di Loach Robbie e i suoi tre compari decidono di fare propria quella parte perduta, sottraendola al più raro e prezioso whisky mai prodotto, per riappropriarsi della propria stessa vita.
Loach ci ripete da decenni che il socialismo è necessario per dare un'esistenza dignitosa a tutti, per offrire un'opportunità anche a chi si è perso o a chi non è nato sotto una buona stella, per evitare il dominio assoluto della logica del denaro e dell'interesse privato.
Questo sogno è ancora possibile? Loach sembra credere ancora nelle persone, nella solidarietà, nell'ironia come strumenti per cambiare il mondo. Ma certo per cambiare le cose un aiutino - come nel caso di Robbie & co. - ci vuole.
Voto: 3,5
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