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La parte più felice della vita

Da Cristiano @sosmammo
"Adesso partiamo per il mare. Ci divertiremo. Ma poi, quando torniamo, ricordati che dovrai andare all'asilo". Prendo spunto da una frase sentita dire da una madre al figlio alla vigilia delle vacanze per fare qualche riflessione. Il periodo della spensieratezza, della mancanza di impegni onerosi e di pesanti responsabilità, la parte dell'esistenza che da grandi si ricorda come la più felice: quella della fanciullezza dovrebbe essere davvero la stagione più bella, per ogni persona, bambina e adulta. Un'estate eterna oppure, leopardianamente, un sabato a cui mai debba seguire una domenica anticipatrice dell'inizio di una nuova settimana di fatiche o di noia. Un momento infinito che non sia mai, nemmeno con la fantasia, minimamente precursore del mondo che appartiene agli adulti.  Dovremmo lasciar giocare i bambini e godersi il proprio tempo, senza dar loro pensieri per il futuro, preoccupazioni per un'età che ancora non hanno. Dovremmo consentire loro di vivere alla giornata e invece prenderci noi, genitori e gente cresciuta, il carico dei problemi che un giorno potrebbero riguardarli e assumerci al posto loro pensieri e responsabilità. Invece, mi accorgo con grande tristezza di quanto sempre più le famiglie e la società pretendano di circondarsi di piccoli adulti al posto di figli per i quali preoccuparsi e rispondere in prima persona. I bambini mi appaiono, in quest'ottica, come abbandonati o, perlomeno, ad essere messo da parte e dimenticato mi sembra sia proprio il loro lato più fanciullesco. Suppongo che noi adulti, presi dalla frenesia di arrivare chissà dove e di realizzare chissà cosa, stiamo accorciando drasticamente il periodo più sereno dell'esistenza dei nostri figli.  Forse ormai riteniamo superflua la fanciullezza, inutile la spensieratezza, non 'funzionale al progetto' questo periodo fatto soltanto di 'distrazioni'. Probabilmente crediamo che il bambino, da persona infantile quale per definizione è, sia 'incoerente' con l'adulto che dovrà essere e temiamo la possibile contaminazione e continuità fra un prima 'poco serio' e un auspicabile dopo fatto obbligatoriamente di 'alta professionalità'. Penso che noi adulti stiamo riuscendo con grande facilità a perdere qualcosa di prezioso e che abbiamo già vissuto e dimenticato: la parte più felice della vita dei nostri figli.

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