La partita di pallone (1)

Da Hombre @LaLineadHombre
Registrare la partita per poi vederla a comodo non è la stessa cosa che vederla in diretta.Una volta, davanti al fenomeno calcio potevi distinguere la donna perché era colei che ti chiedeva Dove sono? oppure perché non conosceva la regola del fuorigioco. Adesso è quella che non arriva a comprendere l'enunciato di cui sopra.
Intanto è arduo arrivare all'orario in cui puoi sederti comodamente sul divano e dare il play alla registrazione senza sapere il risultato.Poi, se la squadra per cui tifi è quella della tua città, i chiacchiericci della domenica pomeriggio sono intrisi di mezzi commenti e da qualunque parte tu sia, perché da qualche parte in pubblico sarai pure, metti una sagra, metti l'Ikea, metti le terme, ci sarà qualche cazzone con lo smartcosoplus1gmt) o un cavernicolo colla radiolina che urlando o inveendo darà la stura alle tue derive interpretative che, comunque, ti rovineranno il pomeriggio e delle quali cercherai applicazione a posteriori davanti al match (Gol? Vuoi vedere che l'annulla, sennò perché quel tizio smadonnava).E se la squadra gioca in casa? Tu torni bel bello dal tuo picnic a Villa Demidoff quando passa una cabrio con un demente in piedi, solitamente non il guidatore, che ha una bandiera legata al collo in segno di giubilo. Valla a guardare adesso la partita, sai che soddisfazione.Ma anche, ammesso e non concesso, che tu riesca ad appagare il tuo bisogno d'ignoranza, al costo di trascorrere un pomeriggio in isolamento evitando come la peste i gruppetti maschili i bar e altre forme di vita sociale attaccabili dal germe pallone, e al via della partita tu sia nella condizione ideale di visione, il problema vero e insormontabile sta nel fatto che ciò che ti appresti a guardare è già successo.Un film è un film e, per quanto tu possa assistere alla sua prima mondiale, è già stato diretto, girato e montato. Così resta. Ma un incontro di calcio in diretta no, deve ancora sbobinarsi davvero e se, per esempio, ti fischiano un rigore contro puoi sperare, pregare, invocare il tuo dio, o il laico artefice dei destini del mondo, puoi cercare di sovvertire la trama con la forza del tuo pensiero pure se non sei Uri Geller. Puoi inginocchiarti davanti allo schermo e implorare che quel tiro finisca alle stelle a far compagnia alla palla di Roby Baggio a Pasadena (ma lo vogliamo dire che prima di lui avevano sbagliato dal dischetto anche Baresi e Massaro? E diciamolo!). Puoi influire, ecco.E invece se te la sciroppi registrata hai l'arrendevolezza dell'impotente, la mesta consapevolezza di chi nulla può e, al cospetto del rigore contro, sai perfettamente che ci sarà stato un tifoso avversario, da qualche parte di mondo in uno stadio o in salotto, che, mentre tu ti districavi nei labirinti svedesi tra una Billy e un'Expedit (2), si sarà inginocchiato deferente al dio del calcio nell'orazione fai entrare questo pallone.
E allora, da' retta a me, vattene pure all'Ikea e non programmarla nemmeno la registrazione, e al primo neandertaliano che incontri con la radiolina all'orecchio e l'auricolare rosa sporco chiedi quanto stanno e va bene così.
(1) Rita Pavone (5) s'è rifatta tutta e i miei colleghi hanno promosso la mozione riportiamola tra le Xabili (3).(2) L'Expedit è il paradigma della bellezza, è l'auspicato incontro della semplicità con il gusto, è la liberazione dello spazio nel tempo, è la perfezione della linearità e dell'essenza. L'Expedit è per l'arredamento ciò che uno spaghetto al pomodoro è per la cucina e quello che un racconto di Carver è per la letteratura. È l'amore per la tua compagna di banco, è l'erba verde di un prato alpino, è un pallone di cuoio da pigliare a calci. (3)(3) Sto (ancora!) cercando di venire a capo di Infinite Jest e sono nella mia fase note. (4)(4) Vedi nota 3.
(5) A casa mia giocavamo con le somiglianze, mia sorella era Rita Pavone, mio padre era Claudio Villa e mio zio era Pippo Baudo. Invece mia mamma, devo dirlo, mia mamma era Nicoletta Orsomando.

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