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Cosa c'è in Paradiso?
Il Paradiso, almeno nell'immaginario comune, dovrebbe essere il luogo dove non esiste alcun male, dove le anime raggiungono la pace e la luce."Il Paradiso" è anche il nome del piroscafo su cui è ambientato il romanzo "La passeggera" di Daniela Frascati [Scrittura & Scritture].
Per il capitano Ippolito Zocalo, la nave è un universo perfetto dove lui domina sul resto dell'umanità suddivisa in prima, seconda e terza classe. Unico dio sul quel paradiso galleggiante, Zocalo applica delle ferree leggi di discriminazione, quasi a volersi proteggere dal contatto con il popolo, nel timore di essere contagiato dall'umano sentimento della pietà. Nel suo universo perfetto, ci sono il secondo ufficiale Isidoro Chieli al suo primo viaggio, e il medico di bordo, il dottore Nerio Ferrer.
Nell'ordine perfetto che il capitano crede di aver imposto, però, accade qualcosa. O meglio, qualcuno. Una bambina magra, scura, coi capelli indomabili e occhi di pece, immensi come il buio della notte e altrettanto impenetrabili. Si chiama Aquilina e avrà forse sei anni, ma nessuno può esserne sicuro. Viaggia da sola, con una targhetta attaccata al polso con su scritto un indirizzo a cui consegnarla una volta arrivati in America. Aquilina non parla e gli altri bambini della terza classe se la portano appresso nelle loro scorribande perché la temono, hanno paura dei suoni gutturali, animali, che emette al posto delle parole, ma non stabiliscono un vero contatto con lei.
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Come per Aquilina, nessuno può esserne sicuro e, pian piano, la sua immagine superficiale si sfalda a favore di una verità più profonda e infinitamente più pericolosa. Ma, a quel punto, cosa è rimasto del Paradiso?
Il libro di Daniela Frascati racconta di un viaggio ma è esso stesso un viaggio, dal vecchio al nuovo mondo, dall'esterno all'interno, dalla superficie agli abissi dell'animo umano. Dal Paradiso all'Inferno.
Fin dalle prime pagine, nella descrizione dell'ordine e della perfezione, l'autrice trasmette al lettore un tranquillo stato d'ansia, niente di troppo angoscioso, sia chiaro, ma innegabilmente serpeggia un sentimento di inquietudine che non sapete bene da dove viene.
"La passeggera" non è un libro facile, è bene che ve lo dica, ma porta con sé quella complicata natura di cui è fatto l'animo umano, sempre in lotta tra il bene e il male, tra il pregiudizio e la verità, per quanto questa possa essere crudele.
Ad un certo punto, mentre leggevo questa storia, mi sono resa conto che, anche la vita all'apparenza più perfetta e paradisiaca - come lo è il piroscafo del capitano Zocalo - nasconde in sé una miriade pressoché infinita di gironi infernali in cui tutti possiamo cadere.
La scrittura di Frascati è semplice e potente, allo stesso tempo: io ho adorato tutti i nomi dei personaggi, nomi forti, non comuni, che portano in sé il destino di chi li porta.
La bellissima copertina, ora che la guardo meglio a fine lettura, nasconde un indizio sul finale.
Che in fondo, per quanta inquietudine e oscurità possa esserci, c'è sempre una luce che ci raggiunge. Sta a noi fare un passo avanti e immergerci nell'assoluta e rassicurante mancanza di ombre.
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