“Dopo una lunga attesa, il signor Christopher Ross, l’inviato personale del Segretario generale delle nazioni Unite per il Sahara, è passato dai campi saharawi nella zona di Tindouf algerina, nei quali si è detto che ha girato per vedere le realizzazioni del Fronte Polisario sul terreno.
La sua anormale accoglienza era nel campo “Aousred” e non nel campo “Smara”, come era previsto, per non vedere le proteste in corso in questo ultimo campo. Ross ha terminato la sua visita senza incontrare i rappresentati dei manifestanti concentranti in sit-in all’oltranza davanti agli uffici del Commissariato per i Rifugiati incaricato dello scambio delle visite e la costruzione della fiducia.
Dopo, Ross è passato da Nouakchott capitale della Mauritania dove ho la residenza e dove sto soffrendo da più di tre anni dalla separazione familiare, il divieto di viaggio e l’attività politica.
Siccome aspettavo una sua risposta della sua promessa a me data nella sua precedente visita (ottobre 2013) che provvederà con le parti interessate una regolarizzazione volta al raggruppamento della nostra famiglia. Per procurare i fattori della realizzazione di questa promessa ho sospeso la mia protesta davanti all’ufficio dell’ACNUR a Nouakchott e ho smesso la mia attività mediatica, al punto che non potevo nemmeno pubblicare un comunicato di sdegno (quello il minimo della credenza) quando il piombo di miliziani del ministero del Polisario e le forze dell’Esercito algerino, colpiva la vita dei nostri figli a Sabti e Nouqtat 75 nei territori algerini che racchiude i campi saharawi, e vietano i loro familiari e loro amici di montare le loro tende e di protestare davanti alle sedi dell’ACNUR, malgrado le proteste del Polisario e della diplomazia algerina che hanno coinvolto le organizzazioni internazionali sullo smantellamento del campo “Gdeim Izik” e il caso del decesso di “Said Denbar” con un colpo di fuoco.
Se il mondo è preoccupato oggi del caso dell’embargo del campo “Al yarmok” che raggruppa rifugiati palestinesi in Siria, il caso dell’embargo dei campi di profughi saharawi sul territorio algerino non è per l’appunto diverso per niente. Non ha bisogno di prova ma ha bisogno in modo urgente che il mondo e in particolare la mass media e le organizzazioni internazionali dei diritti dell’uomo di andare a vedere le procedure della sicurezza eccesiva che le autorità algerine e il Polisario hanno iniziato nel cuore della primavera araba per proibire ogni eventuale protesta, con la pretesa di la sicurezza dei campi dopo il rapimento di cooperanti stranieri (ottobre 2011) in circostanze non chiare sulle quali l’Algeria e Polisario non si sono affermati ancora. Procedure cominciate con la costruzione dei muri di sabbia attorno ai campi, e dietro questi muri accerchiate da basi militari algerine in tutte direzioni, poi sono stati incaricati i miliziani del Polisario per assediare i quattro campi, oltre alle forze della gendarmeria, la polizia all’interno di ogni campo.
Ross è passato nelle sue tre prime stazioni: Algeria, campi di Tindouf e Mauritania, rifiutando di ascoltare ogni voce fuori del rango del Poliasrio e Algeria.
Il paradosso che è stato detto che Ross abbia incontrato la delegazione saharawi negoziante composta da persone non hanno alcuna relazione con il conflitto, queste persone ci sono esodi dal nord di Mauritania, dalla zona di Tindouf algerina e altre non sono nemmeno provenienti di tribù saharawi.
Con il suo passaggio, la speranza dei figli di Saguia Alhamra e Oued Eddahab è stata vaporizzata quelli che si sono trasferiti ai territori algerini nella metà degli anni settanta, nel trovare chi ascolta le loro sofferenze oppure chi li fanno partecipare nella discussione sulle soluzioni della loro autodeterminazione.
Per sbloccare l’embargo sulle nostre famiglie e sulla mia persona, e poiché la mia causa è ancora sospesa malgrado tutti i miei tentativi con l’ACNUR, oltre al rifiuto del Ministero dell’Interno mauritano di concedermi un passaporto e la rinuncia dell’ambasciata algerina di prolungare la durata del mio vecchio passaporto scaduto presenterò una demanda alle autorità marocchine tramite la loro rappresentanza diplomatica in Mauritania per concedermi un passaporto come hanno fatto tantissimi saharawi che vivono nel territorio che hanno vari punti di vista.
I nostri familiari subiscono l’embargo, l’eliminazione e la fame. I nostri familiari sono usati dall’Algeria per difendere i propri interessi nella regione a scapito degli interessi di nostri familiari che non li trovano mai fuori il loro territorio qualunque siano le loro rivendicazioni. I nostri familiari hanno bisogno di chi ascolta la loro voce e apporta le loro sofferenze all’opinione pubblica, come abbiamo bisogno di godere il nostro diritto alla circolazione e all’espressione della nostra opinione con tutta libertà”.
Chi è Mustapha Salma Ould Sidi Mouloud? Quale è la sua storia?
Il 6 ottobre 1979, quando aveva appena 11 anni, Mustapha Salma Ould Sidi Mouloud fu rapito dalla sua città natale, Smara in sud del Marocco, con sua madre e quattro sue sorelle da una milizia del Polisario armata dall’Esercito algerino e il regime del Gheddafi, che uccise altre due sorelle e ferì il padre, uno sceicco molto rispettato della grande tribù dei Reguibat Labeihat, e che abita tuttora a Smara.
Egli venne poi deportato in Algeria nei campi di Tindouf, poi seguì un corso scolastico e universitario, ottenendo una laurea in fisica, prima di qualificarsi col grado di ufficiale dalla scuola di Polizia di Algeri nel 1991, all’età di 23 anni.
Successivamente Mustapha Salma avanzò nella gerarchia del Polisario, diventando Direttore centrale della “Sicurezza pubblica e delle investigazioni”, poi segretario generale e ispettore generale della polizia.
Nel 2010, dopo una visita familiare in Marocco, ove era entrato Mustapha Salma Ould Sidi Mouloud ha annunciato, nel corso di una conferenza stampa tenuta il 9 agosto a Smara, che intendeva aprire il dialogo col Marocco sull’iniziativa di autonomia.
In tre decenni, Laayoune, Smara, Boujdour, Dakhla, una volta erano villaggi quasi deserti, sono diventati veri e propri centri urbani con conseguenti cambiamenti e miglioramenti sulla qualità della vita delle persone.
Mustapha Salma si rende conto della perversità della propaganda Polisario che oscura volutamente la situazione nel Sahara per mantenere la sua presa sulla popolazione nei campi di Tindouf.
Mustapha Salma giunge quindi alla conclusione che la soluzione definitiva del conflitto del Sahara risiede nel piano di autonomia proposto dal Marocco, e ha deciso di tornare a Tindouf per spiegare e difendere il piano.
Egli ha chiesto alla direzione del Fronte di lasciargli esprimere liberamente le sue opinioni all’interno dei campi, dove lo aspettano sua moglie, i suoi quattro figli e due fratelli. Prima di lasciare il Marocco.
Mustapha Salma Ould Sidi Mouloud è stato arrestato il 21 settembre 2010, lo stesso giorno del suo rientro nei campi di Tindouf e la sua famiglia è stata torturata. Nonostante la protesta internazionale ed i diversi appelli per la sua liberazione, Mustapha Salma Ould Sidi Mouloud è stato ristretto in un luogo desertico in Algeria, privo di ogni diritto di circolazione.
Sotto la pressione di organizzazioni non governative per i diritti umani e media internazionali, il Polisario è costretto a rilasciarlo nel mese di dicembre 2010. Il fronte separatista, però, rifiuta al suo ex dirigente il diritto di raggiungere i suoi bambini, rimasti nei campi di Tindouf.
Su insistenza della richiesta di un rientro di Mustapha Salma a Tindouf, l’ACNUR ha trovato un compromesso con la promessa di un soggiorno temporaneo sul territorio della Mauritania in attesa di una soluzione duratura e permanente.
Dopo sei mesi di esilio mentalmente estenuante, Mustapha Salma ha iniziato un sit-in davanti agli uffici dell’ACNUR a Nouakchott per chiedere la fine di tale assurdità.
Nell’ottobre 2012, Mustapha Salma è stato ascoltato da Christopher Ross, l’Inviato personale del Segretario generale dell’ONU per il Sahara nella sua visita in Mauritania.
L’unico torto commesso da Mustapha Salma è di avere espresso un parere contrario alla posizione del Polisario sul conflitto nel Sahara, annunciando pubblicamente il suo sostegno all’iniziativa marocchina sull’autonomia.