Molti appassionati di calcio, oltre a essere arrabbiati con noi per la superficialità d'analisi, potranno essere almeno e - di contro - contenti di trovare (in pillole) nel nuovo libro di Franz Krauspenhaar “La passione del calcio” molte delle loro vicissitudini. Di stati d'animo. Perché l'autore ha voluto dare questa volta alle stampe. A creare “un romanzo autobiografico sull'Italia calcistica degli ultimi cinquant'anni”; ma letta attraverso gli occhi d'un tifoso non tifoso, anzitutto. Certamente non d'un ultra. Eppure d'uno che ha l'occhio molto attento e, diciamo appunto visto il genere di che tratta, allenato. Krauspenhaar, autore di “Era mio padre” “Le cose come stanno” “Cattivo sangue” e altri libri di spessore, romanziere, poeta e saggista, decide ora d'arrivare a un memoriale che prende in esami limiti e possibilità offerte dalle passioni: con particolare attenzione alla passione del calcio. Sport e letteratura. Quasi alla stregua dell'amato Brera. Penna fine, galvanizzante, a tratti urticante, molto grintosa. Voce e parole che i tifosi di tutte le squadre non dimenticheranno per i prossimi secoli almeno. Ma su tutto spicca Diego Armando Maradona. Passeggia anzi fa passetti di danza e passi con il pallone sulla testa d'ogni calciatore citato. Persino più in alto di Sivori o Riva. Con questo piccolo regalo agli sportivi e gesto esemplare per i non sportivi, lo scrittore, parlando innanzitutto di sé, legge l'Italietta attraverso la lente 'disturbante' della passione calcistica. Presa a metafora, ovviamente, come tra l'altro anticipato, d'ogni passione almeno dell'uomo medio. Tra la “trasmissione” che decide di dare attenzione al dettaglio che caratterizza veramente i tempi, al dettaglio che espresso in forma e sostanza di letteratura è documentato attraverso i tempi del privato col pubblico. Perché lo scrittore Krauspenhaar, ancora parlando di se stesso, spiega o descrive a tutti quanti cosa significa e qual'è il risultato d'avere e, soprattutto, custodire per coltivarla almeno a periodi, una passione. L'inchiostro intimo del poeta e scrittore prende a bocconi il passato ultimo o quasi del calcio. Dove esisteva gloria. Quando non era il tempietto del Berlusconi. E lo scrittore, di certo, racconta una storia collettiva: facendo della sua vita questa base di partenza dentro la quale ridisegnare pagine comunitarie. Le parole, dunque, questa ricerca assecondano. Con essere e malessere.
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