di Gianluca Medas
SESTA STAZIONE
la Veronica asciuga il volto di Gesù
Questa interminabile processione verso il Golgota è la stessa che ogni condannato alla morte di croce deve compiere. Ma questa inaspettata esecuzione ha la parvenza di un rito, come di un canovaccio che verrà tramandato nei secoli. Solo Gesù ne è consapevole. Più volte, durante la cena del giorno prima ha fatto richiamo alla memoria. Egli sa che ogni gesto ha un significato che va oltre il gesto stesso. Perfino il suo soffrire fisico, la trave che gli pesa sulle spalle, la folla che grida impazzita al suo passaggio, i soldati romani , tutto ha un profondo significato misterioso e incomprensibile. Il volto di GeSù è completamente sfigurato dal sangue che gli fuoriesce dal capo ferito dalla corona di spine, un casco composto da rovi intrecciati fra loro, impedendogli perfino di vedere. Ecco, una donna si avvicina ad un soldato , la donna di chiama Veronica, è ben nota agli apostoli. Fa parte del gruppo di quelle donne che ha seguito Gesù nei tre anni di predicazione in Galilea e Sammaria. Lei con il sangue ha familiarità, per anni è stata flagellata da perdite di sangue che l’hanno resa impura agli occhi del mondo, ed ora è venuto il suo turno. La vergogna del sangue, rimossagli una mattina da Gesù, soltanto toccandolo, lei emorroissa la ha provata. Ora tocca a lei. Tra la folla solo le donne hanno avuto il coraggio di seguire le soprti del messia. Gli uomini sono fuggiti via, impauriti. Solo le donne non hanno paura di seguire quest’uomo straordinario. Veronica è fra queste. Dunque si avvicina al soldato. Gli parla. Il soldato annuisce. Ferma la processione un’ altra volta. La donna si avvicina al suo Messia. – tu un giorno hai rimosso la vergogna del sangue da me – gli dice commossa, – ora io detergo questo sangue dal tuo volto- Gesù chiude gli occhi. Non ha più energia per quella donna. Ma Veronica non è li per chiedere, per strappare, per portare via, è li per sostenere, per salutare, ha con se un velo, un panno di lino, con quello asciuga il volto di Gesù, gli pulisce gli occhi, la bocca, le guance, la fronte. Poi lo bacia si alza e va. La processione prosegue lenta, dolorosa, dolente. La folla non si stanca di gridare.
SETTIMA STAZIONE
Gesù cade per la seconda volta
Il Golgota è appena fuori dalle mura di Gerusalemme. Si tratta di un rilievo roccioso di pochi metri dalla forma tondeggiante come la calotta di un cranio. Quella collina viene usata come luogo di esecuzione della pena della crocifissione. Arrivarci normalmente non è faticoso. Il fatto è che li ci vanno i condannati di croce, nessun ebreo ci passa normalmente. E arrivare lassù, portando da se lo strumento della propria morte dopo essere stato colpito da 120 colpi di Flagrum, come dicono gli studiosi della sacra sindone, è causa si una sofferenza fisica gigantesca. In realtà Pilato, non sapendo come liberare Gesù dalle grinfie dei Sacerdoti, lo aveva fatto flagellare per impietosire il popolo giudaico, ma la folla non aveva avuto compassione, continuando a chiedere a gran voce la sua condanna a morte, ed alla fine Pilato l’aveva concessa. Ed ora Gesù sente che le forze cominciano a mancargli. Neppure l’aiuto dell’uomo che gli stava accanto oramai è sufficiente. In quel momento la sua mente trova rifugio in una profezia di Isaia, che parla di lui, e di quel preciso memento, “ maltrattato, si lasciò umiliare e senza aprire bocca, come un agnello mandato al macello” . Chiude per un attimo gli occhi. Ma il peso di quella trave sulle spalle la sciaccia a tal punto da non riuscire più a respirare. Cerca di reagire, ma barcolla, perde l’equilibrio e cade nuovamente a terra.
OTTAVA STAZIONE
Gesù consola le donne di Gerusalemme
Pietro e gli altri, la notte dell’arresto, erano fuggiti via. Di corsa si erano diretti la dove gli altri apostoli e le donne avevano cenato. Pietro, detto a tutti loro di stare nascosti fino all’indomani in quella casa, nascosto dalla notte, si era recato fino alla casa del Gran sacerdote e da li era poi scappato via impaurito. Insomma nessuno di loro aveva avuto il coraggio di uscire di casa. Quella mattina tutta Gerusalemme parlava dell’arresto e della condanna a morte di GeSù. Chi aveva potuto, era corso a vedere. Ma gli apostoli no. Impauriti, atterriti, erano restati li, silenziosi, terrorizzati dall’idea di fare la stessa fine … le donne invece, assieme a Maria,
NONA STAZIONE
Gesù cade per la terza volta
Più il percorso verso il Golgota si avvicina, più aumenta la fatica e sembra lontano.
Gesù è esausto. Stanco. Avvilito. Provato. Solo. Un altro passo falso, ed ecco che cade rovinosamente. Annullato a tal punto da non essere capace di rialzarsi. Deve essere aiutato a sollevarsi. Egli è consapevole di essere il figlio di Dio, ma anche di non essere sceso sulla terra per fare la sua volontà. È un mistero che si nasconde dietro ogni caduta. Egli cade per la terza volta e santifica attraverso quella sconfitta l’umanità obliata, inconsapevole. Mentre cerca le forze per riprendere sulle sue spalle la trave pensa – Bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato – Ogni sua caduta è la pietra miliare di questa ubbidienza e di questo annientamento. Maria, nascosta tra la folla, vedendolo cadere, chiude gli occhi – Il Signore ha posto sopra di Lui l’iniquità di noi tutti. Obbediente egli si fa condurre come un capro verso la sua morte e senza dire una sola parola. Questo significa questa terza caduta. Nel frattempo il mondo continua le sue beffe, ma adesso è solo una parodia il suo vociare sconnesso.
DECIMA STAZIONE
Gesù spogliato delle vesti
Ecco. Finalmente questo lunghissimo viaggio è terminato . La trave gli viene tolta dalle spalle. Il Cireneo se ne va. I due condannati che seguivano Gesù, colpevoli di furti continuati, vengono subito appesi, legati da alcune bende sulla croce. Gesù invece viene fatto adagiare sulla trave che ha trasportato sul monte che nel frattempo è stata inchiodata ad una altra asse trasversale formando una croce. Su quel manufatto gli vengono messi lunghi chiodi, tra i polsi, e i piedi. Un dolore intenso che lo fa gridare …
Prima di inchiodarlo sul legno però gli strappano di dosso la veste. Erode, prima di rispedirlo da Pilato, per deriderlo, quella mattina gli aveva fatto mettere addosso un mantello di porpora rossa. Si tratta di una veste preziosa. I soldati discutono un po’ fra di loro su chi ha diritto di portarla via con se. Alla fine decidono di dividersela fra di loro e di giocare la sorte sui pezzi …
fine quarta puntata