Il cardiochirurgo Diana Lama e la giornalista scrittrice Elisabetta Bucciarelli: la prima alle prese con un serial killer che uccide e viviseziona le sue vittime nei sotterranei di una città che ricorda Napoli (ma non lo dice).
La seconda, che racconta un altro capitolo della vita della sua protagonista, Maria Dolores Vergani, in vacanza in un villaggio Walser sulle Alpi aostane.
L'anatomista, il libro scritto da Diana Lama, parla di un assassino seriale con la passione per i corpi umani e della squadra di profiler sulle sue tracce, tra cui la psicologa Artemisia Gentile.
Dritto al cuore non parla di serial killer ma anche qui ci sono due morti. Una mucca che avrebbe dovuto combattere nelle arene e una donna, o meglio i suoi resti, trovati nei boschi sopra questo paese.
Compito di Dolores sarà dare una identità a questa donna e anche giustizia.
Nel corso dell'intervista si è avuto modo di parlare dell'importanza della memoria (e di come a volte serva fare tabula rasa per ricominciare), e del femminicidio.
Un termine che è diventato purtroppo di moda per raccontare di donne uccise dal proprio partner, dal padre o dall'ex.
Un termine che rischia di creare assuefazione e che non spiega un fenomeno, molto italiano, per cui un uomo si senta il diritto di negare la vita alla donna che gli stava accanto.
Avrebbe meritato maggiore spazio, e forse in una prossima rassegna ci sarà occasione: l'occasione per parlare della cultura del maschio macho e dominante. Un maschio che pure avrà avuto una madre. Una famiglia. Un contesto in cui è riuscito a vivere. Ed uccidere.