la paura

Creato il 23 febbraio 2011 da Genioallopera

Il giornale di scienza “Galileo” pubblica lo scorso  novembre l’articolo “la paura corre su più fili” :

“Ad avvertire la paura e dare l’allarme sono aree del cervello diverse. Lo rivelano due studi pubblicati su Nature, che hanno individuato diversi circuiti neuronali specializzati nel gestire gli stimoli legati a questa sensazione. Alcuni si attivano solo alla presenza di un segnale di pericolo, altri sono responsabili della trasmissione dello stimolo alle diverse parti del cervello fuori dall’amigdala, la struttura cerebrale che gestisce le emozioni.

[...]Nel primo articolo, il gruppo di ricerca del California Institute of Technology (Pasadena, Usa) ha dimostrato che a regolare lo stimolo della paura sono due differenti sottotipi neuronali con funzioni antagoniste. In condizioni di tranquillità alcune cellule inibiscono la trasmissione di determinati segnali al di fuori dell’amigdala; quando, invece, si avverte un pericolo, queste cellule si “spengono” e ne sono attivate delle altre che trasmettono il segnale di allerta. Come hanno mostrato gli studiosi, a differenziare i due sottotipi neuronali è un enzima – la protein chinasi C-delta (PKCΔ) – che è presente nelle cellule inibitorie e assente nelle altre.”

Grazie a questa ricerca abbiamo più informazioni per capire la “chimica” che scatena o inibisce la paura.

I risvolti nel mondo della medicina e della psicologia/psichiatria sono notevoli e facilmente immaginabili.

Le applicazioni di queste scoperte, ci si augura siano sempre gestite nel rispetto del codice etico che tutela la Vita.

A livello più modesto, ogni qualvolta affrontiamo l’emozione “paura”, la consapevolezza che a causare chimicamente il suo emergere sia l’assenza dell’enzima PKCΔ, ottiene scarsi risultati sulla nostra capacità di superarla.

Maggiormente utili allo scopo di tale superamento possono essere gli studi in Psicologia e Psichiatria; particolarmente interessanti le riflessioni del Professor Vittorino Andreoli

“La paura va situata tra i meccanismi di difesa dell’individuo. Rappresenta uno stimolo per attivare reazioni che servono a difenderlo dai pericoli dell’ambiente.”.

Dunque, grazie alla ricerca, operata sia nei laboratori sia sui lettini degli psicoanalisti, riusciamo ad avere argomenti sufficienti per comprendere la sensazione di vuoto, l’impossibilità a reagire ad un impulso che ci atterrisce, o il desiderio irrefrenabile di fuggire di fronte ad un ostacolo le cui proporzioni ci sembrano gigantesche.

Personalmente, se dovessi tracciare una mappa delle paure che più di ogni altra sembra creare un fil rouge dal quale ciascuno è imbrigliato, elencherei la paura della povertà, della vecchiaia e della malattia.

Anche la morte, infatti, per merito o per colpa di una migliore razionalità scientifica, ha smesso di essere un tabù,  incastrati come siamo in questa dimensione esclusivamente terrena senza speranze né paure per un aldilà al quale non crediamo e dal quale non ci lasciamo più consolare.

E così, la necessità di soddisfare i bisogni, e non solo quelli primari, è sentita intimamente come necessaria espressione di questa vita, ora e qui. Perché del futuro “non v’è certezza” e la malattia come la vecchiaia mortificano le opportunità; quindi nulla può essere rimandato.

Ora e qui. Un tempo presente e immutabile che dilaga all’infinito affinché la vecchiaia sia solo una ipotesi e delle malattie si parli solo per compiangere chi ne è vittima, sperando sempre che costui sia una lontana conoscenza.

Vecchiaia e malattie come nuove identificazioni di emarginazione.

A chiudere il cerchio delle nuove paure, la povertà.

In un’epoca in cui, a causa della depressione economica, la povertà colpisce senza pietà né ritegno famiglie da sempre appartenute alla piccola e media borghesia, l’emarginazione strazia chi abbandona lentamente ma inesorabilmente ogni condizione che garantiva l’appartenenza a una società incosciente e gaudente.

Così, attraversiamo quest’epoca con il nostro bagaglio di scarse speranze, incertezze e paure;  fortunatamente confidando ancora in una sana incoscienza che nutra la passione e l’entusiasmo per la costruzione di nuovi equilibri.

“Vedi, non c’è coraggio e non c’è paura… ci sono soltanto coscienza e incoscienza… la coscienza è paura, l’incoscienza è coraggio.”

Alberto Moravia, Racconti romani, 1954


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