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Default mode network: cosa accade al cervello quando la mente vaga.

Da Mariagraziapsi

walter mitty

Madre di Walter Mitty, mentre si rivolge alla sorella, riferendosi a lui :
” Come dici quando se ne va in quei posticini?”
” Si incanta” risponde la sorella.
( La vita segreta di Walter Mitty, 2013)

Mentre leggete questo articolo il vostro cervello è immerso in un flusso di informazioni incommensurabile. Si districa tra il farvi percepire le parole, assegnare loro un senso compiuto , continuare a conferirvi un coeso senso di identità, permettervi di mantenere la medesima postura, attraverso la convergenza di un numero di processi che nessuno è riuscito ad indagare con precisione matematica. Se nel frattempo, una parola ignota, un suono, vi sta distraendo, inducendovi a riflettere su voi stessi o sul progetto delle vacanze estive, state esperendo un fenomeno concorrente a quello attentivo, il ”mind-wandering”* o letteralente : mente che vaga.

È stato a lungo ipotizzato che il cervello operi attraverso reti o circuiti distribuiti, ossia cellule nervose che posso essere simultaneamente attivate durante l’esecuzione di compiti cognitivi.

La rete o circuito neurale da cui dipende lo stato di vigilanza su un compito ( la lettura nel vostro caso) è definito Task Positive Network (TPN), il quale risulta coinvolto non solo nella focalizzazione dell’attenzione, ma anche nel monitoraggio delle azioni e nel prendere decisioni.

Il circuito complementare a quello attentivo è il Default Mode Network (DMN). Le due reti neuronali sembrano agire come muscoli agonisti e antagonisti: l’attivazione della prima rete tende a sopprimere l’attività della seconda.

Quando il Default mode Network si attiva il fenomeno che esperiamo consiste nel contemplare senza accorgerci i nostri progetti futuri, mentre affiorano pensieri auto-riferiti meglio definiti come ”immagini e pensieri non-correlati al compito” (”task unrelated imagery and thought”. Giambra, 1995) . Quando è innescato il DMN l’ elaborazione degli stimoli esterni risulta deficitaria e carente, sia nei soggetti con una tendenza di base ad essere “assorti nei propri pensieri”, sia nei casi in cui il mind-wandering viene indotto sperimentalmente (Smallwood, 2007).

Un fenomeno correlato è il day-dreaming, quello stato trasognato in cui il contatto con la realtà viene parzialmente scalzato da visioni fantastiche e piacevoli. È consuetudine quotidiana rimanere assorti, senza accorgersi del momento esatto in cui si è stati sottratti alla realtà, eppure non si è indotti a credere che la mente è coinvolta in questo processo dal 25% sino al 50% del tempo da svegli (Killingsworth & Gilbert, 2010). Non accade diversamente a Walter Mitty, protagonista del film ”The Secret Life of Walter Mitty” (2013) , che viene presentato come un uomo sovrastato spesso da questo meccanismo in tutte le sue sfaccettature e implicazioni.

Dal punto di vista funzionale l’attivazione del default-mode network comporta dei costi cognitivi causati dalla deriva delle risorse verso le attività interne. I domini compromessi maggiormente studiati attengono: la lettura, l’attenzione selettiva, la memoria di lavoro, l’umore e l’ intelligenza fluida.

  • Per quanto riguarda la lettura, la presenza del mind-wandering è associata ad una povera comprensione testuale, tempi di reazione e durata della visualizzazione del testo più lunghi. I deficit non riguardano solo la comprensione immediata, ma anche la creazione di modelli di narrazione e situazione . Questi modelli, detti altrimenti script, sono condizionati culturalmente e prescrivono come comportarsi e cosa aspettarsi da determinate situazioni. Il mind wandering altera il corretto sviluppo di questi schemi, impedendo la comprensione globale del testo. (Franklin et al., 2011).

  • Per quanto attiene l’attenzione ”Avanti un altro!”, il programma della Mediaset , è l’esempio paradigmatico del test cognitivo principalmente impiegato dagli studiosi per misurarla. In una fase del programma televisivo il concorrente è costretto ad inibire le risposte giuste a favore di quelle sbagliate. Non diversamente funziona il SART (Sustained Attention to Response), il test include task a cui rispondere o la cui risposta va inibita (Cheyne et al., 2009). L’attivazione del mind wandering comporta errori detti di ”commission”, dipesi dalla difficoltà di inibire le risposte al compito. Se per un concorrente prevalesse l’attivazione dell’attività intrinseca cerebrale non potremmo che aspettarci che vada ”avanti un altro”.

  • L’attivazione della rete di default, inoltre, contribuisce a definire una forte relazione tra intelligenza fluida e la memoria di lavoro (Baddeley ed Hitch) . La memoria di lavoro è un sistema per l’immagazzinamento temporaneo e la prima gestione/manipolazione dell’informazione; l’intelligenza fluida è la capacità di pensare logicamente e risolvere i problemi in situazioni nuove, indipendentemente dalle conoscenze acquisite. La memoria di lavoro e l’intelligenza fluida sono positivamente correlate tra loro e negativamente correlate con il MW, ossia più la mente vaga meno dati vengono trattenuti e manipolati e meno efficienti risultano le attitudini generali.

  • Anche lo stato emotivo risulta influenzato dall’attivazione di questo circuito, il mind wandering precede lo stato emotivo negativo. (Killingsworth and Gilbert, 2010). Lo stato d’animo negativo riduce la quantità di impegno attenzionale al compito e può farlo aumentando il focus su irrilevanti preoccupazioni personali. (Smallwood 2009 )

In una società il cui investimento è rivolto notevolmente al profitto quantitativo, l’attivazione del default-mode network risulta compromettente per il corretto svolgimento dei compiti ,eppure la sua esistenza implica una controparte positiva , presumibilmente di natura adattiva.

Una possibile funzione del vagare della mente risiede nella previsione e la pianificazione di obiettivi futuri personalmente rilevanti, altrimenti noto come la pianificazione autobiografica. Risulta che il mind wandering si verifica il più delle volte durante le attività che impongono meno attenzione e permette di contemplare soluzioni in base alle preoccupazioni personali.(McVay & Kane, 2010a, 2010b; Teasdale, Lloyd, Proctor, e Baddeley, 1993).

Gli scienziati ,inoltre, hanno riportato numerosi aneddoti di idee emerse durante il mind wandering. Credono che la mente contribuisca a trovare soluzioni creative ai problemi negli intervalli di incubazione delle idee, in cui non siamo occupati a pensare a risolvere quel compito.

Di fronte a un compito noioso, la nostra mente tende a vagare, a volte volutamente come una forma di fuga, come Walter Mitty . Questo può essere adattativo, permettendo alla mente di attenuare la percezione della noia (Relieving Boredom) . In uno studio, i soggetti a cui era assegnato un compito noioso, andavano più spesso in mind wandering e fornivano stime temporali secondo le quali il compito risultava esser durato meno rispetto al decorso oggettivo. (Baird, Smallwood, e Schooler, 2010)

Altre linee di ricerca sostengono che promuova la disabituazione al compito la quale favorisce l’ apprendimento a lungo termine. La disabituazione prende forma quando uno stimolo nuovo si presenta dopo uno stimolo abituativo. Cosicché risulta che l’apprendimento è migliore qualora sia distribuito, con quote di attenzione e disattenzione, piuttosto quando risulta massivo, fornendo alla mente l’opportunità di tornare al compito con una rinfrescata capacità di elaborazione .

La scoperta del Default mode network , oltre ad avere un forte impatto sulle Neuroscienze Cognitive per le peculiari funzioni svolte, ha fornito un ulteriore strumento d’indagine. Si è ipotizzato che la disorganizzazione della connettività funzionale intrinseca all’interno della rete default potesse costituire la base per l’insorgenza della malattia di Alzheimer, del deficit di attenzione/iperattività, della schizofrenia, dell’autismo, della depressione e del disturbo post traumatico-da stress .

NOTE

*Altri nomi vengono assegnati al circuito : “stimulus independent thought” (Teasdale et al., 1995), “task-unrelated thought” (Smallwood et al., 2003), “incidental self-processing” (Gilbert et al., 2005), “inner speech” (Morin, 2009), and “spontaneous thought” (Christoff et al., 2008), connettività funzionale intrinseca e resting state.

Mariateresa Matera

BIBLIOGRAFIA

Baird, B., Smallwood, S., & Schooler, J. W. (2011). Back to the future: Autobiographical planning and the functionality of mind-wandering. Consciousness and Cognition, 20, 1604–1611.

Killingsworth, M. A., & Gilbert, D. T. (2010). A wandering mind is an unhappy mind. Science, 330, 932

Franklin, M. S., Mooneyham, B. W., Baird, B., & Schooler, J. W. (2013). Thinking one thing, saying another: The behavioral correlates of mind-wandering while reading aloud. Psychonomic Bulletin & Review, 1–6. http://dx.doi.org/10.3758/s13423-0130468-2

Greicius M. D. , Krasnow B., Reiss A. L. , and Menon V. Functional connectivity in the resting brain: A network analysis of the default mode hypothesis

Ormerod U., T.C. (2009) Does incubation enhance problem solving? A meta-analytic review. Psychol. Bull. 135, 94–120

Schooler J., Michael D. Mrazek, Michael S. Franklin, Benjamin Baird, Benjamin W. Mooneyham, Claire Zedelius, James M. Broadway. The Middle Way: Finding the Balance between Mindfulness and Mind-Wandering .Psychology of Learning and Motivation, Volume 60, pp. 1-33.

Smallwood J., Christoff. K, Todd C., Handy C.,Erik D. ,Sayette A. R.M.

Meta-awareness, perceptualdecoupling and the wandering mind Jonathan. Schooler W.

Cognitive Sciences xx (2011) 1–8.

Shifting Moods, Wandering Minds: Negative Moods Lead the Mind to Wander

Jonathan Smallwood, Annamay Fitzgerald, Lynden K. Miles, and Louise H. Phillips



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