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La paura delle primarie

Creato il 13 agosto 2010 da Silvanascricci @silvanascricci

La paura delle primarie

C’era una volta un neo partito, sorto dalle ceneri di uno più grande e glorioso, che aveva escogitato un modo per far partecipare i suoi elettori alla decisione di chi doveva candidarsi alla presidenza del consiglio, di una regione, di una città.

Si battezzava una giornata e tutto il popolo rosso (rosso? beh rosa antico) si incontrava nelle sedi, nei negozi, dai fruttivendoli, dai parrucchieri, insomma un po’ dapperttutto, per decidere o, almeno, incoronare il candidato.

Erano i tempi di Prodi, Veltroni, Bersani.

Era il PD.

Erano le primarie.

Adesso questo bel sistema partecipativo pare non si debba fare più; probabilmente hanno timore di competere sul serio, hanno paura che i simpatizzanti, i sostenitori, gli elettori sovvertano quello che è stato deciso nella segreteria di partito.

Dopo il paio di sberle rimediato dai candidati sponsorizzati da D’Alema, in Puglia, non se la sentono di porgere l’altra guancia e si arroccano sugli statuti.

Sbagliando.

Cosa può succedere se si accettano le primarie con le candidature dei vari Chiamparino, Vendola e De Magistris?

Non si disgregherà il partito più di quanto non lo sia già, non si vincerà meno di quanto si sia vinto finora; in compenso sapranno, per davvero, chi vogliamo come candidato e come leader.

I nostri rappresentanti sapranno quello che vogliamo e cerchiamo, ossia non un governo tecnico con Fini, Casini, Tremonti o, addirittura, e Dio non voglia, Montezemolo; non uno spostamento al centro (ricordiamoci che un elettore di sinistra vota per un ex DC, ma un elettore democristiano non voterà mai per un ex PCI per quanto moderato sia); non vogliamo perdere e disperdere tutti i voti a sinistra per non recuperarne neppure uno da altre parti; non vogliamo una politica ondivaga ed incerta, un giorno qua ed uno là.

Vogliamo un partito che abbia coraggio.

Vogliamo un partito che dica qualcosa di sinistra.

Vogliamo un partito che ci ascolti.

Faccio un appello alla Rosy Bindi, donna intelligente e seria: abbia coraggio, si fidi, ci faccia dire la nostra e ne sarà contenta.

In merito all’argomento leggete anche questo interessante articolo di Franco Bassi pubblicato qualche giorno fa dal Fatto Quotidiano.



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