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La Paura di un’Identità nuova nella vita e sul Web

Da Franzrusso @franzrusso

La Paura di cambiare ci rende impotenti ed è l’ostacolo che ci impedisce di passare da un’Identità ormai vecchia a una nuova, rinnovata, innovativa. Per farlo, dobbiamo attraversare l’incertezza: prendiamo la paura per mano e facciamo il primo passo. Anche cadendo, pur di diventare migliori.

Esiste un aforisma perfetto per parlare di Trasformazione: “La vita è come un ponte: attraversalo pure, ma non costruirci mai una casa sopra”.

Dico perfetto perché dà l’immagine immediata di quanto possa essere scivoloso il terreno del mutamento – e di cambiamento ho già scritto qui: La difficoltà del Cambiamento, fuori e dentro il Web.
Rinnovare lo stile di vita, innovare le nostre abitudini, evolversi per migliorare sono passaggi indispensabili nella vita personale.
E lavorando sul Web? Modificare il proprio team, rinnovare il blog, adottare strategie di Social Media Marketing del tutto diverse dalle precedenti. Leggere, leggere, leggere e imparare leggendo.
Tutte situazioni da cui non ci possiamo tirare indietro. Soprattutto perché nel mondo dei Social Network le novità sono quasi quotidiane.
Quel ponte, che sia solido o meno, lo dobbiamo per forza attraversare.

paura cambiamento indentità

Tuttavia, ne abbiamo una grandissima Paura e la paura è il motivo per cui rimandiamo il cambiamento e rimaniamo fermi.
E più passa il tempo più diventiamo immobili, fino a essere statici. Impotenti.
Perché tanta Paura?

Stiamo lasciando la nostra Zona di Confort per una strada nuova, che non possiamo sapere di preciso quanto sarà difficile, efficace e utile a noi e agli altri.
Come spesso si è letto e scritto, fare il primo passo è la cosa più difficile.
Almeno fino a quando non ti rendi conto che, se quel primo passo non l’avessi fatto, avresti avuto problemi molto seri.
Altro aforisma perfetto: “Iniziare un nuovo cammino ci spaventa, ma dopo ogni passo ci rendiamo conto di quanto fosse pericoloso rimanere fermi”. (R. Benigni)
Perché si perde la forza, si perde l’ispirazione e quella spinta interiore necessaria per costruire, creare, crescere. Dare nuovi frutti. Rimanere fertili.
Avere successo.

La nostra casa ha sempre gli stessi muri.
Per quanto possiamo svegliarci energetici alla mattina, nulla cambia se non siamo noi a spostare i confini. E il passo più difficile è quello di aprire la finestra, la mente.
Ascoltare, accettare di confrontarsi con pareri contrari, scambiare i propri panni con quelli degli altri. Tentare soluzioni diverse.
Non è detto che la prima strada nuova sia quella giusta.
Si cade.
Ci si fa anche male.
Ci si rialza e si riprova a rifare quel primo passo fuori di casa.
Fino a che una sera, stanchi e un po’ provati, sentiremo una soddisfazione indescrivibile, che non abbiamo mai provato prima. Quella di esserci arricchiti.

Nella nostra Identità – all’interno della nostra casa – abbiamo una struttura precisa e soprattutto solida. Comprovata.
Carattere, reazioni, abilità, competenze specifiche, ma anche abitudini e condizionamenti.
Possiamo mettere il pilota automatico quando siamo stanchi, con la certezza interiore che non ci saranno guai.
Ogni nostra scelta è piuttosto prevedibile, perché è frutto di mille altre scelte più o meno uguali.
E’ questo che ci rende sicuri.
Protetti. Tranquilli.
Questo non è per forza qualcosa di sbagliato. Diventa sbagliato quando viene meno l’arricchimento, la crescita sana, la felicità. Quindi il benessere personale e lavorativo.
Allora ci si irrigidisce, si tende a mettere i problemi sotto al tappeto e ci si rifiuta di affrontare la realtà.
Si arriva addirittura a preferire l’infelicità e il senso di inadeguatezza pur di non fare quel passo.
Torno alla mia domanda iniziale. Perché tanta Paura di cambiare?

Cambiare significa prima di ogni cosa perdere l’Equilibrio.
Decostruirsi. Disfarsi di se stessi come si era fino a quel momento.
Essere costretti – spesso molto in fretta – a distruggere quella Stabilità che avevamo e che, di fatto, era la nostra stessa Identità.
Lo si fa per ricostruire un’Identità nuova, certo. Eppure quel momento di passaggio è vulnerabilità pura.
Come quando arriva una tempesta: non si vede più niente, è necessario aspettare che tutto si calmi, si assesti e che la polvere si posi a terra prima di pretendere di vedere di nuovo la luce.
“Se vuoi fare un passo avanti, devi perdere l’equilibrio per un attimo”. (M.Gramellini)

Sì, ma quanto è lungo questo attimo?
Se perdiamo l’equilibrio siamo deboli, vulnerabili, fragili.
Rischiamo di essere indifesi e attaccabili, quanto meno estremamente esposti.
Ci hanno insegnato, invece, che non si piange, che non si deve mostrare il fianco, che se si cade si deve negare il dolore e rialzarsi più forti di prima.
Professionalmente parlando, almeno.
Non si mostra mai il lato debole di sé. Non si dice, non si fa.

Ecco. Alle persone che amo, invece, io auguro di piangere se sentono male, di gridare, sfogarsi e sentirsi liberi di urlare.
Alle persone che amo auguro di non negare mai il male che provano cadendo, perché non si ritrovino in fretta a indossare una maschera che è solo un falso scudo.
Anche, e soprattutto, professionalmente parlando.

I cambiamenti fanno paura perché abbiamo il terrore di perderci nel buio e nelle nostre debolezze.
Tutte le nostre debolezze emergono per forza in quel momento di Squilibrio tra vecchio e nuovo.
E’ necessario distruggere le certezze che hanno retto la nostra Identità passata.
Rimetterci in gioco a carte scoperte, attraversando inermi un passaggio in cui non siamo noi a governare la via.
La paura è benvenuta, direi.
Fa parte delle emozioni che costruiranno la nostra nuova Identità.
Perché avere paura è un segnale di allarme incredibilmente efficace. Non sbaglia un colpo nell’avvertirci di quello che non funziona.

Vogliamo vivere da protagonisti la nostra unica vita? Prendiamo la paura per mano.
Attraversiamo il ponte, impauriti, cadendo e sperando di non farci troppo male, e raggiungiamo la sponda opposta del fiume.
Solo se avremo spazzato via tutto ciò che eravamo potremo costruire un nostro Sé – una nostra Identità – pronta ad adattarsi al nuovo.
A diventare competitiva grazie a competenze innovative, emozioni vere, indole forte rinnovata.
Solo se non restano retaggi personali e culturali vecchi, appassiti, potremo spiegare le ali e stupire i competitor nel nostro lavoro.

Una farfalla non si guarda indietro per tornare bruco.
Noi siamo già pronti per cambiare e fare quel passo che manca per spiccare il volo.
Perché non usare la paura come segnale di quanto possiamo ancora migliorare nella nostra vita?


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