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La paura made in USA

Creato il 08 marzo 2011 da Abattoir

La paura made in USA

foto:flickr

di Rosita Baiamonte

The culture of fear è un espressione usata per identificare quel fenomeno sociale secondo cui tutto ciò che non si conosce o di cui non si sa la provenienza viene guardato con sospetto o paura perché considerato rischioso e potenzialmente mortale. Questo è l’imput che ha portato un regista come Michael Moore a girare nel 2002 un documentario intitolato “Bowling in Columbine”1. Il titolo prende spunto da un fatto di cronaca che ha suscitato scalpore e orrore in tutto il mondo: il massacro alla Columbine2, una scuola superiore di Little Town, uno di quei sobborghi americani dimenticati da Dio nei pressi di Denver, Colorado. Il 20 aprile 1999, un giorno come tanti altri, due ragazzini si svegliano, si vestono, fanno colazione, escono per andare a scuola, fanno una partita a bowling, dopodiché vanno a scuola, tirano fuori un vero e proprio arsenale e seminano il terrore fra i compagni, uccidendo sei ragazzi e un’insegnante, per poi farsi fuori a loro volta. Milioni di persone apprendono la notizia dai tg, osservano sgomenti le immagini catturate dalle telecamere di vigilanza, non c’è spazio per le parole, solo immenso orrore. Perché è accaduto? È la domanda che tutti si fanno.  Le risposte possono essere tante, alcune plausibili, altre meno. C’è chi punta il dito contro lo sfacelo delle famiglie, auspicando un ritorno alle famiglie patriarcali, così salde e unite, altri danno la colpa addirittura alla musica, in particolar modo a quella “satanista” di Marylin Manson, le cui canzoni sono ritenute un inno alla violenza e a Satana. Altri ancora sostengono che sia colpa dell’enorme facilità con la quale in America si possono acquistare armi: difatti non serve un porto d’armi e proiettili e pistole vengono vendute nei supermarket quasi fossero biscotti per la colazione. Pensate addirittura che un qualsiasi cittadino americano può fare la richiesta per un fucile, andando in una banca e riempiendo un modulo. Semplicemente, non esistono restrizioni di sorta, a parte se non sei mentally defected, ovvero affetto da turbe psichiche. Pensate un po’ quanto è semplice procurarsi un’arma e non doverla neanche pagare. Ok, forse abbiamo individuato il vero motivo di tanta violenza. No, aspettate un attimo, ma anche in Canada tutti hanno un’arma eppure nessuno si spara per strada e nessuno compie stragi nelle scuole. Sarà allora per la storia violenta degli Stati Uniti, sì deve essere così, un continente così giovane ma che ricorda già troppe guerre nella sua storia, ma in Europa allora? Lo sterminio nazista? Le guerre mondiali? E i genocidi in Asia? eppure la percentuale di omicidi per armi da fuoco sono bassissime. E allora cos’è? Cosa rende gli americani così violenti e distruttivi, tanto da vantare 11.000 morti all’anno per arma da fuoco? La risposta è molto più semplice di quanto sembri: la paura. Gli americani sono stati svezzati a pane e paura; basta guardare un tg per accorgersene, la paura dell’uomo nero, la paura delle api assassine, la paura degli uragani, la paura della stessa paura. Impauriti persino da loro stessi. La vita è presentata come pericolosa, l’innovazione viene presentata come qualcosa le cui conseguenze sono misteriose, irreversibili e potenzialmente catastrofiche. Nel dubbio bisogna prevedere la peggiore delle ipotesi. E questo fin dagli albori della loro storia, da quando cioè i primi padri pellegrini lasciarono la natìa Inghilterra per trasferirsi nelle nuove terre. Non è storia recente.

 

” E il sintomo più vistoso della crescente avversione al rischio è la versione forte del principio di precauzione: un’innovazione è colpevole finchè dimostrata innocente- in caso di dubbi, si butti via il bambino insieme all’acqua sporca.” ( Frank Furedi, Politcs of fear)

 

E in Italia pensate che siamo messi meglio? Neanche per idea, anche qui i telegiornali ci propinano la paura in mille salse, quella dei vicini assassini, quella dell’orco che violenta le ragazzine per poi ucciderle e buttarle in un campo, quella dello zio amorevole e della cugina/sorella, che in realtà tanto sorella non è. Il mondo ci dice di avere paura e non c’è trasmissione televisiva, dalla più autorevole alla più trash, che non lanci questa domanda: siamo davvero al sicuro? Stai attento, là fuori è un brutto mondo, bisogna cautelarsi, proteggersi, istituiamo le ronde, cacciamo l’uomo nero, lanciamo missili sui barconi stracolmi di clandestini.

 

E quindi così ci si protegge dalla paura? Chiudendosi a chiave, guardando l’altro diverso da sé come un potenziale nemico, tenendo la pistola sotto il cuscino, sparando anche se non vi è bisogno, assoggettando il debole per far prevalere la propria supposta superiorità, bombardando, abusando del proprio potere e chi più ne ha più ne metta. Siamo quindi una civiltà in declino? Se non ci liberiamo dalla paura, che fine faremo? Finiremo con l’ucciderci l’un l’altro? Finiremo con il barricarci nelle nostre case protette e sicure? Devo essere sincera, non è un gran bel modo di vivere.

 

Ps: consiglio la visione del film: Illuminante anche se la maggior parte delle cose vi sembreranno assurde e inverosimili.

 

1 Dallo stesso regista del documentario “Farenheit 9/11”

2 Dalla cui vicenda è stato tratto un film ”Elephant” di Gus Van Sant.


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