Un paio di settimane fa Roberto Saviano ha lanciato su Repubblica una sfida singolare e decisamente controcorrente, in questo periodo e in questo mondo in cui pare tutti (io per primo ho fatto sfoggio di questa abilità innumerevoli volte!) abbiano infiniti e validissimi motivi per lamentarsi, per scoraggiarsi, per preoccuparsi e, infine, guardarsi indietro insoddisfatti. Il compito era molto semplice: indicare dieci cose per cui valga la pena di vivere.
(Sono timidino, mi si perdoni, e il primo motivo l’ho crittografato. Tanto si capisce lo stesso di cosa si va parlando.)
1) addormentarsi ***** ********** *****, poi ***** ***** ***** ***** *****, ********** ***** ********** , e ***** ***** ***** *****poche ore prima
2) tornare a casa lievemente ubriaco la sera del mio compleanno, e prima di entrare in casa sdraiarsi sul vialetto di casa a guardare le stelle, e senza volerlo addormentarsi fra gli astri
3) guardare il tramonto sul mare con un amico su una scogliera isolata dal resto del mondo
3) mia sorella
4) svegliarsi la domenica mattina con la casa deserta, e rotolarsi nelle coperte con la finestra aperta e il sole di marzo negli occhi
5) ballare una delle mie canzoni preferite con il volume al massimo, saltando e sudando come se alla fine del brano il mondo finisse
6) il mare all’ora del tramonto, quando le ombre si allungano e i turisti sono andati via
7) tornare a casa affamato da ore, e trovare in tavola la pasta al ragù
ascoltare quella manciata di canzoni che mi prendono qualcosa fra i polmoni e lo sterno e lo strizzano, e chiedermi se nessun altro al mondo prova quello che provo io
9) sedermi al banco per discutere la tesi con tutto il mio mondo ad ascoltarmi
10) leggere un paragrafo pieno di parole magicamente in equilibrio fra di loro, che creano giochi di specchi e di ombre e colori e collegamenti arditissimi, e pensare che tutto questo è frutto solo dell’intelletto umano, e che in fondo condivido qualcosa anch’io con la persona che l’ha scritto.
11) uff… lo so ho sforato…. ma “dormire” posso dirlo lo stesso? vabbè lo dico: “dormire”!