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La percezione di esser(ci)

Da Energieindivenire
Se anche non si crede nella natura divina di Gesù (come io non lo credo), si deve pur accettare il fatto che in ogni epoca e in ogni cultura si hanno testimonianze di persone in qualche modo speciali, particolari, universalmente riconosciute dalla società e dalla collettività in cui operano come "santi", "illuminati", in alcuni casi "dei".
Queste persone lasciano messaggi molto importanti, che resistono (nonostante li distorsioni operate nel tempo da discepoli/ammiratori/credenti) ai secoli e a cambiamenti che hanno le dimensioni di sconvolgimenti mentali, materiali e politici.
Se non fosse altro che per questo, avrebbero già ogni diritto di essere considerati speciali persino da noi che viviamo in un'epoca completamente differente e che, se vogliamo essere onesti, non riusciamo a comprendere a fondo il ruolo che queste persone ricoprivano nel loro tempo, le sensazioni che emanavano, l'impatto che avevano sulle persone con cui entravano in contatto e come esse (che immaginiamo poveri, rozzi, timorati...) recepivano i loro messaggi.
Potremmo tranquillamente affermare che queste persone non avevano gli strumenti intellettuali per poter elaborare o comprendere a fondo il messaggio che gli veniva offerto (ci si dovrebbe però chiedere se questo tipo di messaggi va interiorizzato intellettualmente, razionalmente, oppure intuitivamente, nell'intimo ad un livello più sensoriale che mentale).
Nonostante ciò, molte di quelle parole sono sopravvissute e non possiamo tacciare di povertà, rozzezza o timore quelle persone che a distanza di migliaia di anni - oggi - ancora ne fanno tesoro, adorando le immagini e le scritture riferite a questi "santi".
Non possiamo nemmeno giudicare o etichettare frettolosamente chi crede fermamente nelle loro parole: saremmo noi stessi a manifestare la nostra ignoranza.
Ciò che (tra le altre cose) accomuna tutte queste figure illuminate (in ogni luogo e in ogni terra, dagli sciamani pellirossa a Sai Baba, da Zoroastro a Gesù appunto) è la possibilità di accesso ad un livello differente di coscienza (attraverso le droghe, la meditazione, lo yoga o il digiuno) dove sembrerebbe possibile attingere da una conoscenza collettiva, in cui ciò che è accaduto è sperimentabile nuovamente e ciò che accadrà si presenta per improvvise intuizioni, immagini o premonizioni. Senza lavorare di fantasia, lo stato onirico potrebbe essere uno di questi canali, adatto ad un certo tipo di persone (ho conosciuto varie persone che sognavano regolarmente fatti accaduti ad altri che sarebbero accaduti di lì a breve).
Se sembra davvero così assurdo, possiamo interrogarci sul perché un pensatore moderno come Jung ha teorizzato il concetto di inconscio collettivo. Non solo Jung: le similitudini tra le attuali sperimentazioni, ricerche, campi di applicazione scientifici e i messaggi e insegnamenti antichi sono molteplici, in un numero che vi assicuro impressionante ("Il tao della fisica" di Fritjof Capra). Come se esistesse un'unica Verità, comunicabile con linguaggi differenti; probabilmente anche quello scientifico non è che uno dei possibili linguaggi con cui descrivere la realtà e, probabilmente, nemmeno il più raffinato.
Apparentemente - cercando di non dilungarmi - tutte queste persone (ma anche tante altre meno famose) sembrano aver sviluppato un tipo di approccio inutitivo alla realtà, ottenendo (chissà da dove, possiamo discuterne) informazioni a cui razionalmente e in uno stato di coscienza di veglia (ma siamo veramente svegli?) non possiamo arrivare. Del resto, ogni singola religione o filosofia antica afferma che siamo tutti collegati e che il disegno globale, l'intreccio delle nostre vite, è accessibile a tutti coloro che abbiano sviluppato le doti necessarie, i quali entrano in contatto con uno stato superiore di conoscenza. Mi chiedo perché un messaggio che ha resistito migliaia di anni e che è presente in ogni cultura umana, debba essere etichettato frettolosamente come semplice credenza. Di poveri, rozzi e timorati credenti.
Ciò che mi diletta far risaltare prima di concludere, è la natura introspettiva dei messaggi di questi "saggi". E' come se accedendo sempre più su verso l'alto fino a questi livelli di coscienza/conoscenza/energia superiori, si finisse inevitabilmente nel profondo di ognuno di noi, sempre più giù, perché è lì che risiede tutto. Il più alto dei precetti sembra risiedere dentro di noi.
Trovare la propria identità profonda è l'unico obiettivo, bisogna assecondarla ed evolvere con essa. Rendersi conto di essere un ingranaggio, un pezzetto, uno strumento del tutto, fosse anche quello che chiamiamo "una marionetta nelle mani di Dio"; rendersene conto è il più grande augurio che posso fare ad ognuno di noi.
Tjm Wjp.

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