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Ok, ok, mi direte che la perfezione non è di questo mondo.
D’accordo! Ma se la perfezione non è di questo mondo tantomeno si può cercare di trovarla nel’italica penisola.
Ora, vi rendete conto che col Festival di Sanremo ci rompono i cabasisi per buona parte dell’anno, prima per sapere chi lo condurrà, poi per sapere quanto gli daranno, poi per la ricerca delle vallette, poi per la ricerca degli ospiti nazionali ed internazionali, poi per la ricerca dei partecipanti, poi per l’organizzazione della giuria, demoscopica o non, poi per tutto quello che li strafoghi, etc.
Dovrebbe essere, come infatti lo è, la vetrina italiana più importante per la musica, ammesso che nella nostra epoca di governi della miseria abbia ancora un senso dare al Festival un’importanza simile.
Con tutto ciò, l’immensa, megagalattica, costosissima, organizzazione, riesce a sbagliare, sotto gli occhi del mondo intero, lo scopo della stessa esistenza della manifestazione musicale.
In diretta si scopre che la prima sera della gara i meccanismi della giuria non hanno funzionato, lasciando così tutti i partecipanti alla gara e tutti gli spettatori con un palmo di naso e con l’amaro in bocca, in quanto non si è potuto sapere il risultato della votazione e di conseguenza i primi due partecipanti che avrebbero dovuto abbandonare la gara non l’hanno abbandonata.
Naturalmente poi si aggiusta tutto, ci mancherebbe, la soluzione all’italiana è sempre a portata di mano.
Ma il danno d’immagine per l’Italia, anche in questo caso, non è da poco, visto la risonanza mondiale che si vuole dare alla manifestazione.
Alla fine la riflessione non può che essere una sola: non facciamo finta, noi Italiani, di meravigliarci quando scopriamo che uno Schettino che è posto al comando di una nave me la fa sfracellare sugli scogli per farsi bello con la ballerina di turno, come potrebbe fare uno scugnizzo napoletano col suo scooterino truccato per farsi bello con l’ennesima impennata agli occhi delle ragazzine.
Non facciamo finta, appunto, perchè gli altri, lo conoscono il pressapochismo degli Italiani attuali.
Per questo motivo, io, da tanto tempo, non sono orgoglioso di essere italiano.
E questo, a prescindere dai festival o meno.
IL CRONISTA
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