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La Persia, i cham di Cambogia ed il futuro dell’Islam

Creato il 02 novembre 2015 da Pietro Acquistapace
Cham_Muslims_Cambodian

Un gruppo di donne cham – Fonte immagine Wikicommons

Su questo blog abbiamo già visto come le piste carovaniere della Via della Seta furono veicolo per la diffusione di idee e religioni, lo stesso avvenne per le rotte marittime che attraverso l’Oceano Indiano arrivavano nel Mar Cinese Meridionale. Protagonisti su queste acque furono i navigli persiani, da molti storici legati alla successiva diffusione dell’Islam nella regione, che oggi ospita quasi il 70% della totalità mondiale dei musulmani. Tracce della presenza persiana nel sudest asiatico sono visibili ancora oggi, in particolare tra i cham, discendenti dell’antico regno di Champa.

I mari del sudest asiatico nei primi secoli dell’era volgare videro la rivalità tra l’impero dei Parti e quello romano, in particolare per il dominio sulle rotte che portavano al Golfo del Tonchino, il terminale del tempo per i collegamenti con il Mar Rosso. Divese monete raffiguranti imperatori romani sono state ritrovate nel sudest asiatico e fonti storiche provano la presenza nel II secolo di navi romane nelle acque dell’odierno Vietnam. La presenza di commercianti persiani nel sudest asiatico ebbe tuttavia un notevole sviluppo dopo l’ascesa al potere della dinastia sasanide, nel 226 dopo Cristo.

Tra gli scali commerciali più importanti vi era il regno di Champa, situato lungo la costa centrale e meridionale oggi vietnamita. Sorto nel VIII secolo questo regno fu profondamente influenzato dalle idee circolanti tra le popolazioni marittime malesi-indonesiane. Recenti ricerche hanno anche messo in luce come la regione sia stata culturalmente influenzata dalla Persia pre-islamica, al punto che tracce dello zoroastrismo possono essere ritrovate anche nella cultura odierna dei cham, i discendenti di questo regno scomparso nel XIX secolo, definitivamente conquistato ed annesso dai vietnamiti.

Oltre che dalla Persia il regno di Champa assorbiva anche idee provenienti dalla vicina cultura khmer, in particolare per quanto riguarda il buddhismo e lo shivaismo di origine indiana. Proprio in Cambogia dove sono una consistente minoranza, si trovano oggi i discendenti di quel regno, fuggiti dalla loro terra d’origine sempre più in declino. Le moschee dei cham si possono vedere un po’ ovunque in Cambogia, ma la loro concentrazione maggiore si trova lungo il confine con il Vietnam. I cham odierni possono essere divisi in tre gruppi diversi tra loro, soprattutto dal punto di vista identitario.

I cham propriamente detti arrivarono in Cambogia nel 1471 dopo la caduta di Vijaya, la capitale di Champa; circa due secoli più tardi giunse anche la famiglia reale con circa 5mila persone al seguito, antenate degli odierni cham sot. Entrambi i gruppi trovarono nell’appartenenza alla comunità islamica, una volta abbandonata la loro terra, un’importante elemento identitario. Più antica delle precedenti è la presenza in Cambogia dei cham chvea, discendenti di mercanti musulmani provenienti da Giava e Sumatra stabilitisi in territorio khmer, senza quindi avere un passato a Champa.

I cham sot sono gli unici a rivendicare la loro origine nel regno di Champa, nonché gli unici a non seguire l’ortodossia nel credo islamico. Fedeli alle loro tradizioni hanno infatti mantenuto usanze come il pregare una volta al giorno e l’antica scrittura usata a Champa. Tre gruppi quindi spesso assimilati ma dalle origini e dalle caratteristiche diverse. Questo è solo un esempio di come sia difficile generalizzare soprattutto in un contesto come il sudest asiatico, il cuore del mondo islamico. Capire il passato di questa regione può aiutare a non fare errori nell’immaginare il futuro.


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