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La peste nera.

Creato il 14 dicembre 2012 da Enricobo2

La peste nera.

Darsi buon tempo durante la peste.

Nelle case vecchie si trova davvero di tutto. Stavo frugando affannato tra vecchi scartafacci, tentando di dare un po' di ordine al caos primigenio che nella mia casa dimostra efficacemente come l'accumulo di carte  e di libri tenda all'entropia, quando mi è capitato tra le mani un vecchio documento ingiallito, forse stilato da un mio antenato o invece capitato casualmente nella montagna di vecchiume di cui bisognerebbe avere il coraggio di sbarazzarsi una volta per tutte. Ho cominciato a leggerla per diletto e voglio riportarvene qui almeno una parte, quella che si è conservata meglio, anche per sentire il vostro parere su dove questo antico storico cronachista volesse andare a parare. 
"... eravi ormai da antico tempo che questo male incognito s'era sparso per le cittadi e il borgo. Una peste maligna che avvolgeva l'aere e ammorbava le genti e li mercati tutti. Donde nacque niuno sapeva e chi la diceva venuta dalle lontane Amerighe, chi invece malignamente la indicava condotta dal bieco Alemanno che da oltre li monti mandava le sue perfide truppe ad affannar le genti. Il morbo colpiva senza sosta il contado e la villa, lasciando l'uomo esangue sulla soglia di casa, incapace a nutrirsi come morto e ogni giorno ognun fremeva all'attesa del numero ch'avrebbe segnalato lo conto de li morti o delli moribondi. Per questo, li mestieri e i lavori eran scemati e anco li sani vagavan per le strade sanza occupazione alcuna, li giovani e pulzelle tutte che niuno dava lor travagli e impegni e anco stavan sanza nulla fare, aumentando lo contagio. Li vecchi orbati d'ogni sustanza venian condotti al Lazzaretto e lì integrati in una cassa comune ove morivan dimenticati da tutti. E dunque si cercavan per ogni dove colpevoli e rii a cui addossar le colpe di tutto ciò e già si diceva di strani omeni che ben chiusi nelle lor botteghe manicavan danari, ungendoli d' una mala pece che spargeva ancor più questa pestilenza che i più, avvezzi alle barbare lingue della Britannia, ormai nomavan spredo. Il novello governatore chiamato a forza per salvar vite e commerci, avea lanciato grida e proclami ma lor durezza e imperio, se pur n'aveano mitigato la furia, ancor non davan per finita la pestilenza. Ma lo vecchio governatore, che ogni gente avea dato per morto, divorato dalle lussurie e dalli bagordi e che tanto male avea fatto alla cittade, tal da renderla debole e involgarita al punto da lasciar libero spazio all'arrivo incontenuto della peste, sorto dalle orge e dai banchetti con l'uso di arti magiche che li sorcieri d'ogni parte dell'orbe gli inoculavan di notte per mantenerlo in vita, d'improvviso inviò li suoi scherani e sodali per discacciar lo regnante, propalando ogni sorte di menzogne per meglio abbatterlo. 
Principiò dicendo che questa peste, com'ognun poteva intendere, non era vera, ma un imbroglio insomma, divinata per male fare alla cittade da Alemanni e Franzosi e che il solo crederla era mortifero e dannoso. Che la pestilenza, come dicevan l'antichi, com'ogn'altra cosa puote solo esser sustanza o accidente e che quindi lo negro male che alcun chiamava spredo, non si puote toccare e dunque non è sustanza, né di meno è causata da cose reali, ch'a ben guardare ognun vede che le taberne sono ognor piene e nelle carrozze non si puote trovar posto alcuno per raggiunger li posti della villeggiatura dove darsi buon tempo con femmine e feste galanti ch'ovunque cionondimeno impazzano. Alllora non è neppure accidente e non essendo quindi né l'uno né l'altro, come divinerebbe il sommo Aristotele, semplicemente non esiste, ma è un malevola inventione degli Alemanni per meglio ridurci in servaggio ed è sciocco lo credere, ma debasi invece calare li balzelli, far festa guari e darsi buon tempo lo più possibile e immantinente la peste sarà sparita, imperocché voluta e imposta sol dalli inimici e da vili meccanici menzonieri che mirano a metter in comune le cose d'altri. E così andava dicendo e le genti lo seguivan come novello vate, femmine e messeri, ingreggiati da li suoi servi, come conquisi dalle sue giovenili fattezze e dai lunghi capelli ch'avea in testa, intanto che sorella morte continuava a mieter la sua messe ..."

Il resto della pergamena è tutta bruciacchiata e non sono riuscito a care altro. Non è chiaro se questa cronaca sia frutto di fantasia o altro. Andrò dunque a controllare su wikipedia se in qualche periodo storico possano essere accaduti eventi siffatti. Intanto fuori nevica e uno strato bianco, come un sudario funebre si è calato sulla città. Sento come una sensazione di gelo che mi penetra le ossa e il cuore.
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