Nei Balcani, non trascorre settimana senza che uno scandalo di corruzione sia sulle prime pagine dei giornali, con nomi, date e crimini inclusi. La corruzione dilaga in tutti i settori favorita da leggi inadeguate, indagini insufficenti, scarso coordinamento delle operazioni di contrasto, giudici e politici corrotti a loro volta, sentenze inefficaci.
Che fare?
Le contromisure possibili sono molte e tutte valide: svincolare il sistema giudiziario dal controllo politico, dare maggior trasparenza a tutti settori del governo, applicare rigidi controlli sul finanziamento dei partiti politici, così come sulle aziende statali e sugli appalti pubblici, rafforzare le agenzie anti-corruzione, adottare leggi adeguate, aumentare gli stipendi di coloro che per il loro ruolo possono essere maggiormente vulnerabili alla corruzione, addestrare la polizia e formare unità investigative specializzate. Inoltre, gli stessi organi di informazione dovrebbero porre fine alla corruzione interna e indagare a fondo anche sui più rilevanti casi di corruzione in modo da aumentare la consapevolezza dell'opinione pubblica.
Da Belgrado, Bucarest, Pristina, Tirana, Skopje, Sarajevo, Sofia, Zagabria e Podgorica le autorità promettono impegno, determinazione e "tolleranza zero" contro corruzione e crimine organizzato, ma manca una reale volontà politica, accompagnata da una generale apatia dei cittadini, da una scarsa consdapevolezza dei propri diritti e delle possibilità di farli valere incidendo sulle decisioni di politici e amministratori locali. Bruxelles non sembra affatto soddisfatta e minaccia di rallentare o congelare il processo di adesione all'Unione Europea.
Balkan Insight ha realizzato una lunga e approfondita indagine che si consiglia vivamente alla lettura e che potete trovare nella traduzione in italiano suol sito di Osservatorio Balcani e Caucaso.
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