La piazza del Popolo FIOM
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Le tute bul della Fiom tingono di rosso piazza del Popolo. Sono arrivati da tutt’Italia per rivendicare diritti e lavoro, gli operai della Fiat e di Fincantieri, riuniti ieri nella capitale in un sit-in che è durato tutta la mattina. A susseguirsi sul palco tutti gli operai degli stabilimenti coinvolti nella mobilitazione. da Termini Imerese, dove ad oggi non si conosce ancora il destino dei lavoratori (la Fiatha stabilito che lascerà lo stabilimento siciliano a partire dal 31 dicembre), agli operai dell’Irisbus di Grottaminarda, incazzati neri e che da più di cento giorni sono in mobilitazione permanente, a quelli di Mirafiori e di Melfi fino a giungere a Pomigliano, che è diventato tristemente il modus operandi a cui l’a.d della Fiat, Sergio Marchionne, spera si adegui tutto il complesso industriale prima di abbandonare definitivamente l’Italia. Abbiamo chiesto a chi lavora cosa ne pensa e perché una giornata, come quella di ieri, fosse indispensabile.
“Lavoro alla Magneti Marelli da 11 anni, per adesso non ho fatto ancora un giorno di cassa integrazione e per questo mi ritengo un privilegiato. Non so ancora per quanto. È difficile vivere con 800 euro al mese e se a questo aggiungi una famiglia, dei figli da mandare a scuola e le rate del mutuo il mio futuro è a tempo determinato. Viviamo in una fase di crisi solo che non capisco perché a pagare, scelte che spesso si rivelano sbagliate, debba sempre essere chi lavora”. Uno sfogo che è unanime. La delusione e la rabbia si mescolano sulla faccia dei presenti, come quelle di due operai dell indotto Fiat. Per anni hanno prodotto tergicristalli per le auto del Lingotto adesso uno è in cassa integrazione a zero ore, l’altro è in pensione ma ha scelto comunque di essere in piazza. “Non lavoro più in fabbrica, ma per più di 30 anni ho dato la mia vita per questo stabilimento. Oggi difendo la democrazia è per questa ragione che ho scelto di essere a fianco dei miei compagni” Lì chiama così. Antonio, compagni come il suo caro amico che da più di tre mesi è in cassa integrazione a zero ore. “ Il male di questo paese è non solo chi governa, che concede regali alla Fiat come l’articolo 8, ma anche chi sceglie di firmare accordi come le altre sigle sindacali”. Anche loro sono indignati e per questo hanno scelto di muoversi dalla Campania e arrivare fino a Roma, così come hanno fatto sabato, ma non per devastare e bruciare ma per far sentire la loro voce e indignazione. Un mobilitazione che chiede certezze e garanzie sul futuro, quello che come dice un operaio di Fincantiri :“sembra incerto. Noi però non ci rassegneremo. Saremo presenti ovunque anche nel più piccolo degli stabilimenti perché il lavoro è un diritto e la possibilità di difenderlo non è oggetto di contrattazione”. Dello stesso parere è Marta, delegata Fiom, che difende le Rsu e il diritto di chi lavora ad essere rappresentato:”Vogliono toglierci la democrazia e renderci schiavi, ma noi resisteremo e difenderemo in ogni luogo i nostri spazi, in primis il contratto collettivo nazionale”. A chiudere la giornata di protesta il segretario della Fiom, Maurizio Landini, che ha rassicurato i suoi rivendicando non solo la capacità di manifestare e di farlo pacificamente, ma anche rispondendo alle critiche mosse da chi voleva vietare la manifestazione e da chi vuole impedire gli spazi democratici sempre più erosi in questo paese.
Dino Collazzo
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