Ovvero: se hai la disgrazia di nascere da una madre maniacalmente, ossessivamente e continuativamente circondata da piccoli felini domestici, beh... il tuo destino è segnato.
Questa che stiamo per raccontarvi è la storia di una piccola gattara*.
La sventurata bambina, in tenerissima età, fu abbandonata dagli sciagurati genitori su di un materasso, e adottata da una colonia di gatti domestici che su quel materasso risiedeva stabilmente.
Fu così che crebbe nella convinzione di essere una di loro...
Non aveva sonaglini come tutti gli altri bimbi della sua età, ma solo code da afferrare e tirare con vigore, che però, ahimè, non producevano alcun delicato tintinnio, ma solo miagolii sguaiati e minacciosi al suo indirizzo.
Ma lei non se ne crucciava.
Possedeva, altresì, un grazioso peluches, da cui non si staccava mai: lo imboccava, lo abbracciava, lo scuoteva, lo ninnava cantando "Ni-oh! Ni-oh!", insomma, si comportava con lui come la maggior parte delle bambine "normali" sono solite fare con la bambola preferita.
Il suo nome era Gà, ma poi, col tempo divenne anche Gatto.
Col tempo la piccola gattara imparò a conversare con disinvoltura con i piccoli felini. Conosceva a perfezione la sintassi di quella lingua fatta di "Nain!" e, più tardi, di "miao" e "mià!".
Non sapremmo dire però come e quanto i felini la comprendessero realmente e quanto l'assecondassero...
Ovunque la conducesse il suo girovagare, la sua prima preoccupazione e il suo primo pensiero, era di scovare e raggiungere in quel luogo, la popolazione felina ivi presente. E ci riusciva sempre.
Ma malgrado il suo carattere avventuroso, la bambina manifestò ben presto una chiara predilezione per le lettere, non indietreggiando di fronte alla lettura di testi anche decisamente impegnativi...
Letture in cui trovava di poter riscontrare bizzarri e curiosi paralleli con la sua vita reale, come l'inspiegabile riferimento in chiusura di volume alla coppia dei suoi Mentori giovanili: Zorro e Panzumen!
Tutto questo però prima di incontrare lui, il suo VERO amore...
AMLETO!
E la mamma leggeva... leggeva... e rileggeva, senza tregua, le avventure del gatto Amleto, giusto castigo per chi non sa ponderare le conseguenze nefaste delle proprie sconsiderate azioni...
*Nota (da Wiktionary): Gattara, person (female) who feeds stray cats.
Non so perchè la definizione sia solo in inglese, comunque la trovo alquanto riduttiva.
La gattara non è solo colei che si occupa di nutrire i gatti randagi. Gattara è qualcosa a metà tra una filosofia di vita e una patologia psicotica. Conoscevo di quelle gattare davvero da internare e in cuor mio ho sempre temuto di finire tipo la gattara de I Simpson.
Comunque trovo riduttivo anche il considerare le gattare solo al femminile. Mio padre era una gattara. Non sto scherzando: era iscritto al registro ufficiale delle gattare del Comune di Roma. Non saprei a questo punto se considerarla una tara genetica...
Roba da gatti, la rubrica del martedì.