La piccola Umbria è uno scrigno al cui interno sono raccolti gioielli gastronomici che caratterizzano tutto il territorio. È possibile rintracciare nella civiltà dell'Olio extra vergine di oliva e nella cultura del lardo il filo conduttore delle tradizioni gastronomiche di questa regione.
Gastronomia in Umbria: il Tartufo Nero.
Questo eccezionale fungo a sviluppo sotterraneo ha una grandezza che può variare da quella di una noce per arrivare a una mela.
Le prime notizie certe sul tartufo compaiono nella Naturalis Historia, di Plinio il Vecchio. Nel I secolo d.C., grazie al filosofo greco Plutarco di Cheronea, si tramandò l'idea che il prezioso fungo nascesse dall'azione combinata dell'acqua, del calore e dei fulmini.
Da qui trassero ispirazione vari poeti; uno di questi, Giovenale, spiegò che l'origine del prezioso fungo, a quell'epoca chiamato "tuber terrae", si deve ad un fulmine scagliato da Giove in prossimità di una quercia (albero ritenuto sacro al padre degli dèi).
Poiché Giove era anche famoso per la sua prodigiosa attività sessuale, al tartufo da sempre si sono attribuite qualità afrodisiache. Scriveva il medico Galeno: "il tartufo è molto nutriente e può disporre della voluttà".
Tra gli autori rinascimentali degni di nota occorre citare almeno il medico umbro Alfonso Ceccarelli, il quale scrisse un libro sul tartufo, l'Opusculus de tuberis (1564), dove sono riassunte le opinioni di naturalisti greci e latini e vari aneddoti storici. Da questa lettura risulta che il tartufo è sempre stato cibo altamente apprezzato, soprattutto nelle mense di nobili ed alti prelati. Per alcuni, il suo aroma era una sorta di "quinta essenza" che provocava sull'essere umano un effetto estatico.
Una ricerca svolta da Raoul Molinari e Giordano Berti su cronache medievali e rinascimentali, testi corografici del Regno sabaudo, lettere di cronisti e viaggiatori sette e ottocenteschi, ha portato alla luce una straordinaria quantità di notizie che esaltano l'intero Monferrato (area che storicamente comprende il Casalese, l’Alessandrino occidentale, l’Acquese, l’Astigiano, le Langhe e il Roero) come luogo di produzione dei più eccellenti e profumati tartufi.
Tra i luoghi che fin dal Medioevo sono rinomati per la ricerca ed il commercio dei tartufi emergono in particolare due città: Casale Monferrato i cui tartufi, prima dell'annessione al Regno del Piemonte, erano destinati alla corte mantovana dei Gonzaga; Tortona, centro di rifornimento per i Visconti-Sforza di Milano.
Nei boschi della Strada del Sagrantino sono presenti almeno due specie: quella più pregiata – il tuber melanosporum - che matura da novembre a marzo nelle vicinanze di querce, carpini, noccioli, lecci e cisti ed ha scorza nerastra o direttamente nera ma, pur essendo rugosa, non presenta la scabrosità delle altre specie con la buccia nerastra.
La sua polpa è di colore nero-violaceo, attraversata da sottili vene di colore bianco che ai lati prendono colorazioni bruno-rosseggianti. Questa specie è presente nei terreni sciolti o di natura calcarea, ciottolosi, tendenzialmente aridi, ad un'altitudine che può andare dai 250-300 metri sino ai 900-1000.
L'altra specie presente è lo scorzone estivo (Tuber aestivum) che matura da maggio ad agosto, in simbiosi con latifoglie o alcune conifere. Esteriormente è nero con ampie verruche appuntite e all'interno è bianco tendente al nocciola.
Gastronomia in Umbria: l’olio extravergine di oliva.
La piccola Umbria è uno scrigno al cui interno sono raccolti gioielli gastronomici che caratterizzano tutto il territorio. È possibile rintracciare nella civiltà dell'Olio extra vergine di oliva e nella cultura del lardo il filo conduttore delle tradizioni gastronomiche di questa regione.
Tra il verde delle colline della Strada del Sagrantino, spicca l'ulivo. L'ulivo, pianta altamente longeva e di lenta crescita, può ben rappresentare la capacità propria di questa regione di custodire amorevolmente tradizioni secolari, tramandate di generazione in generazione e il saporito olio extra vergine umbro, rappresenta al meglio la gastronomia regionale, fatta di cose semplici e schiette, di cibi genuini e sapidi.
Gli ulivi coltivati in Umbria godono, più o meno tutti, di particolari condizioni climatiche che consentono una maturazione del frutto molto lenta, tale da provocare un tasso di acidità estremamente contenuto.
Particolare importanza è attribuita ai terreni posti in collina, per lo più in fasce pedemontane: terreni ricchi di struttura, permeabilissimi, che lasciano penetrare agevolmente le radici della pianta. A questi dati pedoclimatici si deve aggiungere il contributo apportato dall'uomo.
In primo luogo la raccolta delle olive: non si attende più che l'oliva pervenga al termine della maturazione naturale, si è fatta generale la raccomandazione di raccoglierla quando giunge all'inizio della maturazione, cioè quando risulta semi invaiata e presenta sia il massimo del fruttato che il minimo di acidità. Di solito questo stato si ottiene nei primi giorni del mese di novembre.
Si è invece conservata la tradizionalissima 'brucatura', ossia la raccolta manuale. Non appena raccolte, le olive non rimangono in attesa che sia completato il raccolto, ma vengono subito inoltrate al frantoio, per essere lavorate nel massimo della loro freschezza ed integrità.
L'olio extra vergine di oliva prodotto nei cinque Comuni della Strada del Sagrantino può avvalersi della 'Denominazione di Origine Protetta Umbria – Colli Martani' che è una delle cinque sottozone in cui è stato suddiviso il territorio regionale. Le cultivar prevalente nei Colli Martani è il San Felice, una varietà locale che grazie alla sua maggiore amabilità, consente all'olio extra vergine di oliva dei Colli Martani di compensare la tipica asprezza dell'olio umbro dovuta alla presenza quasi totale di olive 'moraiolo'.
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