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La “Pietà” e il presepe di Giuseppe Giannoni

Da Stefaniapianigiani @enogastrogarden
come nasce il presepe di Giuseppe Giannnoni
presepe in lavorazione
mani sante

Beppe all'opera
presepe 2012
tocco d'artista

sacre visioni
Beppe Giannoni
rifinitura dei particolari

il maestro Giuseppe Giannoni
punti di vista
presepe 9


Giuseppe Giannoni, per gli amici “Beppe” è una di quelle rare figure che ha da raccontare un intera esistenza.

  Passa con nonchalance dallo scrivere la prima stesura del “Vangelo secondo uno psichiatra” a un lungo racconto sulla necessità attuale della Lotta di classe (di coloro che vogliono scrollarsi di dosso l’impotenza economico-sociale per essere liberi, empatici e non schiavi contro padroni e usurpatori egoisti),  fino all’insorgente primavera con la Pasqua che gli fece pensare a un sogno-delirio, a una “Pietà laica” (un figlio ucciso portato alla madre la quale vuol rimettere il figlio nel suo utero, unica possibile sepoltura in cui avrebbe potuto, nel suo delirare, ridatgli nuova vita per partorirlo di nuovo).

   Sogno mio. Delirio di madre.

 La differenza fra sogno e delirio è che al sogno si può credere o non e, se creduto, diventa un ideale che a sua volta può essere realizzato, mentre il delirio, per chi ce l’ha, è sempre creduto, ma è sempre irrealizzabile.

  Il “Delirio di madre”, dopo pensato, dette forma a un bozzetto per lo studio delle figure, in seguito al bozzetto per lo studio dei piani diventato poi prova di fusione e alla fine “cera persa” per la fusione definitiva, in bronzo, del bassorilievo.

 Trovai per la fusione del sogno un vero nido d’ Arte nella fonderia Del Giudice a Meleto di Greve, un ambiente in cui si respira l’aria del Rinascimento fusorio fiorentino da Donatello al Cellini per la sapiente esperienza del maestro Leonardo, per la intelligente sagacia di Giacomo uomo poeta che mi fu prodigo di esempio e di consigli, che mi preparò e temperò i ferri per nettare e cesellare il bronzo e per l’amabile gentilezza di Rossana, di Sarah e di Laura dagli occhi splendenti.

  Quel luogo paradisiaco vide trasformare in bronzo la mia “cera persa”, quel tempio dell’Arte fusoria udì il battere del martello mentre nettavo il bassorilievo (e Giacomo mi diceva: “Codesto rumore si sentiva al tempo dei bronzi greci ed etruschi”).

 Nell’autunno il lavoro del bassorilievo si è articolato con la modellatura del bassorilievo in cotto della “Natività” (un angelo tinto di bianco scende ad abbracciare Giuseppe e Maria che guardano il bambinello).

GIUSEPPE GIANNONI


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