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“La Pietra Perduca, luogo magico nel cuore dell’Emilia”

Creato il 24 luglio 2013 da Extremamente @extremamentex

Da un lato, la cresta massiccia della Pietra Parcellara che domina la vallata; dall’altro, lo spuntone della Pietra Perduca, sul quale è abbarbicata una chiesetta medioevale; tutto attorno, il morbido declinare delle colline piacentine della Val Trebbia. “Uno scenario affascinante, da millenni considerato un luogo magico, ricettacolo di energie e di fenomeni insoliti”, garantisce Alberto Negri che di queste zone è un buon conoscitore e che di misteri è un grande appassionato.

“La Pietra Perduca, luogo magico nel cuore dell’Emilia”

IL MASSICCIO DENOMINATO "PIETRA PARCELLARA", NEL PIACENTINO

Sotto la sua guida e in compagnia di Giorgio Pattera, noto esperto del Cun, ho esplorato questo piccolo angolo d’Emilia. Già solo lo spettacolo naturale- imponente ed unico- vale il viaggio. Salendo dal paesino di Travo e percorrendo una lunga strada curvilinea, all’improvviso appaiono le due vette, come scogli emersi dal mare. E così è, vista la loro origine: sono complessi ofiolitici, composti da rocce eruttive, affiorati dal magma del mantello terrestre circa 250 milioni di anni fa. Scuri  di giorno,  al tramonto assumono un colore rosso molto suggestivo.

La Pietra Parcellara mi ricorda nell’aspetto e nella storia il Pic de Bugarach, la montagna sacra dei Pirenei orientali, venerata dai Celti e ultimo rifugio dei Catari in fuga. Il “Sinai degli Occultisti“, che incombe sulla Valle dell’Aude, è avvolto dal mistero e dalle  leggende che da sempre l’accompagnano e che in epoche recenti hanno assunto connotazioni ufologiche.  Proprio come l’omologo piacentino, teatro negli ultimi anni di strani avvistamenti. Non solo oggetti, ma persino- mi raccontano- creature volanti…

Ma l’atmosfera che si respira qui si fa ancora più intrigante sulla Pietra Perduca, un torrione apparentemente inespugnabile. Basta però lasciare la strada asfaltata ed avventurarsi per qualche minuto a piedi lungo un viottolo per arrivare senza troppa fatica alle sue pendici. Da qui, una scalinata conduce fino alla chiesetta eretta nel X secolo ed ai cosiddetti “letti dei santi”, due grandi vasche squadrate scavate in epoche antiche, forse durante l’Età del Bronzo.

“La Pietra Perduca, luogo magico nel cuore dell’Emilia”

UNA DELLE VASCHE SCAVATE NELLA ROCCIA SULLA PIETRA PERDUCA

I due bacini colmi d’acqua ospitano una colonia di tritoni crestati, anfibi molto delicati e sensibili all’ecosistema: per sopravvivere, hanno bisogno di acqua pura e limpida, con acidità pari a zero. Eppure sembrano a loro agio in queste vasche stagnanti. Ma non è l’unica stranezza: la gente del posto assicura che lì dentro l’acqua non evapora mai, neanche durante le estati più torride, e non ghiaccia mai, neppure negli inverni più rigidi. Come se fosse alimentata da una sorgente nascosta a temperatura costante.

Gli storici ipotizzano che nei secoli passati in quei luoghi si svolgessero dei rituali celtici, dedicati al dio Penn: intagliate nella roccia, ci sono anche delle piccole nicchie a forma circolare, usate per collocare coppette di olio combustibile durante le cerimonie notturne. Probabilmente, in quell’acqua – oggi habitat dei tritoni- i sacerdoti druidi immergevano le donne per aumentarne la fecondità e l’eco di quel potere magico  è durata a lungo.


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