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La Pieve di San Pietro a Romena.

Creato il 28 settembre 2015 da Il Viaggiatore Ignorante

La Pieve di San Pietro a Romena.

Pratovecchio, provincia di Arezzo.

La valle dove nasce l'Arno.

San Francesco lo scelse come luogo di preghiera.

San Romualdo decise di erigere l'eremo di Camaldoli.

Una breve discesa, a cospetto del castello, conduce alla Pieve dedicata a San Pietro.

Il luogo sacro sembra incastonato in un ambiente dimenticato.

Ripercorrere la linea del tempo.

Risaliamo al XII secolo, periodo di costruzione dell'attuale edificio.

La Pieve ha subito le ingiurie del tempo e della natura.

I terremoti hanno influito sull'edificio, lo hanno rimaneggiato.

In tempo di carestia 1152.

La Pieve di San Pietro a Romena.

I primi capitelli della navata di sinistra ci ricordano l'anno d'erezione ed il committente: il pievano Alberico.

Il Romanico si esalta.

Romanico. Termine che, per quanto impreciso, offre elementi per leggere un periodo dai caratteri innovatori. Profondamente innovatori. Il linguaggio romanico caratterizza l'Europa dal secolo XI sino ad oltre la metà del seguente. Lo scampato pericolo dell'anno Mille, la nuova mobilità di persone e la pratica dei pellegrinaggi caratterizza questi secoli. In quest'ambiente, la Chiesa si erge a protagonista indiscussa delle committenze e del panorama artistico.

Il termine Romanico è stato coniato nel corso del XIX secolo, esattamente nei primi due decenni, da studiosi interessati ad istituire un parallelo tra la nascita delle lingue neolatine o romanze e l'arte contemporanea. E' interessante notare la contrapposizione tra romanico e gotico: il primo con intento positivo, il riferimento è all'antica Roma, il secondo negativo, riferimento ai barbari.

La Pieve di San Pietro a Romena.

Interessante la definizione di Giorgio Vasari: " ecci un'altra specie di lavori che si chiamano tedeschi, i quali sono di ornamenti e di proporzioni molto differenti dagli antichi e dai moderni. Né oggi s'usano per gli eccellenti, ma sono fuggiti da loro come mostruosi e barbari, mancando ogni lor cosa di ordine [...] e facevano una maledizione di tabernacoli l'un sopra l'altro, con tante piramidi e punte di foglie che pare impossibile ch'elle si possano reggere..."

Compreso che si tratta di un mirabile esempio del Romanico, passiamo oltre.

Entriamo, ammiriamo il complesso architettonico e scultoreo miracolosamente giunto a noi.

Un riferimento immediato è la Pieve dedicata a San Pietro a Gropina.

La Pieve di San Pietro a Romena.

Una premessa: nel pensiero medievale ogni oggetto materiale era considerato come la raffigurazione di qualcosa che gli corrispondeva su un piano più elevato e diventava così simbolo, Il simbolismo era universale, e il pensare era una continua scoperta di significati nascosti, una costante ierofania.Il mondo nascosto era, infatti, un mondo sacro, e il pensiero simbolico non era che la forma elaborata, decantata, a livello di dotti, del pensiero magico, nel quale si immergeva la mentalità comune. Senza dubbio, amuleti, filtri, formule magiche, il cui uso e commercio era molto diffuso, sono gli aspetti più grossolani di queste credenze e pratiche. Ma reliquie, sacramenti e preghiere ne erano, per la massa, gli equivalenti autorizzati.

La Pieve di San Pietro a Romena.

I simboli come si possono decifrare?

All'interno della Pieve di Romena vi sono decori naturalistici, animali ed umani.

Tale rappresentazione è il frutto del lavoro, minuzioso, di squadre di lavoratori che lasciarono in questa terra, in quel tempo, un segno preciso del loro pensare.

Del loro sentirsi parte della natura.

Vincent de Beauvais, nel XIII secolo, affermava che esiste una visione religiosa del mondo che unifica la natura, la scienza, la morale e la storia. Si spinse a sostenere che non esiste realtà, sapere, prassi che non debbano essere ricondotte al provvidenziale disegno divino.

A questo disegno l'universo si adegua.

Ammirando le diverse figure che si alternano, la domanda si ripresenta: come si possono decifrare i simboli presenti nell'edificio religioso?

Esistono i bestiari, molto diffusi nel medioevo.

Potremmo ricorrere ai lapidari, ma anche agli erbari.

La Pieve di San Pietro a Romena.

Siamo certi che tutto si possa catalogare?

L'uomo del medioevo era diverso da noi.

Per forme e per sostanza.

Sapeva leggere quello che oggi ci si sforza di comprendere.

Le immagini, presenti nella chiesa che frequentava, ripetevano i contenuti delle prediche, davano corpo all'immaginario collettivo.

L'uomo, considerato semplice, dei primi secoli del nuovo millennio, aveva le chiavi.

Apriva la serratura dei pensieri senza alcuna difficoltà.

Noi oggi siamo lontani.

Troppo lontani da quel tempo per poterci permettere di decifrare il loro pensare.

La Pieve di San Pietro a Romena.

Hanno lasciato qualcosa per noi.

Non hanno lasciato le chiavi.

Mi lascio coccolare dalla splendida musica che accompagna la mia visita.

Solitario essere umano alla presenza dell'ignoto.

I misteri tanto decantati, ricercati e, forse, inventati, dei capitelli, delle sculture e degli edifici sacri in generale, trovano una risposta nella vita quotidiana dei maestri che hanno lasciato tutto questo.

Guardando la luce che penetra dalle fessure dell'abside, mi ricordo una frase della scrittrice Maria Michela Marzano: la scienza dovrebbe rifiutare le teorie e cercare il cigno nero.

La teoria del Cigno Nero è una elaborazione che prende spunto dai versi di Giovenale, secondo il quale: .. uccello raro sulla terra, quasi come un cigno nero.
La teoria è una metafora che esprime il concetto secondo cui un evento coglie di sorpresa l'osservatore.

Dobbiamo convivere con l'imprevedibile.

Il mio cigno nero è la Pieve dedicata a San Pietro a Romena.

La Pieve di San Pietro a Romena.

- Il Romanico. Visual Encyclopedia of art. Scala Group. 2009.

- La civiltà dell'occidente medievale. Jacques Le Goff. Einaudi. 1981.

- Il simbolismo nelle cattedrali medievali. M. Gout. Edizioni Arkeios. 2004


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