Ai tempi dell'Esodo,il periodo nella quale Immanuel Velikovsky,nel libro Mondi in Collisione,stima un'avvicinamento del protopianeta Venere nelle vicinanze della Terra sottoforma di una colossale cometa che causarono le famose piaghe bibbliche si narra di una pioggia rossa che trasformò i fiumi in sangue,originatasi dalle polveri della cometa oppure dai detriti strappati dal pianeta Marte durante un'incontro ravvicinato dei 2 mondi con una gigantesca scarica interplanetaria che andò a formare la Valles Mariner.
Si stima che a causare tale pioggia di povere rossa fu l'eruzione del vulcano Santorini in Grecia,tuttavia come vedremo adesso l'estensione che tale fenomeno prese in tutto il mondo esclude la portata di un'eruzione vulcanica che seppur molto intensa,non avrebbe potuto causare una pioggia di polvere tanto estesa in tutto il globo.
Si pensi, per esempio, alla prima piaga, che descrive come "tutte le acque che erano nel Nilo si mutarono in sangue" (Esodo 7, 20-21): fenomeno plausibile nell’ipotesi del passaggio di una cometa, da cui in tal caso cadrebbero sulla Terra particelle di pigmento rugginoso e quindi rossastro. O ad altre piaghe successive: "un pulviscolo diffuso su tutto l’Egitto [...] produsse ulcere pustolose, con eruzioni su uomini e bestie" (9, 9-10); "ci furono grandine e folgori [...]
Nel manoscritto Quiche dei Maya si narra che nell'emisfero occidentale,quando il sole si arrestò nel cielo i fiumi di mutarono in sangue.
Nel papiro Ipuwer,l'egiziano,si narra che "il fiume è sangue" scrivendo anche che "il flagello è si tutto il paese.Il sangue è dovunque"
La sommità della montagna Tracia ricevette il nome di "Haemus",e Apollodoro riferisce la tradizione dei Traci secondo cui la cima della montagna ricevette il nome da "un flutto di sangue che vi discese".
L'Epopea Finnica del Kalevala descrive come nei giorni dello sconvolgimento cosmico il mondo venisse coperto di "Sangue Rosso.".
I tartari Altai narrano di una catastrofe quando "il sangue traformò il mondo in rosso."
Il Mar Rosso,ricevette tale nome,non per mezzo di un'alga rossastra,ne tantomeno per un tipo di canna(le canne non crescono in acqua salata),ma per effetto della polvere rossastra che tinse le acque di rosso.
Dal centro dell'Oceano Pacifico sono state rinvenute tracce di argilla rossa i cui campioni avevano"un contenuto eccezionalmente alto di radio e nikel" di cui l'acqua del mare ne è praticamente priva.
E' quindi evidente che il nikel derivi dalle moltissime piogge di meteoriti del passato,in una quantità tale da essere centinaia di volte superiore il normale."Le stime parlano di 10.000 tonnellate al giorno".
La stessa cosa vale anche per la Cina settentrionale,in cui nel villaggio di Choukoutien,vicino a Pechino,è stata trovata una tale quantità di ossa animali frammisti a quelle di esseri umani in caverne e fenditure rocciose.
Questo assemblaggio di ossa conteneva le ossa di un'eschimese,un'europeo e un melanesiano,morti a causa dei crani fratturati.
I fossili sono stati ritrovati impastati in uno strano terriccio rosso che si trova esteso su tutta la Cina settentrionale,prodotto combusto probabilmente di un'intesa pioggia di meteoriti nell'atmosfera.
Una simile traccia è rinvenuta anche a Malta,in un'antico sito archeologico trovato ripieno di resti umani.
Ecco quanto riporta l'archeologo maltese Anton Misfeld "L'accumulo di resti umani nell'ipogeo di Hal Saflieni,non sarebbe stato il risultato di una sepoltura rituale,ma le ossa sarebbero state trascinate nel labirinto dall'azione su una matrice di terra rossa e terriccio."
Le ossa sarebbero state ritrovate frantumate e fracassate con carcasse di animali di ogni genere.
Dopo alcuni secoli di peregrinazioni la cometa si stabilizzò con una propria orbita nel Sistema Solare e divenne Venere.
Dell’eccezionale avvenimento l’autore vede una comprova mitica nelle molte leggende sorte sulla sua nascita, che egli identifica con quella di Atena di cui parla l’Inno omerico a lei dedicato: quando Atena nacque, riferisce Velikovsky, "la volta del cielo ‘cominciò a vacillare orribilmente’, ‘la terra tutt’intorno gridò spaventata’, ‘il mare fu scosso da nere onde, mentre la schiuma irrompeva bruscamente’ e il Sole si fermò ‘per un lungo tempo’. Il testo greco parla di ‘onde purpuree’ e del mare ‘che si solleva come una muraglia’ e del Sole arrestatosi nella sua corsa. [...] Nell’Iliade è detto che Pallade Atena ‘si lanciò sulla terra come una stella incandescente’ sprizzando scintille; si lanciò quale ‘stella inviata da Giove’ [...] Plutarco identifica la Minerva dei Romani o l’Atena dei Greci con l’Iside degli Egiziani e Plinio il pianeta Venere con Iside" (Mondi in collisione, ed. citata, p. 145-146). Velikovsky segnala, a conferma della sua ipotesi, l’assenza di Venere in una tavola astronomica indù del 3100 a.C. - mentre apparirà in quelle successive bramaniche - e nel sistema dei quattro pianeti dell’astronomia babilonese, che non a caso chiamò poi Venere "il grande astro che si aggiunge agli altri grandi astri".
Venere sembra aver particolarmente influito sulla storia dei popoli in tutto il mondo al punto che molti lo ricordano come un pianeta molto brillante e infuocato.
Nella mitologia greca invece con un appellativo sempre con similitudini solari troviamo il mito di Fetonte:
""Elios era per i Greci la personificazione dell'astro solare, fratello di Selene (la Luna) e di Eos (I' Aurora). Aveva il volto splendente, una corona di raggi abbaglianti intorno al capo e la veste leggera scintillante nel vento. Ogni mattina, quando Eos tingeva di rosa il cielo e le stelle impallidivano rifugiandosi nel grembo della notte, si spalancavano le porte della sua reggia ed egli appariva sul carro d'oro, tirato da cavalli vomitanti fuoco: il dio del Sole si accingeva a percorrere la volta celeste da Oriente a Occidente. Il suo viaggio quotidiano terminava al tramonto, nel giardino delle Esperidi. Qui giunto, Elios saliva su una grande coppa alata. Questo veicolo portava sulla superficie dell'acqua, a velocità vertiginosa, il dio addormentato; lo riconduceva nella sua splendida dimora situata in Oriente, nel paese degli Etiopi dove, ali' avvicinarsi dell' Aurora, sarebbero stati nuova- mente pronti per lui, infaticabile auriga, il carro veloce e i focosi destrieri .
Avere un padre così importante, dio generatore e saggio, era motivo di immenso orgoglio per il figlio di Elios, un ragazzo chiamato Fetonte (che significa 'splendente'). Egli se ne vantava con gli amici, ma questi non erano disposti a credergli; uno, anzi, un giorno lo insultò. «Stolto, tu immagini un padre non vero, e ti gonfi di ingiustificata ambizione».
«Se non mi credi» rispose Fetonte «chiedilo a Climene, mia madre. Lei te lo confermerà».
«Tu credi a tutto ciò? Povero illuso!» «Giuro che te lo proverò» tagliò corto Fetonte «domani guiderò il carro di mio padre>>.
Fetonte andò così al palazzo del Sole e quando il dio luminoso rientrò dal suo viaggio quotidiano gli chiese il permesso di guidare per un sol giorno i cavalli del Sole.
«Mi chiedi una cosa non adatta alla tua età e alle tue forze» obiettò il padre.
« Ti prego, per una volta soltanto. ..Devo provare che sono veramente tuo figlio».
«Appunto perche sei mio figlio tremo d'angoscia al pensiero del male che potrebbe derivartene».
Ma il ragazzo si ostinò talmente nella sua richiesta che alla fine il padre cedette, e l'indomani Fetonte balzò sul carro infuocato. Elios, sempre temendo per I'incolumità del ragazzo, sospirando gli raccomandò: «Segui almeno i miei consigli: risparmia la sferza, e tieni invece ben salde le redini».
I destrieri alati, frementi e fiammeggianti, scalpitarono nell' aria. Ma non tardarono molto ad accorgersi che la mano del guidatore era debole; subito ne approfittarono per lanciarsi ad un galoppo sfrenato e uscirono dal percorso consueto. Fetonte non cono- sceva il giusto cammino, ma neppure conoscenqolo avrebbe saputo trattenere i focosi cavali i, così si avvicinò troppo alla terra, ora alzandosi ora abbas- sandosi, e per poco non la incendiò. Causò comun- que disastrose rovine, solcando il cielo con strisce di cenere e inaridendo la terra. Allora Zeus, perche non andasse distrutto l'universo, scagliò un fulmine contro Fetonte, che precipitò nell'Eridano, il favoloso fiume, generalmente identificato col Po.
Anche Lucifero,che significa portatore di Luce,fu trasformato dalla Chiesa da altri miti che ritraevano una divinità luminosa in seguito fatta precipitare dal cielo.
Nella mitologia romana, Lucifer e'una divinita' corrispondente alla divinita' greca Eosforo (o "Torcia dell'Aurora"), nome dato alla "Stella del mattino". Era figlio di Eos (l'Aurora) e di Astreo e fu padre di Ceice (Ceyx), re di Tessaglia, e di Dedalione.
Infatti il termine "Lucifero" in latino significa "Portatore di Luce" ed era anche il nome che gli antichi diedero al pianeta Venere perche' era la prima luce che anticipava il sole.
E infatti sempre nell'Apocalisse troviamo:
« Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna che stava per partorire per divorare il bambino appena nato.»
(Apocalisse, XII:1-4)
Una donna vestita di sole che rappresenta le medesime caratteristiche di Venere,vale a dire l'atmosfera di Venere ha un'elevata capacità di riflettere la luce solare e per questo appare molto luminoso,un dragone rosso e il Rosso guardacaso è proprio il colore rugginoso di Marte.
Nell'Apocalisse è scritto anche : "Scoppiò quindi una guerra nel cielo (Ap. 12.8) Il grande drago, il serpente antico ... fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli (Ap. 12,9). Allora il serpente vomitò dalla sua bocca come un fiume d’acqua ... Ma la Terra spalancò la sua bocca e inghiottì il fiume che il dragone aveva vomitato dalla propria gola (Ap. 12,16) ... Udii una voce che veniva dal cielo come un fragore di grandi e come un rimbombo di forte tuono (Ap. 14,2) ..."
Per sostenere che Venere fosse un tempo una cometa però bisogna anche provarlo con riferimenti storici.
Le antiche tradizioni dei popoli del Messico,scritte nei tempi pre-colombiani narrano che Venere fumava."La stella che fumava,la estrella que huemeava,era Sitlae choloa,come gli Spagnoli chiamano Venere".
Anche negli antichi Veda è detto che Venere aveva l'aspetto di fuoco con fumo.
All'apparenza la stella possedeva una coda,scura durante il giorno,luminosa durante la notte.
Gli Ebrei descrissero il pianeta in un modo molto analogo"La brillante luce di Venere fiammeggia da un confine del cosmo all'altro."
Il testo astronomico cinese allude al passato quando"Venere era visibile in pieno giorno e,attraversando il cielo,rivaleggiava in lucentezza con il sole."
E' un fatto scientificamente accertato che su Venere non esiste alcun effetto serra,il che questo non spiega le sue temperature eccezionalmente elevate,se non con un corpo che in un passato recente era ancora estremamente caldo.
"E infatti l’idea che l’atmosfera sia una serra, o una “coperta” i cui gas sarebbero in grado di “intrappolare” le radiazioni infrarosse ed accrescere le temperature, per quanto smentita da varie leggi fisiche, da precisi esperimenti (come quello di Wood del 1909), e da molti studi autorevoli al riguardo (Siddons, Nahle, Schreuder, Gehrlich, Tscheuschner, Miskolczi, Thieme, Claes Johnson, ‘O Sullivan, etc.) sembra tuttora affascinare – nel suo rozzo semplicismo –”climatologi” (peraltro piuttosto privi di cognizioni matematiche e fisiche adeguate) e molte persone che si limitano a citare pezzi di articoli e diagrammi trovati nei vari blog, senza neppure capirne l’erroneità (come l’improponibile diagramma di Kiehl e Trenberth, che anche la NASA ha messo in cantina da diversi anni).
Ma il pezzo forte di questi sostenitori della teoria dell’effetto-serra, è senz’altro rappresentato dalla proposizione dell’esempio del pianeta Venere.
Una delle affermazioni più comuni nei blog, ed anche in moltissimi testi ed articoli, è quella secondo cui Venere, la cui atmosfera è al 96.5% composta da CO2, e la cui temperatura alla superficie raggiunge i 464° C (737°K) sarebbe proprio la dimostrazione indiscutibile ed assoluta sia dell’esistenza dell’effetto serra, che della capacità della CO2 di intrappolare le radiazioni solari, innalzando le temperature.
Non solo, ma un’altra delle affermazioni più diffuse – tra i serristi più convinti – è proprio la lugubre profezia del destino rovente che ci attenderebbe, qualora la CO2 prodotta dall’uomo aumentasse ancora."
E' quindi evidente che attribuire le elevate temperature del pianeta Venere all'effetto serra dovuto alla presenza dell'anidride carbonica,manca di un reale fatto scientifico,la spiegazione più logica è che il pianeta Venere in un passato recente subì dei cambiamenti molto più dinamici di quanto ci si aspetti nella moderna evoluzione del sistema solare,questi cambiamenti sono stati descritti nella mitologia di molti popoli ancor'oggi viva.
Quello che sospetto,è che i mondi Marte e Venere ebbero anche delle vicende sulla nascita del Cristianesimo e la nascita del mito di Cristo.
Mi sono accorto che oltre ai fatti successivi descritti da Velikovsky,altri ancora ne sono avvenuti come un'eclisse di sole quando la Luna si trovava in un'altra posizione nel cielo,seguita da un terremoto ecc.
Forse i mondi mantennero un'orbita instabile per un periodo ancor più lungo di quello descritto da Velikovsky,in futuro intendo indagare ulteriormente anche perchè questa dopotutto è la storia della religione cristiana e in parte come siamo diventati la società che siamo oggi.
Fonti:
World in Collision,Immanuel Velikovsky
http://www.edicolaweb.net/am_0122.htm
Civiltà Sommerse,Graham Hancok
http://www.edicolaweb.net/am_0123.htm
http://expianetadidio.blogspot.com/2010/12/l-effetto-serra-non-esiste-neppure-su.html