Cara Virginia, ieri pioveva. Pioveva e sembrava novembre, invece che la metà di settembre. Ed era anche freddino. Ma gli intrepidi della montagna e quelli che non riescono a fermarsi hanno solo cambiato meta, bagnandosi il pelo senza perdere il vizio. Così il gruppetto di Sentierando si è avviato verso il lago di Branchino, nel profondo delle valli bergamasche.
Il lago di Branchino tra le nuvole. La stessa foto che avrei potuto fare io ieri.
Pioveva nel pineto che abbiamo attraversato, che non era un pineto di mare come da dannunziana memoria, ma un bosco con tanti pini e anche faggi ed altri alberi; e la pioggia era leggera e delicata quasi, non cantava, mormorava appena. Ma alcuni ricordi di scuola sono ben attaccati, e dunque pensare al Vate era inevitabile. Peraltro dato che il Vate pubblicava per Mondadori, forse ti ho raccontato di avere letto un po’ delle corrispondenze tra Arnoldo Mondadori e D’Annunzio, che vertevano principalmente sui soldi (come quasi tutte le lettere degli autori, anche i più grandi e nobili, al loro editore), in cui Arnoldo veniva chiamato Mondadoro… d’altro canto l’edizione completa delle opere del Vate avrebbe dovuto avere i titoli e il suo nome stampati in oro zecchino!
Usciti dal pineto, comunque, e man mano che salivamo, la pioggia si diradava e le nuvole restavano sotto, emanando vapori e muovendosi appena. E poi siamo arrivati al rifugio Branchino, dove c’era un bel paiolo in cui ci hanno fatto la polenta. Emanavo umidità dalle scarpe infangate e dai capelli (molto più che the one with the messy air, come scrisse mia sorella), e il calore della cucina economica e dei piatti fumanti era davvero piacevole.
Il rifugio Branchino. Nessun dubbio che la foto non l’abbia fatta io!
Ringrazio dunque Sentierando per la perseveranza nonostante le avversità climatiche, e la compagnia gitante che ha condiviso acqua, polenta e la buona stanchezza fisica. Alcuni tra gli elementi fondamentali della sopravvivenza.
Antonia che cammina tra le nuvole